Widgetized Section

Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone

Cultura

POETICO NOVEMBRE

RENATA BALLERIO - 06/11/2020

nebbiaCala Novembre e le inquietanti nebbie gravi coprono gli orti, lungo i giardini consacrati al pianto si festeggiano i morti, si festeggiano i morti… così cantava Guccini nella bella canzone dei 12 mesi. Le nebbie, le celebrazioni dei morti e dei santi, le illusioni di giornate talvolta quasi estive: l’undicesimo mese dell’anno ha un suo fascino, discreto e malinconico. Belle pagine di poeti e di scrittori sono state dedicate a quello che per i Romani era il nono mese, quello in cui – tra l’altro – si interravano i semi con l’augurio “Vivis annos”, vivi a lungo. Tante suggestioni letterarie, emozioni poetiche e curiosità. Ricordi scolastici da far rivivere.

Dalle carducciane nebbie agli irti colli ai versi di Pascoli, dedicati proprio a questo mese, secco è il pruno… e le stecchite piante di nere trame segnano il sereno e vuoto cielo. Magari, fuori dalla scuola, ci assalgono altri ricordi, come i consigli, suggerimenti che sembrano non validi in questo novembre 2020, di Folgore da San Gimignano che proponeva “di novembre a Petriuolo al bagno, con trenta muli carichi di moneta o che bea ciascun a conforti ‘l compagno”. E sempre sulla scia dei ricordi perché non leggere o rivedere il film tratto da un romanzo di Ercole Patti, senza però lasciarsi illudere dal titolo “Un bellissimo novembre”? Storia di una relazione pericolosa di un diciasettenne che si sente incompreso e abbandonato.

Tanti, dunque, i ricordi letterari provocati da novembre. È un ricordare senza nostalgia. Anzi. È un modo di considerare come la cultura ci aiuti a non farci mai sentire soli. Un grande previlegio. Proprio per questo vale la pena di rileggere il testamento che Luigi Santucci scrisse: Carissimi, eccovi dunque la mia voce. Così vi convincerete che non me ne sono andato del tutto. La voce di chi è scomparso è veramente più che una reliquia: è la proiezione di un’anima, è la componente più simbolica di una persona, vorrei dire che è una sua piccola “risurrezione”. In questo puzzle di rimembranze non si dovrebbero dimenticare neppure I promessi Sposi.

La ricca trama si snoda in un arco temporale di due anni, dal novembre 1628, anno bisestile, come sappiamo dal calendario, al 1630. E proprio nel mese di novembre si ha l’edificante conclusione, il sugo della storia. “Molti pensano che ” i promessi sposi”siano un romanzo noioso perchè sono stati obbligati a leggerlo a scuola, così scriveva Umberto Eco e aggiungeva, rivolgendosi agli studenti, “se avrete la fortuna di non doverlo studiare, quando sarete grandi provate a leggerlo per conto vostro. Ne vale la pena”. Vale davvero la pena far tesoro della profonda convinzione manzoniana di confrontare il passato con il presente. E viceversa.

Era il 6 novembre, di sera, quando Don Abbondio sul bel bello della sua passeggiata incontrò due individui della specie de’ bravi. Manzoni con una eccezionale maestria descrittiva consegna alla nostra memoria le parole di Don Abbondio, i suoi gesti, il mettersi, ad esempio, l’indice e il medio della mano sinistra nel collare, come raccomandarlo in cerca di trovare una soluzione a quell’incontro per niente gradito. Quello che successe dopo è noto ma vale davvero la pena ricordare quanto descritto da Manzoni nel capitolo XII, i tumulti che scoppiarono a Milano tra l’11 e il 12 novembre. Un novembre caratterizzato da un fatto storico che lo scrittore ha analizzato con lucidità e competenza.

Pagine che aiutano non solo a riconoscere la forza conoscitiva della letteratura ma a leggere e a interpretare anche il nostro presente. Diverso, ma con incredibili somiglianze. Sono davvero pagine da far emergere dalla nostra memoria. Attuali per questo difficile novembre 2020. La descrizione dei tumulti a causa della carestia, provocata anche dalla guerra, rappresenta per Manzoni l’occasione per riflettere sui comportamenti irrazionali della folla e sugli errori decisionali, insensati, del potere. Possiamo essere infastiditi o non concordare con Manzoni che non parteggia per la folla, il corpaccio, ma non possiamo essere allertati dalla sua capacità di rappresentare, a volte ironicamente, la nascita di opinioni generate da meschina superficialità, quasi – per dirla con linguaggio di oggi – da fake news.

E Manzoni condanna lo “sragionamento “della folla, l’incalzante tumulto degli animi non da moralista ma da economista erudito. Lo fa con tono attento e pacato, e soprattutto da informato. Forse è il caso di ricordare che Luigi Einaudi, secondo presidente della Repubblica, fece una lettura profondamente innovativa del ruolo delle analisi economiche presenti ne I Promessi Sposi. Ecco perché sono pagine che ci portano a dire, se applicate all’oggi… a buon intenditor poche parole. Anche in questo mese di novembre in cui inquietanti non sono soltanto le nebbie cantate da Guccini.

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail

You must be logged in to post a comment Login