-Caro Mauro, quella volta che…
“Caro Massimo, quella volta che feci girare su WhatsApp una foto di Sean Connery, nei panni di James Bond, mentre si accende una sigaretta. Riga di commento: quando si poteva fumare”.
-Una volta recente…
“Recentissima. Pochi giorni fa, alla notizia della morte di Connery”.
-Un grande…
“Altro che”.
-Dove ti porta la sigaretta?
“Alla giovinezza”.
-Anche tu fumatore precoce, di nascosto, nei cessi a scuola, dentro le poltroncine dei cinema, sotto i berceaux dei Giardini Estensi…
“Ma no. Il contrario. Renitente al vizio, di gran moda fra i coetanei”.
-Come mai?
“E chi lo sa. Sono stato un fumatore tardivo, così come un guidatore d’auto posticipato. E mai un invaghito dell’alcol”.
-Astemio for ever…
“Alzo i calici virtualmente. E mi basta”.
-Dunque, documento di circolazione quando?
“A ventitré anni, su insistenza della mia fidanzata, poi divenuta coniuge. Un giorno sbottò: ma cosa aspetti a prendere la patente? Obbedii. Oggi sono appassionato del volante: mi piace starvi a lungo”.
-E la prima sigaretta?
“Credo nel ’66, causa un episodio curioso”.
-Dove?
“Gressoney La Trinitè, casa degli amici Ponzellini, gruppo di svago. Restammo lì chiusi a motivo d’una nevicata. Era aperto solo un tabaccaio. Vi entrai, ne uscii con un pacchetto di LM, colore biancorossoblù. Americane, e definite quelle di miglior qualità e col miglior filtro”.
-Sensazioni?
“Un filo vaporose, ovviamente. Accompagnate da una curiosa coreografia del posto: l’ingresso-sala giochi dell’abitazione, comprendente anche un tavolo da ping pong. Dove sempre perdevo, come da regola nelle mie esibizioni sportive o parasportive”.
-Battesimo riuscito. Poi?
“Lungo periodo di dipendenza dal fumo”…
-Alla Svevo? Cioè: voglia matta e disperatissima come nella ‘Coscienza di Zeno’…
“Non fino a quel punto. Svevo, poi…”
-Dimmi…
“Beh, con la storia del fumo l’ha tirata anche troppo”.
-Battuta?
“Verità. Onore al maestro. Però, insomma, dài…”
-Allora: cominci e vai avanti finché…
“Finché perdo qualche chilo. Dovevo dimagrire, mi raccontavano che il fumo aiutasse. Insistei”.
-Una cura, insomma…
“Quasi. Ho sempre avuto il problema di smaltire chili, dopo averne messi su troppi. Per capirci: a 12 anni erano già 83. A 16 mi misi a dieta: solo cotolette alla milanese. Colazione, pranzo e cena. Funzionò. Ma poi recuperai il bentolto”.
-Nuovamente su di ciccia, poi demolizione del grasso, e dunque alt alle LM?
“Sì, ma ci volle una quindicina d’anni. Decido di smettere in una notte di Capodanno, festa tra amici. Dico e mi dico: è l’ultima”.
-Epoca?
“1981. Reggo per sei mesi. Poi ricado nella voluttà, ricorrendo alla pipa. Ma non è il mio genere: bruciore alla lingua, deglutizione inacidita. Ricompaiono le sigarette, infine le ripudio”.
-Naturalmente per riaccoglierle…
“Naturalmente sì. Il mio medico Bianchetti si preoccupa delle venti-trenta che aspiro ogni giorno. Sono peggio della droga, avvisa. Gli do retta sì e gli do retta no. Passerà molto tempo prima dello stop definitivo”.
-Che arriva quando?
“Il 4 luglio 2004. Sto lì a fumare, da mia moglie arriva il rimprovero: ma quando smetti? Subito, rispondo. E non fumai più”.
-Il giorno dell’indipendenza dal fumus temptationis…
“Giorno assolutamente storico: non potevo sceglierne di diverso”.
-A che cosa associ il fumo?
“Beh, al cinema in primis. Connery che ho citato, Bogart l’altro che mi viene subito alla mente. E un infinito seguito, di cui tutti hanno contezza. Evito d’annoiare”.
-A un certo punto la sigaretta sparisce dai film americani…
“Ma resta in quelli francesi. Fa ambiente, mistero, fascino. Duro espellerla dalla sceneggiatura, cancellarne l’immagine”.
-Citando Bogart pensavi a “È la stampa, bellezza”?
“Pensavo a questo capolavoro. Che rappresenta con genialità lo stereotipo del giornalista: sigaretta in bocca, cappello sulle ventitré, macchina da scrivere lì accanto”.
-Fu anche il titolo d’una trasmissione tv di Onofrio Pirrotta. Vi partecipasti come Gran Pignolo…
“La trasmissione era quotidiana, io presenziavo una volta la settimana. Per prendere in castagna i telegiornalisti che infilavano topiche”.
-Incenerendoli, tornavi a far fumo…
“Ne feci assai di più con quelli della carta stampata”.
-Che brucia con facilità…
“Con eccezionale facilità”.
-Chi il primo della pira?
“Enzo Biagi. Omaggio all’uomo e alla firma. Ma quando scomparve feci un’intera pagina sul ‘Giorno’ per ricordarne gli errori. Una volta, scrivendo da Cuba e di Cuba, infilò sette, dico sette, svarioni. Forse un primato”.
-Mettiamoci sopra una nube azzurrina di fumo…
“Mettiamocela. Ma avviso: io non sono romantico”.
-Cosa sei?
“Romano”.
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