-Sindaco Galimberti, che giorni sono?
“I peggiori dall’avvio del mio mandato”.
-Più che nel marzo scorso, irruzione del Covid?
“Allora fummo sorpresi, scattò la tormentata reazione, pagammo un prezzo. Adesso non ci aspettavamo un bis con tale crescendo. Due le differenze: meno casi gravi, ma numero di contagi decisamente superiore”.
-Perché Varese, dopo Milano e con Monza e Como, al centro del disastro?
“Non entro nella questione epidemiologica, roba da esperti. Sento dire che a Bergamo e Brescia si patirebbero minori danni grazie a una sorta d’avanzata immunità di massa. Resto sul piano economico-sociale: il vantaggio del prima è diventato lo svantaggio del poi”.
-Cioè?
“L’appartenenza all’area metropolitana milanese, che va oltre la cerchia periferica del capoluogo di regione. Ne siamo cittadini per ragioni di lavoro, studio, svago, sport eccetera”.
-Gravitazione insieme virtuosa e no…
“Nelle megalopoli è un fenomeno della contemporaneità. Su scala mondiale”.
-Cosa le chiedono i varesini che incontra?
“Quanto durerà l’epidemia”.
-La risposta?
“Ancora a lungo. Diamoci maggio come traguardo d’uscita”.
-Schiscia bosinità: speranza o certezza?
“Nessuno ha certezze. Speranza ragionevole”.
-Coltivabile in che modo?
“Seminando responsabilità: obbedire alle indicazioni utili a prevenire l’attacco del virus”.
-Sono indicazioni sufficienti?
“Aiutano, se seguite da ciascuno”.
-Ovvero: non le seguono tutti…
“Un mese fa era così: allegra incoscienza. Adesso situazione cambiata. Anche i giovani multati fuori dalle scuole hanno compreso che va indossata la mascherina”.
-E gli altri?
“Vedo molta accortezza. S’è compreso che con quest’infezione non si scherza”.
-Come mai tanta superficialità prima della gran paura?
“Messaggi sbagliati. Da imprenditori, medici, politici e personaggi popolari sono venute parole fuorvianti”.
-Negazionismo?
“Sottovalutazione. Banale e tragica. Pensavano che la pandemia fosse in archivio. Invece no”.
-Per farvi fronte, come siamo messi a Varese?
“Le strutture ospedaliere resistono. Straordinario lavoro del personale. E reparti d’emergenza che danno il massimo, pur se sotto una micidiale pressione”.
-Fuori dagli ospedali si potrebbe fare di più?
“Indipendentemente dalle decisioni istituzionali, mutevoli di periodo in periodo, automigliorarsi nell’osservare le note regole. Tipo: evitare le feste in famiglia. Scaglionarsi negl’ingressi ai supermercati. Scordarsi l’assembramento all’esterno di negozi e locali pubblici”.
-L’ex Quiete verrà utilizzata?
“Dicano Ats Insubria e ospedale se ritengono utile che lo sia. Il Comune ha fatto il suo, ottenendo il via libera giudiziario”.
-Pronostico?
“Mi auguro un sì, temo un no”.
-Il lockdown bis è una strategia vincente?
“Il percorso che ci sta davanti è ancora lungo. Irrazionale chiudere tutto e subito. Col Covid bisogna convivere. Vedere lontano e chiaro, usando pazienza e intelligenza. Ci aspetta ancora una maratona”.
-Niente sprint, ritmo regolare…
“E continuato nel tempo”.
-È intelligente proporre la reclusione degli over 70?
“Una sciocchezza. Agli anziani va raccomandato d’essere molto attenti a sé stessi. E basta. Poi li si aiuta. Portandogli a casa la spesa e i farmaci”.
-Anche dandogli conforto psicologico?
“Specialmente e con gratitudine. Sono e restano un pilastro della società, altro che il contrario”.
-Qual è la lamentela più ricorrente che le arriva?
“La difficoltà a ottenere risposte veloci, precise, concrete sul versante sanitario. Mi si dice: chiamo qui e là, non trovo una voce che sciolga il mio quesito. È la conseguenza dello stress emergenziale in cui versa l’intero settore”.
-Un caso pratico: il vaccino antinfluenzale c’è, non c’è? E chi lo pratica?
“Non c’è ancora per tutti. Ma ci sarà. Provvederanno i medici di base. Chi nel suo studio, chi associandosi a colleghi in un ambiente più ampio. All’ex scuola Salvemini riceveranno i pazienti una ventina di dottori, numero forse destinato ad aumentare”.
-A proposito di scuola. Resistere alla chiusura di elementari e prima media?
“Resistere, intervenendo tempestivamente in caso d’allarme infezione”.
-Resiste anche la progettualità municipale?
“Basta guardarsi attorno. I cantieri sono aperti e attivi: piazzale Kennedy, piazza Repubblica, rotonde accanto alla nuova Esselunga di via Gasparotto eccetera. E l’orizzonte s’allarga in ogni occasione possibile. Vedi il caso della trasformazione viabilistica di largo Flaiano”.
-Fuori d’Italia: contento del voto Usa?
“Biden vincitore è una buona notizia. Uno stile diverso aiuterà gli americani, e noi con loro, a ridimensionare comportamenti e posizioni sia in politica sia nella vita relazionale. Abbiamo bisogno, per superare la crisi, di persone che siano esempi positivi anche nei toni. L’Italia e l’Europa dal nuovo corso statunitense trarranno vantaggi per superare la pandemia e vincere il terrorismo”.
-Dentro la privacy: come vive casa Galimberti l’incubo virus?
“Quando rientro la sera, mia moglie Pamela chiede: novità particolari? E’ sempre in un’attesa apprensiva. Teme guai nuovi e complicati”.
-E i figli?
“Nel linguaggio di Stefano e Matteo, undici e dodici anni, è entrato il Dpcm. Sanno cos’è, s’informano sul suo moltiplicarsi, non perdono una conferenza stampa di Conte”.
-Inimmaginabile scuola di vita, fino a poco tempo fa…
“E non la si può marinare. Bisogna abituarsi. Siamo entrati in un mondo sconosciuto, va vissuto”.
-Anche andando al supermercato a fare la spesa per la mamma, come ha rivelato una foto…
“Per la mamma Rosa e per il papà Renzo”.
-Gliela sollecitano loro?
“Affatto. Facciamo io e mia moglie”.
-Succedeva anche prima?
“No, i miei genitori badano a sé stessi. Ma ora è importante tenerli al riparo dai rischi. E ci si adopera. Succede in ogni famiglia. Ci mancherebbe che non succedesse”.
-Ne usciremo?
“Sono ottimista nell’epoca del pessimismo. A patto che ciascuno faccia la sua parte, e che l’insieme funzioni”.
-Non sempre dà quest’impressione…
“Peccato. Diamoci la mossa: siamo un Paese, non un mosaico di paesi”.
-L’Amministrazione civica risponde alla domanda di sostegno sociale?
“Con varie iniziative a favore delle fasce deboli. Il sito del Comune e le nostre newsletter ne sono testimonianza. Ci affianca il mondo del volontariato”.
-Per chiudere: sentimento prevalente?
“La preoccupazione. Subito dopo, la fiducia”.
-Forza Varese?
“Sappiamo storicamente come fare il tifo per noi stessi. Forza Varese!”.
-Abbassare la curva del contagio alzando il tifo nella curva del civismo…
“Stiamo lì tutt’insieme. Distanziati e protetti. Ma la bandiera è una sola”.
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