Il 7 luglio 2017 122 paesi hanno votato a favore del Trattato sulla proibizione delle armi nucleari. Molti paesi che non hanno armi nucleari ma che vivono sotto la loro minaccia hanno votato a favore del divieto.
Senza la consapevolezza della maggior parte dei loro cittadini, i governi delle potenze nucleari del mondo non hanno votato, eppure il divieto è andato avanti. Sta succedendo qualcosa di nuovo. Nel mondo, a partire dalla voce dei Paesi minori, ci si è mobilitati per vietare le armi nucleari con una legge di validità internazionale e il ruolo della Campagna Internazionale per Abolire le Armi Nucleari, l’ICAN, è stato decisivo.
Il 24 ottobre 2020, il Trattato delle Nazioni Unite di proibizione delle armi nucleari ha raggiunto i 50 Stati firmatari richiesti per la sua entrata in vigore, dopo che l’Honduras l’ha ratificato appena un giorno dopo che la Giamaica e Nauru hanno presentato le loro ratifiche. Tra 90 giorni, nonostante l’opposizione degli Stati Uniti, verrà ratificato il divieto categorico delle armi nucleari, 75 anni dopo il loro primo utilizzo.
Si tratta di una pietra miliare storica per una battaglia culminata con un primo successo dopo 75 anni dalla bomba di Hiroshima e Nagasaki. Prima dell’adozione del TPAN, le armi nucleari erano le uniche armi di distruzione di massa non vietate dal diritto internazionale, nonostante le loro catastrofiche conseguenze umanitarie.
Decenni di attivismo hanno raggiunto quello che molti hanno detto essere impossibile: le armi nucleari sono vietate” da una legge vincolante.
I tre ultimi Stati a ratificare – Giamaica, Nauru e Honduras – sono orgogliosi di far parte di questo momento storico. Tutti e 50 gli Stati hanno dimostrato una vera determinazione verso un mondo senza armi nucleari, il tutto affrontando livelli di pressione senza precedenti da parte degli Stati armati nucleari per non farlo. Una recente lettera, resa pubblica dall’AP solo pochi giorni prima della cerimonia, dimostra che l’amministrazione Trump ha esercitato pressioni dirette sugli Stati che hanno ratificato il trattato affinché si ritirino da esso e si astengano dall’incoraggiare altri ad aderirvi,
Il trattato entrerà in vigore tra 90 giorni, nel gennaio 2021.
Beatrice Finh, premio Nobel per la Pace, ha dichiarato: “I 50 paesi che ratificano questo Trattato stanno dimostrando una vera leadership nella definizione di una nuova norma internazionale secondo cui le armi nucleari non sono solo immorali ma illegali”.
Il trattato richiede che tutti i paesi che ratificano “mai in nessuna circostanza … sviluppino, testino, producano, fabbrichino e altrimenti acquisiscano, possiedano o accumulino armi nucleari o altri dispositivi esplosivi nucleari”. Vieta inoltre qualsiasi trasferimento o uso di armi nucleari o ordigni esplosivi nucleari – e la minaccia di utilizzare tali armi – e richiede alle parti di promuovere il trattato in altri paesi.
Alla sua entrata in vigore, tutti i paesi che l’hanno ratificato saranno vincolati da tali requisiti. Purtroppo il cammino è ancora lungo e insidioso, anche se la ratifica ha un significato storico e dirompente.
Trump si è affrettato a recitare che “Il TPNW è e rimarrà divisivo nella comunità internazionale e rischierà di radicare ulteriormente le divisioni nelle sedi esistenti di non proliferazione e disarmo, che offrono l’unica prospettiva realistica per un progresso basato sul consenso, facendo deragliare – ha affermato ipocritamente – la nostra capacità di lavorare insieme per affrontare la pressante proliferazione”.
Non c’è modo di minare il Trattato di non proliferazione non vietando le armi nucleari. In effetti è questo l’obiettivo finale del Trattato di non proliferazione.
Ci sono oltre 14.000 bombe nucleari nel mondo, migliaia delle quali sono pronte per essere lanciate in un istante e la potenza di molte di quelle testate è decine di volte maggiore delle armi sganciate su Nagasaki e Hiroshima.
Nessuna potenza nucleare l’ha firmato, e solo 6 dei 49 stati europei hanno approvato e ratificato il trattato: Austria, Irlanda, Malta, San Marino Liechtenstein e lo Stato del Vaticano. L’Italia non ha firmato né ratificato il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari. Non ha partecipato alla negoziazione del trattato alle Nazioni Unite a New York nel 2017 e quindi non ha votato sulla sua adozione. L’Italia è attualmente uno dei cinque stati europei che ospitano testate nucleari statunitensi nell’ambito di accordi NATO. Si tratta di circa 40 bombe nucleari B61 presso le basi aeree di Aviano e di Ghedi.
Nell’ultima enciclica “Fratelli Tutti” Francesco sembra anticipare l’avvenimento del 24 Ottobre, quando scrive: “Mai più la guerra! In tale contesto, l’obiettivo finale dell’eliminazione totale delle armi nucleari diventa sia una sfida sia un imperativo morale e umanitario E con il denaro che si impiega nelle armi e in altre spese militari costituiamo un Fondo mondiale per sconfiggere la fame e la povertà”
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