-Caro Mauro, quella volta che…
“Caro Massimo, quella volta che cominciai a invecchiare”.
-Poco tempo fa, dato che vai per i settantasette…
“Molto tempo fa. Quando avevo un anno, un anno e mezzo”.
-Questa è misteriosa…
“Niente affatto. Mi dicono che già allora stavo sviluppando un’accentuata curiosità”.
-E che c’entra con la vecchiaia?
“La vecchiaia è il top della curiosità. Leggi, studi, indaghi, vuoi sapere. Ma un top ha anche un incipit. Il mio lo colloco laggiù, a metà degli anni Quaranta. Ero ignaro d’essere già nella magnifica vecchiezza della conoscenza”.
-Del tipo: non si è mai giovani, non si è mai vecchi?
“Dipende da come si è giovani, da come si è vecchi”.
-Da com’è lo “spirto” petrarchesco…
“Infatti. Certo, non tutti sanno essere vecchi”.
-Anzi. Pochi sanno esserlo…
“Un peccato. Replay: io amo la vecchiaia”.
-Guai fisici a parte, nessuna nausea interiore…
“Ma per carità. Giornate intense, anche le notti. Mi bastano tre ore di sonno, il resto è vita”.
-Che vita?
“Mi piace rovistare qui e là. Leggo una riga, vedo un’immagine, sento una parola e scatta la corsa a inseguire. Un argomento tira l’altro, approfondisco, mi compiaccio d’arrivare sempre più in là”.
-Il problema è ricordarsi tutto…
“Problema che ignoro. Ho una memoria di ferro”.
-La eserciti da sempre?
“Da mai. Sono sciocchezze, le esercitazioni della memoria. O uno ce l’ha o non ce l’ha”.
-Talento innato?
“Dono di natura. Poi bisogna utilizzarlo bene”.
-Ci riesci?
“Credo proprio di sì. Scrivo cinque, sei, sette articoli o saggi al giorno. Spunti vari, documentazione puntigliosa. Sfido a provare il contrario”.
-Parlavi di tendenza alla curiosità. Un esempio?
“Curiosità intesa come gusto di mettere a fuoco un tema importante. Da altri, quando non da tutti, trascurato”.
-Andiamo al sodo. A un sodo…
“La battaglia di Ayacucho del 9 dicembre 1824. Quando la cito, nessuno sa di che parlo. E invece merita la ribalta. E che ribalta. Le truppe del comandante indipendentista Antonio José de Sucre sconfissero le milizie spagnole. Il Perù fu libero, il dominio della monarchia iberica sull’America latina cessò. Un evento straordinario, e però dimenticato, perso nel tempo, quasi che sia da rimuovere”.
-E invece non invecchia mai…
“Invecchia bene, se lo si ravviva”.
-Dove trovi la voglia per tanto indaffararsi?
“È la voglia che cerca me. Chiama. Io rispondo”.
-Capita che chiami di notte?
“Spesso. Facciamo un caso: alle 2.30 ecco la voce che mi dà sul sonno, allertandomi a scavare subito su una questione. Mi alzo, vado nel salotto, sfoglio libri, scrivo di getto. Poi divulgo a chi penso sia interessato al tema”.
-Farai pure qualcosa di diverso dal leggere e scrivere…
“Vedo la tivù. Tennis, ciclismo e biliardo. Talvolta. Più spesso mi prende la passione per un serial e mi ci attacco. L’ultimo è “Elementary”, roba americana, genere giallo poliziesco. È una rilettura in chiave moderna di Sherlock Holmes, riambientato a New York. Segnalo la strepitosa interpretazione di Lucy Liu nella versione femminile di Watson”.
-A proposito di America e di vecchiaia. Si sfidano per la presidenza due anzianotti…
“È un classico statunitense. Trump ha 74 anni, Biden farà i 78 il prossimo 22 novembre. La speaker della Camera, Pelosi, ne ha appena compiuto 80. Il presidente pro tempore del Senato, Chuck Grassley, ne conta 87. Lì per i giovani è vita dura”.
-Chi vincerà, Trump o Biden?
“Mi poni la domanda il 25 ottobre. A oggi i sondaggi premiano Biden. Ma si vota Stato per Stato, e la situazione può capovolgersi. Determinanti, come sempre, gli “Swing States”, quelli in cui l’esito non è scontato come invece in tutti gli altri. Una parte di questi vota sempre democratico, un’altra sempre repubblicano. Indipendentemente dai candidati. Poi la chiacchiera si farebbe lunga, se esaminassimo i risvolti del voto anticipato -che riguarda decine di milioni d’elettori- e di quello postale. Con relativi, possibili ricorsi”.
-Non facciamola lunga. Sbilanciati…
“Per davvero: cinquanta e cinquanta, nel momento in cui te lo dico”.
-Torniamo al di qua dell’Atlantico. Hai grandi vecchi da additare come esempio?
“La prima persona a cui penso è Mario Cervi, giornalista e scrittore. Ne abbiamo già raccontato qui: un uomo straordinario. Capace, umile, generoso. Consiglio di rileggerlo e di imparare. Per restare nel campo, un altro fuoriclasse era Giulio Nascimbeni, capo della cultura al Corriere della Sera. Stesse caratteristiche di Cervi”.
-E per uscire dal campo?
“Mi viene in mente Carlo Scognamiglio, ex presidente del Senato. Abbiamo partecipato di recente a un convegno. Alta qualità. Non a caso è un liberale. Come me”.
-I liberali sono d’una categoria superiore?
“Lo sono. E perciò non hanno mai raccolto troppo consenso. La massa fatica a riconoscersi nei migliori. L’ho già rivelato altre volte: quando il Pli prendeva più del 3 per cento, ci chiedevamo preoccupati dove avessimo sbagliato”.
-Il Pli è invecchiato così male da scomparire…
“Il liberalismo, caro mio, è immortale. Quelli che lo avversano ne invidiano l’eternità”.
-Come la immagini?
“Non devo far fatica a immaginarla: ci abito dentro”.
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