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Quella volta che

MAGNIFICA VECCHIAIA

MAURO DELLA PORTA RAFFO E MASSIMO LODI - 30/10/2020

leggere-Caro Mauro, quella volta che…

“Caro Massimo, quella volta che cominciai a invecchiare”.

-Poco tempo fa, dato che vai per i settantasette…

“Molto tempo fa. Quando avevo un anno, un anno e mezzo”.

-Questa è misteriosa…

“Niente affatto. Mi dicono che già allora stavo sviluppando un’accentuata curiosità”.

-E che c’entra con la vecchiaia?

“La vecchiaia è il top della curiosità. Leggi, studi, indaghi, vuoi sapere. Ma un top ha anche un incipit. Il mio lo colloco laggiù, a metà degli anni Quaranta. Ero ignaro d’essere già nella magnifica vecchiezza della conoscenza”.

-Del tipo: non si è mai giovani, non si è mai vecchi?

“Dipende da come si è giovani, da come si è vecchi”.

-Da com’è lo “spirto” petrarchesco…

“Infatti. Certo, non tutti sanno essere vecchi”.

-Anzi. Pochi sanno esserlo…

“Un peccato. Replay: io amo la vecchiaia”.

-Guai fisici a parte, nessuna nausea interiore…

“Ma per carità. Giornate intense, anche le notti. Mi bastano tre ore di sonno, il resto è vita”.

-Che vita?

“Mi piace rovistare qui e là. Leggo una riga, vedo un’immagine, sento una parola e scatta la corsa a inseguire. Un argomento tira l’altro, approfondisco, mi compiaccio d’arrivare sempre più in là”.

-Il problema è ricordarsi tutto…

“Problema che ignoro. Ho una memoria di ferro”.

-La eserciti da sempre?

“Da mai. Sono sciocchezze, le esercitazioni della memoria. O uno ce l’ha o non ce l’ha”.

-Talento innato?

“Dono di natura. Poi bisogna utilizzarlo bene”.

-Ci riesci?

“Credo proprio di sì. Scrivo cinque, sei, sette articoli o saggi al giorno. Spunti vari, documentazione puntigliosa. Sfido a provare il contrario”.

-Parlavi di tendenza alla curiosità. Un esempio?

“Curiosità intesa come gusto di mettere a fuoco un tema importante. Da altri, quando non da tutti, trascurato”.

-Andiamo al sodo. A un sodo…

“La battaglia di Ayacucho del 9 dicembre 1824. Quando la cito, nessuno sa di che parlo. E invece merita la ribalta. E che ribalta. Le truppe del comandante indipendentista Antonio José de Sucre sconfissero le milizie spagnole. Il Perù fu libero, il dominio della monarchia iberica sull’America latina cessò. Un evento straordinario, e però dimenticato, perso nel tempo, quasi che sia da rimuovere”.

-E invece non invecchia mai…

“Invecchia bene, se lo si ravviva”.

-Dove trovi la voglia per tanto indaffararsi?

“È la voglia che cerca me. Chiama. Io rispondo”.

-Capita che chiami di notte?

“Spesso. Facciamo un caso: alle 2.30 ecco la voce che mi dà sul sonno, allertandomi a scavare subito su una questione. Mi alzo, vado nel salotto, sfoglio libri, scrivo di getto. Poi divulgo a chi penso sia interessato al tema”.

-Farai pure qualcosa di diverso dal leggere e scrivere…

“Vedo la tivù. Tennis, ciclismo e biliardo. Talvolta. Più spesso mi prende la passione per un serial e mi ci attacco. L’ultimo è “Elementary”, roba americana, genere giallo poliziesco. È una rilettura in chiave moderna di Sherlock Holmes, riambientato a New York. Segnalo la strepitosa interpretazione di Lucy Liu nella versione femminile di Watson”.

-A proposito di America e di vecchiaia. Si sfidano per la presidenza due anzianotti…

“È un classico statunitense. Trump ha 74 anni, Biden farà i 78 il prossimo 22 novembre. La speaker della Camera, Pelosi, ne ha appena compiuto 80. Il presidente pro tempore del Senato, Chuck Grassley, ne conta 87. Lì per i giovani è vita dura”.

-Chi vincerà, Trump o Biden?

“Mi poni la domanda il 25 ottobre. A oggi i sondaggi premiano Biden. Ma si vota Stato per Stato, e la situazione può capovolgersi. Determinanti, come sempre, gli “Swing States”, quelli in cui l’esito non è scontato come invece in tutti gli altri. Una parte di questi vota sempre democratico, un’altra sempre repubblicano. Indipendentemente dai candidati. Poi la chiacchiera si farebbe lunga, se esaminassimo i risvolti del voto anticipato -che riguarda decine di milioni d’elettori- e di quello postale. Con relativi, possibili ricorsi”.

-Non facciamola lunga. Sbilanciati…

“Per davvero: cinquanta e cinquanta, nel momento in cui te lo dico”.

-Torniamo al di qua dell’Atlantico. Hai grandi vecchi da additare come esempio?

“La prima persona a cui penso è Mario Cervi, giornalista e scrittore. Ne abbiamo già raccontato qui: un uomo straordinario. Capace, umile, generoso. Consiglio di rileggerlo e di imparare. Per restare nel campo, un altro fuoriclasse era Giulio Nascimbeni, capo della cultura al Corriere della Sera. Stesse caratteristiche di Cervi”.

-E per uscire dal campo?

“Mi viene in mente Carlo Scognamiglio, ex presidente del Senato. Abbiamo partecipato di recente a un convegno. Alta qualità. Non a caso è un liberale. Come me”.

-I liberali sono d’una categoria superiore?

“Lo sono. E perciò non hanno mai raccolto troppo consenso. La massa fatica a riconoscersi nei migliori. L’ho già rivelato altre volte: quando il Pli prendeva più del 3 per cento, ci chiedevamo preoccupati dove avessimo sbagliato”.

-Il Pli è invecchiato così male da scomparire…

“Il liberalismo, caro mio, è immortale. Quelli che lo avversano ne invidiano l’eternità”.

-Come la immagini?

“Non devo far fatica a immaginarla: ci abito dentro”.

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