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Attualità

LITE IN FAMIGLIA

SERGIO REDAELLI - 30/10/2020

Villa Il Vascello a Roma, sede del Grande Oriente d'Italia e di memorie risorgimentali

Villa Il Vascello a Roma, sede del Grande Oriente d’Italia e di memorie risorgimentali

Scandalo, scisma, eresia, inganno. Sono le parole circolate sui media dopo la divulgazione delle frasi pronunciate da papa Francesco sulle unioni gay e contenute in un documentario del regista russo Evgeny Afineevsky presentato alla Festa del Cinema di Roma. Un docufilm che mette insieme interviste fatte al papa nei sette anni del suo pontificato. Nulla di particolarmente nuovo. In una di queste occasioni Bergoglio aveva detto: “Le persone omosessuali hanno il diritto di essere in una famiglia. Sono figli di Dio e ne hanno il diritto. Ciò che dobbiamo creare è una legge di convivenza civile in modo che siano coperti legalmente”. Una copertura, s’intende, diversa dal matrimonio.

Nessun equivoco possibile. “Francesco è molto aperto alle esigenze reali della vita concreta delle persone e parla di un diritto alla tutela legale senza in alcun modo intaccare la dottrina”, chiarisce il direttore di Civiltà Cattolica, Antonio Spadaro. Ma la puntualizzazione non basta a impedire il polverone. Sul Foglio, il giornalista Marcello Pera, già presidente del Senato, intellettuale laico che per anni ha dialogato con Joseph Ratzinger, accusa il papa di laicizzare la Chiesa e di adeguarsi al pensiero secolare. Secondo Pera, in sfregio a Paolo che dice ai Romani nolite conformari huic saeculo, non conformatevi al pensiero contemporaneo.

“Se questa unione si chiama famiglia, allora è un matrimonio – osserva Pera – e se è un matrimonio, oltre che un sacramento, è un contratto che gode di tutti i diritti connessi, compreso quello ad avere figli che, nel caso di coppie omosessuali, si può soddisfare solo con l’utero in affitto”. E questo, conclude Pera, “è uno scandalo per il cristianesimo, oltre che per molti laici”. Ogni opinione è lecita, ma attenti a fare confusione tra matrimonio e unioni. Nell’esortazione apostolica Amoris laetitia del 2016, Francesco sottolinea che “ogni persona, indipendentemente dal proprio orientamento sessuale, va rispettata nella sua dignità e accolta con rispetto, con la cura di evitare ogni marchio di ingiusta discriminazione”.

E ribadisce che non esiste alcun fondamento per fare progetti che equiparino il matrimonio e le unioni gay. L’accoglienza alle persone omosessuali non è mai proposta in contrapposizione alla famiglia eterosessuale. Del resto, il papa pronunciò una delle sue frasi più celebri in aereo il 28 luglio 2013, tornando dal viaggio in Brasile per la XXVIII giornata mondiale della gioventù: “Se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, chi sono io per giudicarla?”. Un classico del colto gesuita e umile francescano. Che ribadì in un’altra circostanza: “Che cosa direi a un papà che vede il figlio o la figlia con quella tendenza? Gli direi di dialogare, di capire, di fare spazio in famiglia perché il figlio o la figlia si esprimano”.

Domande, dubbi, consensi e dissensi. Come quello, violento, dell’arcivescovo Carlo Maria Viganò, ex segretario del Governatorato ed ex nunzio negli Usa, allontanato dal Vaticano nel 2011 e inviato nella sede diplomatica di Washington, che già mosse accuse di eresia dottrinale a Bergoglio e ne chiese le dimissioni. Viganò vede l’inganno dietro le parole del papa, per lui si tratta senza dubbio “dell’ennesima provocazione con cui la parte ultra-progressista della gerarchia cerca di suscitare ad arte uno scisma”. Bergoglio cercherebbe “sfrontatamente di alzare la posta in un crescendo di affermazioni eretiche per costringere la parte sana della Chiesa, episcopato, clero e fedeli, ad accusarlo di eresia, per poi dichiararla scismatica e nemica del papa”.

L’ipotesi dello scisma è ricorrente. Secondo i dietrologi, papa Francesco si troverebbe tra due fuochi, stretto fra le aperture che gli valgono le accuse del clero ultra-conservatore e le spinte a promuovere la riforma della Chiesa che arrivano dal fronte più progressista della Germania. A conclusione del sinodo nazionale, i vescovi tedeschi starebbero elaborando un documento sul sacerdozio femminile e la benedizione, appunto, delle unioni omosessuali. Non si capisce che interesse abbia Bergoglio a creare uno strappo doloroso in un momento già delicato tra scandali finanziari e riforme in atto. E le unioni gay non sono l’unico tema contestato del suo magistero.

Per don Antonio Mazzi papa Francesco “è più pastore che Pontifex, scrive lettere più che encicliche e questa, secondo alcuni, è la sua eresia”. In un articolo sul Corriere della Sera, commentando le parole fraternità, gentilezza, educazione che permeano l’enciclica Fratres omnes, don Mazzi si domanda: “Che cosa gli è saltato in mente di collocare la gentilezza quasi più in alto dell’amore, della fede, della carità? La disarmante semplicità di questo Uomo riesce a dare significato pregnante, teologico, tenero, dolce ed evangelico a parole che fino a ieri lasciavamo scivolare. La gentilezza apre strade dove l’esasperazione distrugge i ponti”. Quasi un parallelo tra Bergoglio e lo scrittore Carofiglio, che alla gentilezza ha dedicato l’ultimo libro.

Intanto la recente enciclica continua a sollevare polemiche sul presunto terzomondismo, l’anti-italianità e la concezione “comunista” della proprietà privata del papa. Alle voci critiche, risponde a sorpresa il Grande Oriente d’Italia, la maggiore obbedienza massonica del nostro Paese, che dedica a Fratres omnes l’editoriale del numero di ottobre della rivista online Erasmo. “L’idea di fratellanza universale di Francesco come legame che unisce tutti gli esseri umani al di là della fede, dell’ideologia, dell’estrazione sociale, della lingua, della cultura e della nazione di appartenenza – scrive l’articolista – è vicina agli ideali che costituiscono fin dalle origini le fondamenta stesse della Massoneria”.

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