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Urbi et Orbi

DEBITO D’AMORE

PAOLO CREMONESI - 23/10/2020

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Gigi De Palo

È soddisfatto GianLuigi De Palo (in arte Gigi) dopo l’annuncio che l’assegno unico familiare sarà inserito nella prossima finanziaria. Soddisfazione che fa il paio con l’approvazione dello stesso alla Camera con il voto unanime di maggioranza e opposizione. “Le famiglie italiane hanno fatto goal” commenta. Poi aggiunge un’altra metafora calcistica: “È finito il primo tempo e andiamo negli spogliatoi in vantaggio”. Ora la parola passa al Senato.

44 anni da poco compiuti De Palo è Presidente dal 2015 del Forum Nazionale Associazioni Familiari. Cinque figli, l’ultimo Giorgio Maria nato con la sindrome di down a cui lui e la moglie Anna Chiara hanno dedicato un libro “Adesso viene il bello”, è stato assessore alla famiglia e alla scuola del Comune di Roma dal 2011 al 2013. Lo incontriamo via zoom con un piccolo gruppo di amici.

“Per me l’impegno in politica” racconta “nasce da una sovrabbondanza. Non ci sono altri motivi. Un cristiano ha la consapevolezza di essere amato senza aver fatto nulla. E se anche si spacca la schiena per gli altri, non sarà mai in pari con quanto ha ricevuto. Se ne è consapevole, allora ha la voglia e il desiderio di impegnarsi”. E aggiunge: “si fanno tanti percorsi di formazione, anche politica, ma il cuore di tutto non è lì. Il tema è se dai o non dai la vita. Al bene comune, alla collettività, alle circostanze. Dove il Signore ti ha messo a vivere. Per me il centro è quello: dare la vita. Poi sulla formazione si può fare tutto. Ma la domanda è: ti senti in debito?”.

De Palo è un fiume in piena. Ricorda come per la Dottrina Sociale della Chiesa la politica sia la più alta forma di carità ma sottolinea: “noi pensiamo che bastino le idee. Non è vero. Le idee in politica sono un pezzo, quello che ti spinge a fare delle cose. Ma non sono ciò che genera “consenso”. I tuoi figli vanno a scuola? Sei in Consiglio di istituto? C’è una finestra da aggiustare? Aggiustala. Hai risolto un problema e generato consenso. Punto. Occorre immischiarsi nei luoghi in cui si vive. Servono soggetti così, nuovi. Presenze che iniziano a lavorare lì dove sono, non raccogliendo le firme in piazze”.

Oggi il Forum delle Famiglie unisce 53 sigle diverse: da associazione identitaria è diventato un interlocutore istituzionale nei confronti di tutti i partiti. “Abbiamo fatto” continua De Palo “un grande lavoro di tessitura. C’è stato il patto per la natalità che ha visto la firma, nel gennaio 2018, di tutti i leader dei partiti politici italiani. C’è stato l’evento dello scorso anno dove abbiamo messo, ancora una volta, attorno ad un tavolo tutte le forze politiche. Il tema natalità non è più tabu e diventato trasversale ed è uscito dalla logica partitica. Oggi è la nuova questione sociale se è vero che al secondo posto dei fattori che in Italia generano povertà c’è la nascita di un figlio. D’altro canto, se l’Europa chiama ‘next generation’ il piano di recovery fund, qualcosa vorrà ben dire”.

Al Meeting di Rimini dell’agosto scorso De Palo ha ricordato come durante il recente lockdown le famiglie abbiano retto le sorti del paese. Nel silenzio degli appartamenti i genitori hanno fatto da maestri, infermieri, cuochi, idraulici, tecnici informatici, lavorando pure da casa. “Sono il vero petrolio italiano” taglia corto “ma di questo si parla poco. Ècome se le nostre famiglie soffrissero di un deficit culturale comunicativo”.

Manca uno storytelling delle famiglie? “In parte sì, ed il motivo per cui il Forum si impegna molto sul fronte del sociale e delle nuove idee di narrazione. A mio modo di vedere le famiglie cattoliche si sono concentrate troppo sull’enunciazione dei principi e poco sul racconto. Mi spiego: mio figlio non si sposerà perché mamma e papà gli dicono che la famiglia è la cellula naturale fondante la società ma perché vedrà una madre e un padre che donano la propria vita per lui. Se tu metti sul tavolo un pugno di farina, un pizzico di lievito, una tazza d’acqua e un po’ di sale potrai anche parlare del pane ma non avrai lo stesso effetto di uno sfilatino fragrante appena sfornato. Ecco mi sembra che tante volte la Chiesa si sia soffermata più sull’enunciazione dei singoli ingredienti che non sul racconto di quello che si vive ogni giorno nelle nostre famiglie”.

De Palo nel Marzo del 2002 ha fatto un voto. Quello di portare i sandali durante qualunque stagione dell’anno. Lo fa per chiedere ogni giorno la pace, soprattutto per il Medio Oriente. Sandali che lo stanno portando lontano.

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