Quella volta che

TUTTO È CABALA

MAURO DELLA PORTA RAFFO E MASSIMO LODI - 15/10/2020

-Caro Mauro, quella volta che…

“Caro Massimo, quella volta è questa volta”.

-Ovvero?

“L’istante in cui mi becchi. Sto vedendo il Roland Garros, top accademico del tennis. Siamo all’epilogo, vince Nadal su Djokovic. Tredicesimo trionfo parigino, ventesimo titolo del Grande Slam. Grande, grandissimo, grandioso”.

-Bene, benissimo, benone. E allora?

“E allora, diciamolo: c’è un segreto dietro a questa fila di vittorie”.

-Rivelabile?

“Evidente”.

-Dài…

“Nadal vince perché bravo, forte, super. Ma, attenzione: la cabala lo aiuta in maniera decisiva”.

-Cabala vuol dire che?

“Vuol dire che compi gesti, seguii ritualità, tieni fede a scaramanzie che fanno la differenza”.

-Non ci credo…

“Ricordati che cosa rispose Benedetto Croce a chi gli chiedeva se fosse superstizioso: no, ma intanto faccio le corna”.

-Allora faccio finta di crederci…

“Elimina la finta, professa un po’ di realismo. Guarda ai fatti”.

-Stavamo occupandoci dei fatti di Nadal…

“La storia è che lui nell’intervallo d’ogni azione in campo, si dà un colpo di racchetta al piede sinistro, due al piede destro”.

-Motivo?

“Per spolverare via la terra rossa, ufficialmente. In realtà per affrancarsi dal timore d’un rovescio”.

-Rovescio inteso come punto regalato all’avversario…

“Esatto. Per evitarlo, Nadal ricorre a un movimento che risultò fortunato la prima volta che gli capitò di farlo. Quindi viene fiduciosamente ripetuto”.

-Con successo indiscutibile…

“Appunto. Perciò di che disquisire?”.

-Di ulteriori e diverse cabale…

“Questo sì. Un altro formidabile tennista, il francese Richard Gasquet, era solito percorrere, anch’egli a ogni interruzione d’azione, il lungolinea all’incrocio dell’angolo alla sua destra di campo. Una ripetitività che funzionava”.

-Possiamo chiamarlo tic?

“Chiamiamolo come ti pare. Rimane che tali bizzarrie nello sport sono ovunque. Calcio, ciclismo, basket eccetera. Per esempio…”

-Per esempio?

“Valentino Rossi ha sempre corso col numero 46, pretendendolo anche quando avrebbe dovuto gareggiare con l’1. Per ottenere il via libera, gli è toccato sbrigarsela perfino tra le carte bollate”.

-Tanto può l’affezione a un espediente emotivo…

“Mi oppongo alla definizione. Se ics volte su ipsilon a un certo comportamento segue un certo verdetto, perché mutare il comportamento col rischio di ribaltare il verdetto? La chiamerei addirittura saggezza”.

-Per capire: non tutto si deve al caso…

“Il caso vuole che si verifichino situazioni curiosamente ripetitive. Per restare al tennis: novanta volte su cento, quando sei 0 a 40 con servizio all’avversario, gli concedi la resa dopo aver conquistato due palle. Cedi alla terza”.

-La cabala non vale solo per lo sport…

“No di sicuro. Anche per altri settori. Tipo la politica”.

-Immagino un riferimento americano…

“Immagini bene. Negli Stati Uniti non è mai accaduto che i democratici vincessero per più di due volte di fila nella corsa alla Casa Bianca, epoca di Roosevelt a parte. Difatti nel giugno del 2015, quasi un anno e mezzo prima che sfidasse Trump, scrissi che la Clinton avrebbe sicuramente perso. Aveva contro i numeri d’un razionalissimo mistero”.

-KO inevitabile, insomma…

“Insomma sì. A proposito di KO e di boxe. A un certo punto si decise di ridurre i round da quindici a dodici causa gl’incidenti gravi, talvolta mortali come nel caso del pover Jacopucci, che si verificavano negli ultimi tre. Rocky Marciano chiosò: con queste regole non sarei mai diventato campione del mondo né avrei vinto un sacco di match. La cabala raccontava come il suo pugno diventasse fatale quando si era prossimi all’epilogo dell’incontro”.

-Ci sono episodi di cabala che ti riguardano?

“Non avendo mai torto, che ragione mi dovrebbe muovere a fidare nella cabala?”.

-Nessuna…

“Appunto. Con tutto l’omaggio per la cabala. Altrui”.