Tra sabato 10 ottobre e il successivo lunedì 12 Varese è morta e risorta in due delle sue zone nevralgiche, stando almeno alla vulgata mediatica locale in auge in questi tempi di rincorsa elettorale prematura e fuorviante. Quasi in coma irreversibile è stata presentata l’area di Piazzale Kennedy che a tutt’oggi ospita il mercato cittadino mentre una sorta di provvidenziale rinascita è invece riannunciata a trombe spiegate per Largo Flaiano, da sempre nodo gordiano della viabilità cittadina sia in entrata sia in uscita dal centro.
In piazzale Kennedy, destinato a ospitare una bella fetta del “Progetto Stazioni”, a un vecchio sprofondo (luglio 2018) si è aggiunto un nuovo sprofondo (venerdì mattina 11 ottobre, pare provocato dalla rottura di una condotta fognaria) che ha in pratica paralizzato il traffico, reso inagibile il piazzale e posto un’ipoteca negativa sulla tempistica dei lavori di riqualificazione in corso. Non dimentichiamo che lì dovrebbe sorgere il nuove centro anziani, dunque una costruzione importante per dimensioni e funzioni e non un gazebo estivo, quindi bisogna essere ben sicuri che il risanamento del sottosuolo sia risolutivo e privo di rischi. Ovvio quindi l’allarme che i due sprofondi hanno provocato in città e altrettanto ovvia la domanda: perché non si è corsi ai ripari prima? L’amministrazione ha risposto dicendo che la situazione era apparsa complicata già dopo le prime ricognizioni. “ D’altronde se per decenni non si effettuano interventi – è stato ribadito – era scontato che la situazione si sarebbe compromessa. E questo è proprio quello che stiamo trovando…” Infatti la nuova buca di mezzo metro di diametro, ma alquanto profonda, è un ulteriore presagio negativo sulla stabilità dell’intero sedime sotto al quale c’è una ragnatela di tubazioni e scorre il Vellone, un corso d’acqua che attraversa tutta la città per confluire poi nell’Olona sotto l’incrocio stradale dell’Iper. Un fiume la cui forza erosiva è stata quasi sempre sottovalutata e della cui minacciosa presenza, in concorso con quella del più conosciuto e temuto Olona, ci si rese drammaticamente conto nella notte tra il 12 e il 13 settembre 1995. Il ramo valgannese dell’Olona investì il Birrificio Poretti, erose parte della statale 233 della Valganna e invase più a sud alcune frazioni della città giardino. Correndo interrato da Masnago sotto la città, il Vellone esplose letteralmente tra via Crispi e via San Vito Silvestro cancellando per sempre l’esclusivo Club Conti, un centro fitness con annessa piscina, e travolgendo il Concessionario Alfa Romeo Cascone con tutte le sue vetture di lusso e anche alcune Ferrari esibite in bella mostra nel grande salone a cristalli. Un disastro. In trenta ore caddero 376 millimetri pioggia e a sud l’onda di piena dell’Olona, rinforzata dal Vellone e dal altri torrenti, allagò fabbriche, paesi, supermercati e pure l’Università Carlo Cattaneo. Anche Gallarate e Legnano non furono risparmiate. Da allora altri episodi estremi hanno toccato Varese e i suoi dintorni come è accaduto nelle settimane appena trascorse.
Il 27 giugno 2015, dopo anni d’attesa e altri disastri, arrivarono al Comune (Giunta Fontana) 5,4 milioni di euro (18 per l’intera provincia) per la sistemazione del bacino dell’Olona e del Vellone. Nel tempo vennero costruite due vasche di laminazione rispettivamente in fregio a via Peschiera e a Villa Baragiola che svolgono un importante funzione di salvaguardia e regimentazione delle acque È invece, è ovvio, assai più complicato controllare quelle sotterranee. Pare proprio che ciò che non sia stato fatto nei decenni trascorsi, nonostante la costruzione dei cunicoli dove il Vellone è ristretto risalga addirittura agli inizi del novecento. Se questo dato è vero appare a maggior ragione evidente che una ricerca più accurata e stringente andava indubbiamente fatta. La posta in gioco per la città è molto alta, sia per quanto riguarda tutto il piano stazioni sia per il mercato cittadino che nei prossimi mesi tornerà in piazza Repubblica, ma che nel frattempo deve continuare a funzionare nel migliore dei modi possibili e in totale sicurezza dopo un rapido e costoso consolidamento del sedime pericolante.
Squilli di tromba invece, si diceva all’inizio, per il maxi incrocio di Largo Flaiano dove confluiscono nella quotidiana confusione e nel degrado circostante ben nove strade. Gli ingredienti sembrano esserci tutti: 2 milioni di euro disponibili da subito; il progetto di massima della società perugina Sintagma, lo stesso soggetto che allestirà quello esecutivo e che si sta anche occupando del nuovo Piano della mobilità cittadina. Sulla carta sembra tutto abbastanza semplice ma nella realtà si tratta di un’operazione complicata, l’avere a che fare con le Ferrovie dello Stato è già di per sé una difficoltà di non poco conto. Tuttavia la nuova viabilità in allestimento al Cuor di Sasso (Esselunga) unita al raddoppio di Largo Flaiano sono la sola chance possibile per una riqualificazione effettiva di tutta l’area dove, finalmente, si sta lavorando anche al recupero del ponticello pedonale anni ’20 che unisce via Bixio con via Magenta da decenni in colpevole abbandono.
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