Era il maggio del 2017 quando fu reso noto che un gruppo di cristiani delle Parrocchie varesine e di rappresentanti di associazioni e movimenti ecclesiali che operano in Città intendevano costituire un ambito in cui confrontarsi e discernere a partire dalla situazione segnata da slanci e contraddizioni, da individualismo e molte iniziative di volontariato. Veniva pubblicato un testo dal titolo «Lettera alla Città»: era la elaborazione di una intuizione del Decano di Varese, don Mauro Barlassina.
Mosso da un desiderio di condivisione il gruppo di «Lettera alla Città» intende proporre la validità dello strumento del dialogo e delle buone relazioni nella convinzione che sia possibile favorire una concreta solidarietà e l’incontro tra culture diverse.
L’obiettivo è quello di propiziare una maggiore realizzazione del bene comune, magari interagendo anche con le pubbliche Istituzioni.
Nella comunicazione programmatica «Lettera alla Città» segnalava tre piste di lavoro che ancora oggi mostrano la loro assoluta attualità.
La sfida del lavoro e dei bisogni concreti e quotidiani di singoli e famiglie, oggi resa ancora più urgente.
La sfida educativa, da cogliere come opportunità per il dialogo tra le generazioni: non c’è chi non ne veda la assoluta priorità.
La sfida dell’ accoglienza dell’altro, che implica il riconoscimento del valore dell’alterità e del dialogo interculturale.
Tali prospettive sono rese ancora più contemporanee dalla situazione venutasi a creare a causa della pandemia: ci ha fatti sentire «tutti sulla stessa barca», ha costretto a farsi domande di senso e ha sprigionato energie solidali.
Nota l’Arcivescovo nella proposta pastorale «Infonda Dio sapienza nel cuore» che il nostro è un mondo: «in cui il bene comune e la vita buona hanno difficoltà ad essere gli ideali riconosciuti e perseguiti insieme, in seguito al rancore e al risentimento che le nostre società purtroppo conoscono e che trovano nel necessario carattere pubblico dell’azione politica un ottimo luogo di visibilità»; ed auspica che si costituiscano: «per iniziativa delle nostre comunità occasioni di confronto, senza complessi di inferiorità, senza presunzioni apologetiche: si condivida l’umiltà della ricerca di percorsi di sapienza che aiutino a dare un nome alla vita, al suo splendore e alle sue miserie». (pag. 113-107).
Ciascuno è invitato a dare il proprio contributo.
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