Sport

CICLISTI DA STRAPAZZO

ETTORE PAGANI - 08/10/2020

C’era una volta un giro.

D’Italia si chiamava. Vi partecipavano, come a dividersi o a disputarsi la vittoria una valanga di pretendenti.

Si chiamavano Bartali e Coppi; Kubler e Koblet; Robic e Anquetil. E chi più ne ha più ne metta.

Era una battaglia per conquistarsi la torta importantissima e desideratissima.

Anche adesso esiste non una torta ma una “corona” che porta danni e per di più pericoli.

Molto meglio la torta di un tempo quando già prima della partenza si pensava chi sarebbe stato l’approfittatore della situazione.

Come al ristorante insomma. Con tanti clienti, tutti però nella possibilità di vincere il premio. Gli altri, i camerieri, lavoravano a favore dei nomi che si sono fatti.

Lavoravano a favore di questi, ma con ben scarse possibilità di arrivare alla gustosa digestione finale.

Stavolta si pensava che la partenza dalla Sicilia dovesse manifestarsi il nostro rappresentante per eccellenza, Nibali Vincenzo, che peraltro fa parte del gruppo ma senza particolari speranze di vittoria.

Semmai i nomi candidati sono più stranieri ma è tutt’altra cosa rispetto al passato.

Arrivano pretendenti di buona fama (anche giovani destinati a ricoveri in ospedale più che sul palco) ma mai con la possibilità di essere vincitori.

Insomma, una cosa instabile su cui di corsa in corsa aleggiano incertezze che tolgono il carattere di “vincitore prima della partenza”.

Qualche giovane sta cercando di darsi da fare per acquistare tale nomina ma non ci riesce. Tanti nomi protesi per l’occasione e partenti con le speranze di buone prestazioni ma di quasi certo niente di niente.

La cosa in sé e per sé può anche avere un suo particolare vantaggio.

Ma era tanto bello quando i vincitori comparivano già sotto lo striscione del via.

Non solo con speranze ma con certezze.