Uno dei temi ricorrenti è la caduta dei valori, in particolare di quelli che sorreggono la navigazione terrena. C’era un tempo in cui il papà e la mamma avevano un ruolo fondamentale, erano il perno attorno al quale si formava la società degli uomini. La dolcezza materna e la fermezza paterna hanno costruito ponti sui quali sono passate generazioni alla ricerca di un mondo da conoscere e da realizzare. Figure insostituibili, capaci di reggere ogni tipo di tempesta, sempre pronte a indicare una via, a ricreare una speranza, a rilanciare un progetto, sostenere, aiutare, mettere la parola giusta al posto giusto.
Papà e mamma, due figure insostituibili anche nella loro temporaneità, capaci di dare un volto alla tenerezza e alla fiducia, sempre pronti a orientare, a sacrificare parte della loro vita per una nuova. Nella vecchia società contadina avevano un ruolo determinante, erano il motore della famiglia, anche quando si circondavano di figli e nipoti e parenti per definire meglio la forza operativa di un piccolo nucleo che diventava azienda, assioma unico di idee, priorità, intenzioni, energia. Avere la fortuna di una famiglia alle spalle significa sapere dove appoggiare la gioia e la malinconia, la voglia di crescere e di sperimentare, il desiderio di amare e di sostenere, dove trovare la forza necessaria per superare le paure del mondo.
Oggi più che mai il mondo ha bisogno di papà e di mamme capaci di dare il giusto senso all’unità, un’unità che non è mai chiusura, arroccamento, presa di distanza, ma spinta decisiva verso un orizzonte fatto di scoperte e stupori, dove il senso nasce ogni giorno da un nuovo impulso e da nuove emozioni coltivate con determinazione e prudenza. Essere padri e madri è un compito decisivo, capace di cambiare il volto di una società, di rimettere insieme pezzi abbandonati all’incuria e all’arrendevolezza, restituire all’umanità la certezza che nulla può demolire o scalfire l’unione di persone che credono nella forza rigenerativa della vita. È in questa a volte paradossale forma di diarchia che si definisce la bellezza del mondo, la voglia di credere senza il timore di non essere amati, senza la paura di dover pensare che i detrattori della vita possano imporre la loro follia. È con il papà e la mamma che s’impara a conoscere l’infinito, a capire che nulla è lasciato al caso e che tutto risponde a disegni precisi, precisi anche quando possono sembrare superati e obsoleti. L’affermazione della vita è ciclica e il ciclo prevede passaggi obbligati, dove la presa di coscienza si allarga sempre di più, fino a comprendere il fine mistero di un valore che pensavamo consumato dal tempo. È nella famiglia, nella sua autonoma e cosciente diplomazia che si configurano il ruolo di una società e di uno stato, è nella capacità di essere testimonianza che anche la povertà si fa ricchezza e rende più gradevole l’impegno di genitori pronti sempre a confermare l’autorevole messaggio, contenuto nel preziosissimo dono della vita.
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