-Caro Mauro, quella volta che…
“Caro Massimo, quella che volta che i giornalisti…”
-Ce l’hai sempre con loro?
“Per forza, ne dicono di ogni. Salvo dirne di un ogni contrario la volta dopo”.
-L’esempio stavolta vien da dove?
“Stati Uniti d’America, mese di febbraio, primarie dei Democratici, Joe Biden. Criticatissimo: vecchio, spento, finito. Meglio, molto meglio, Sanders. Il suo rivale”.
-Poi succede…
“Poi succede che, dopo aver perso qui e là, Biden vince in South Carolina e il partito decide di dargli una mano nel Super Tuesday, quando al voto si va in tredici stati. L’invito è a far ritirare tutti i contenditori di Biden, con l’ovvia eccezione di Sanders. Che però paga lo scotto del travaso di consensi al suo principale avversario”.
-Motivo della scelta?
“Far prevalere su Sanders, che si definisce socialista ed è d’un profilo troppo di sinistra per rivaleggiare con Trump, il centrista Biden. Che vince in dieci di questi tredici Stati, e da qui arriva la spinta decisiva alla nomination. La si registrerà un mese dopo”.
-E a quel punto…
“A quel punto ecco piovere lodi sperticate su Biden dagli stessi che l’avevano lapidato. Sic et simpliciter, senza pudore”.
-Biden non merita i troppi elogi?
“Non ne merita neppure pochi. È nato il 22 novembre del ’42, esagerata anzianità politico-istituzionale. Tanto che Trump lo irride affermando che ha fatto più lui in 47 mesi che il rivale in 47 anni”.
-L’esperienza varrà pure qualcosa…
“Non l’esperienza d’uno che già perse le primarie nell’88 contro Michael Dukakis, poi sconfitto da Bush padre. Che non vanta una memorabile carriera di senatore. Che è stato il vice di Obama solo per l’effetto trascinamento. Per non dire d’altro”.
-Ovvero?
“Che so, la copiatura, stendendo la sua biografia nell’87, di brani tratti dagli scritti dal leader laburista Neil Kinnock. O le accuse d’eccesso di attenzioni rivoltegli da alcune donne”.
-Chi è senza difetti? Certo non Trump…
“Cosa significa? E poi Trump deve anche vedersela con campagne spesso fondate su presupposti inconsistenti…”.
-Tipo?
“Il negazionismo sul Covid. Nessuno ricorda che fu Trump, il febbraio scorso, a vietare i viaggi tra Cina e America e viceversa. I democratici gli diedero del catastrofista. Successivamente accadde il contrario”.
-Però i dati sono i dati. 208 mila morti negli Usa in un’epidemia interpretata come influenza…
“I dati sono i dati. 340 milioni d’americani diviso per 208 fa 1650. Una vittima ogni 1650 cittadini. Molte di più ne fanno gl’incidenti stradali ogni anno”.
-Eppure a Trump si imputa un sacco d’errori…
“Senza provarli. Un vizio antico”.
-Però quel mediocre dibattito…
“Trump parlava al suo campo, mica a quello nemico. E sapendo che campo è, ha utilizzato il modo che giudica adatto a mobilitarlo”.
-La stampa ce l’ha con lui?
“Beh, quattro anni fa 500 giornali americani su 515 erano pro Hillary Clinton. Smentiti dal voto, qualche sete di vendetta è immaginabile. Anzi, riscontrabile”.
-Sei trumpiano?
“Niente affatto. Io avrei scelto Justin Amash, Partito libertariano. Il migliore”.
-Torniamo a Biden. Favorito nella sfida con Trump?
“Favoritissimo, al momento. Si trova migliore delle situazioni. Mai accaduto. Se perde, è un suicidio”.
-Se vince?
“Non fa il presidente”.
-E chi lo fa?
“La sua designata vice: Kamala Harris, senatrice della California da tre anni. Per metà giamaicana, per metà tamil. Personalità forte, donna in gamba, distanziata d’un ventennio da Biden. Avrà su di lui importante influenza. E sarà pronta a prenderne il posto, se del caso”.
-Tra la sorpresa dei giornalisti?
“Come no. A proposito: sto vedendo il tg di Canale 5, hanno appena detto che gli articoli della Costituzione americana sono venticinque. Invece che sette. Li hanno scambiati con gli emendamenti”.
-Non c’è speranza, per i media…
“Media sempre giù”.
-Media bassa…
“Come quella dell’ultimo in classifica del Giro d’Italia, appena partito”.
-Giornalisti maglia nera…
“Altroché. Nerissima, come ho dimostrato in tredici anni di Pignolerie. Mai ricevuta un’obiezione dagl’incapaci di cui additavo le sviste”.
-Pensa che faccio il giornalista da quasi mezzo secolo…
“Secolo buio. Come ogni altro: consólati”.
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