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Parole

SCUOLA/2 PATRIMONIO

MARGHERITA GIROMINI - 08/10/2020

giornataLe giornate internazionali sono venute un po’ a noia. Soprattutto quando propongono ricorrenze scarsamente significative, al limite dell’inutile.

Ecco perché di frequente le si lascia scivolare via verso la scadenza successiva senza attribuire loro troppa importanza.

Quest’anno dobbiamo fare un’eccezione dedicando queste righe alla giornata internazionale degli insegnanti, che ricorre il 5 ottobre di ogni anno a partire dal 1994, anno della sua istituzione da parte dell’Unesco.

Ai docenti è dovuta maggiore attenzione del solito: dal giorno della ripresa delle lezioni si trovano a operare in condizioni difficili e con un carico di responsabilità notevolmente aumentato dalla pandemia.

Ci soffermiamo sul bicchiere mezzo pieno, accantonando per una volta la percezione che il bicchiere sia sempre mezzo vuoto, pur senza nasconderci le storiche criticità del nostro sistema scolastico.

Farà bene a tutti riservare riflessioni positive agli insegnanti dell’intero pianeta, considerato il valore assoluto del loro compito sociale oggi più che mai necessario per ripristinare la normalità nel quotidiano di milioni di alunni e di studenti.

Dunque la ricorrenza di questo 5 ottobre ha assunto un significato particolare.

L’Unesco definisce l’opera degli insegnanti “fondamentale per fornire un’educazione di qualità, equa ed inclusiva e opportunità di apprendimento per tutti, senza dimenticare gli obiettivi base come l’incremento dei livelli di alfabetizzazione globale, la riduzione dell’abbandono scolastico precoce, il miglioramento della vita e lo sviluppo sostenibile”.
A questi compiti si dedicano nel mondo, ogni giorno, 55 milioni di insegnanti, l’1% della popolazione mondiale, a favore di oltre un miliardo di bambini, ragazzi, giovani, che alle mani dei loro educatori affidano la costruzione del proprio futuro.

I docenti non si occupano di sola istruzione, ma anche di educazione ai valori basilari della democrazia tra cui pace, tolleranza, inclusione sociale.

Nei decenni il loro ruolo si è trasformato e ampliato di pari passo con i profondi cambiamenti del mondo acquisendo sempre maggiore peso.

Succede di frequente, nelle aree più povere di ogni nazione e nei paesi poveri, che la scuola si configuri come l’unico presidio sociale funzionante e gli insegnanti diventino gli unici referenti del processo di acculturazione dei giovani.

La loro opera è riconosciuta universalmente come preziosa in questa pandemia.

La classe docente italiana in particolare, data la sua elevata età media, 55 anni, ha dovuto compiere veri e propri miracoli per affrancarsi in tempi brevissimi nel campo delle tecnologie: una prova superata con piena sufficienza nei mesi più duri del lock down con la didattica a distanza.

Il tema scelto dall’Unesco per questo complicato anno 2020 è significativo: “Insegnanti: gestire una crisi e immaginare un altro futuro”.

Essere ritenuti attori primari nella costruzione del futuro riuscirà a risarcire la scuola poco considerata su altri versanti tra cui quello economico?

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