Fratelli tutti, sembra facile. Ma non lo è. A cominciare dal titolo, contestato da alcune organizzazioni cattoliche perché esclude le donne. Nel mondo che insegue soldi e potere, dominato dalla finanza globale e inquieto per i focolai di guerra, la terza enciclica di papa Francesco parla di fratellanza, di solidarietà sociale, di giustizia, di rispetto per i poveri e per l’ambiente. Chi lo ama si riconosce in lui. Ma non tutti lo amano. Le cronache dei giornali in questi giorni raccontano scene da “fratelli coltelli” nella Curia romana, il caso Becciu svela segreti imbarazzanti e si fanno avanti le fazioni in vista del prossimo conclave. Nell’America che lo contesta si scommette sul nome del successore e si pubblicano libri di pronostici, come se Francesco avesse i giorni contati.
Il pontefice invita alla concordia per risolvere i problemi in tempo di pandemia e gli altri spettegolano su chi gli succederà. Invece di ascoltarlo qualcuno gli suggerisce chi deve frequentare e chi no, con chi può firmare accordi religiosi e con chi è meglio evitarlo. Non è facile essere tutti fratelli, ma Bergoglio non demorde. Ci vuole altro per scoraggiarlo. Si lascia tutto alle spalle e si rifugia per un giorno nella città del Poverello. Firma simbolicamente sulla tomba del santo la terza lettera apostolica indirizzata ai vescovi e ai fedeli di tutto il mondo dopo la Lumen fidei nel 2013 (scritta a quattro mani con il predecessore) e la Laudato si’ nel 2015. È la prima siglata fuori da San Pietro dopo 206 anni. L’ottava lettera sociale da Leone XIII a oggi.
L’enciclica è infatti un grande e radicale documento sociale, la visione che Francesco ha del mondo. Con una forte valenza politica, né di destra né di sinistra, non è la linea di un partito. Si schiera contro le disuguaglianze e la pena di morte, dalla parte dei migranti, denuncia lo sfruttamento del pianeta, condanna le nuove schiavitù e le guerre, anche le cosiddette guerre giuste. Crede nel dialogo per abbattere i muri dell’egoismo. Da buon padre di famiglia, il papa bacchetta i figli attratti dal populismo insano, dal nazionalismo animato dall’odio, dall’egoismo sovranista, dal razzismo che muta come un virus: “È inaccettabile – scrive – che i cristiani condividano questa mentalità facendo prevalere certe preferenze politiche a profonde convinzioni della propria fede”.
Si spinge su temi squisitamente politici come reclamare la riforma dell’Onu affinché sia una vera famiglia di Nazioni e garantisca il diritto di emigrare in un quadro di “relazioni internazionali etiche”. Ma la vera sorpresa, osserva il filosofo Massimo Cacciari è “leggere ripetutamente nell’enciclica tre parole che sono state il simbolo dell’Illuminismo, libertà, uguaglianza, fraternità, il fulcro del pensiero laico storicamente opposto a quello della Chiesa”. Termini in apparenza rivoluzionari che diventano un ponte verso il mondo laico. Per il segretario di Stato Pietro Parolin l’enciclica è un criterio “da applicare ai rapporti internazionali”. Per il presidente dei vescovi Gualtiero Bassetti “un impegno per la pace nel Mediterraneo”.
“Nessuno si salva da solo”, tuona Francesco osservando i rapporti che s’incrinano fra gli Stati e il diffondersi dei nazionalismi. L’economia deve rispettare i diritti umani. Il papa appare inquieto e preoccupato. Il mercato non basta a risolvere tutto, è solo un dogma neoliberale. Un altro affondo lo riserva alla proprietà privata, che viene dopo il bene di tutti ed è al servizio delle persone e non viceversa. Concetti che non piacciono all’economista tedesco Clemens Fuest che critica l’impostazione: “L’enciclica trabocca di ideologie antieconomiche”. Per Carlo Petrini invece, che dialoga con Francesco su ecologia e giustizia nel libro Terrafutura, “grida il bisogno di una buona politica basata sul dialogo e non sugli insulti. E sulla gentilezza che crea una sana convivenza e può fare miracoli”.
Trump e Biden che si svillaneggiano in tv alla vigilia delle elezioni Usa non sono la strada giusta, questo lo abbiamo capito tutti. Al deprimente spettacolo il papa oppone gli esempi di San Francesco figlio di ricchi che divenne apostolo della povertà, del mahatma Gandhi che si oppose alla tirannia con la non-violenza, del premio Nobel Desmond Tutu che si prodigò per porre fine all’apartheid in Sudafrica, del pastore protestante Martin Luther King che difese con la vita i diritti degli afro-americani, di Charles de Foucauld che dedicò la propria esistenza agli ultimi. Francesco spiega come vorrebbe che andasse il mondo e indica la strada. Ma siamo tutti davvero fratelli, davvero tutti disposti a seguirla?
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