“Ne inventano una più del diavolo” è un antico detto popolare che vuole sottolineare la ricchezza della fantasia umana in tutti i campi, sia in positivo che in negativo. Voglio parlare di una novità, per lo meno per me. Su Facebook mi è capitato di leggere di una nuova forma di analfabetismo: l’analfabetismo funzionale. Abbiamo così, oltre all’analfabetismo di base e all’analfabetismo di ritorno, anche l’analfabetismo funzionale.
Già da quanto ho scritto si evince che anche io sono un analfabeta funzionale, perché solo ora scopro (e significativamente su Facebook) che esiste questo tipo di analfabetismo ((in cui io ci guazzo dentro a tutto spiano,)) che è stato definito e studiato fin dal lontano 1984. Non si tratta d’essere un illetterato, si tratta invece di non sapersi muovere nelle varie possibilità offerte dalle tecnologie ((e dalle oggettistiche)) dei nostri giorni. Ad esempio io sono uno di quelli che dice “Come è comodo il cellulare” ma poi non sa utilizzare tutte le possibilità che offre.
In effetti si intende per analfabetismo funzionale la “incapacità di usare con efficacia le abilità di lettura, scrittura e calcolo nelle situazioni che s’incontrano nella vita quotidiana”, e questo significa in pratica incapacità di comprendere, valutare, usare le informazioni che incontriamo nell’attuale società. Un bel disastro.
L’analfabetismo di ritorno è proprio di chi, uscito dalle scuole primarie, ritorna ad essere incapace di leggere e scrivere mentre in quello funzionale il gioco è un po’ più complesso. Per esempio non si sanno interpretare le istruzioni per usare il telefonino, il tablet, il personal ed altre diavolerie, come i numeri verdi un po’ di tutti gli enti. Viene da chiederci: ma le istruzioni sono formulate in modo chiaro? Non sono troppo ingarbugliate? Compili ad esempio il fatidico numero verde, ma subito dopo quanti sotto numeri devi digitare? E la voce guida scandisce bene i vocaboli e ti lascia il tempo necessario per capire il quesito che ti ha posto? I numeri verdi sono meccanismi per risparmiare personale o invece dovrebbero aiutare efficacemente le persone in difficoltà che in quanto tali, ossia in difficoltà, sono impossibilitate a interpretare in modo esatto quanto loro detto troppo velocemente?
Hai per le mani un misterioso nuovo oggetto, magari un “coso” per misurati la glicemia (incidente frequente ai golosi); le istruzioni sono scritte in più lingue – e quella italiana è chiaramente una traduzione -, ma chi l’ha fatta è stato capace di tradurre il concetto e non solo pedissequamente i vocaboli?
In effetti l’analfabetismo funzionale è una situazione un poco più complessa dell’analfabetismo di ritorno, ma entrambi i casi evidenziano il livello culturale dei soggetti.
Su questo tema sono state fatte ricerche statistiche internazionali e risulta che noi italiani siamo conciati male trovandoci agli ultimi posti, Per inciso: avete notato anche voi che in queste statistiche noi italiani siamo sempre indietro mentre siamo nelle prime posizioni quando si parla di difetti? Ma chi le fa queste statistiche?
Comunque a conferma di questo molti soggetti, che pur vengono a trovarsi in posti di responsabilità, ci sono dentro in pieno, come la nota politica che parlò del tunnel sotterraneo tra Ginevra e il Gran Sasso, oppure altri che peccano nell’uso dei congiuntivi, oppure un assessore della sanità che mostrò di non capire problemi di statistica epidemiologica, o il parlamentare giovane che confuse un successo elettorale con l’idea di essere diventato “lo Stato”… Ci può consolare il fatto che anche numerosi politici esteri non sono da meno quando parlano di vaccini senza aver capito cosa sono e come funzionano, o invitano ad iniettarsi disinfettanti in vena per uccidere i virus, o suggeriscono di usare come preventivi farmaci che hanno solo capacità antinfiammatorie. Il loro è un analfabetismo funzionale a livello più alto, non umile e cialtrone come il nostro, quindi più pericoloso.
Conclusione? Poveri noi, soggetti a questa gente, povera democrazia che non sa selezionare, che non può differenziare i poco intelligenti, se non addirittura gli stupidi, dai saggi.
È una “realtà” scoraggiante che ci può far allontanare dalla politica generando di conseguenza l’analfabetismo politico, come lo definiva Bertold Brecht, e questo riguarda anche persone di una certa cultura che non si interessano di politica, volutamente. Questo atteggiamento è talvolta giustificabile per i dolori che certe politiche provocano quando s’ha da far opposizione a governi assolutisti, o a politici scorretti, lontani dalla morale e dell’etica. Altre volte si è lontani dalla politica perché troppo concentrati su impegni, su interessi che ci coinvolgono in modo così profondo da non lasciarci alcuna possibilità di dedicarci ad altro. Ma la politica è talmente importante che può diventare pericoloso abbandonarla, come la realtà e la storia insegnano.
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