(S) Benché ci interessi proseguire il discorso sulla valorizzazione delle periferie come elemento importante del patto fondativo della città, non riesco a evitare di stuzzicarti sul tema del referendum, appena celebrato con il trionfo del SI’ alla riduzione del numero dei parlamentari, su cui avevi invece speso un giudizio negativo.
(C) Già, un risultato inequivocabile. Ma c’entra proprio con i ragionamenti che stiamo facendo. Lo definisco il trionfo di un sentimento di rivalsa di chi si sente periferico, al di là di ideologie e di schieramenti politici. Non avevo mai trovato, finora, una spiegazione convincente ad un fatto strano ma esemplare: il voto ‘a sinistra’ della zona centro di Milano. Non so di altre metropoli, non faccio il sociologo, mi basta questo esempio, pur isolato. Questo fenomeno di controtendenza si è verificato anche nel caso di questo referendum. Finora mi dicevo: è un bell’esempio di scaltro opportunismo borghese, condito dal timore di un eccesso di populismo. Mi ero pure confermato in questa opinione analizzando la differenza dei bacini elettorali di Trump ed H. Clinton, dove quest’ultima arrivava a trionfare 80 a 20 nel centro delle grandi città, mentre veniva regolarmente superata nei distretti operai ed agricoli.
Sbagliavo nel giudizio, non di molto, ma sbagliavo. La periferia segue la pancia, detto volgarmente. Con questo non voglio dire che il voto progressista sia più intelligente, sempre e comunque. Dico che per seguire gli appelli intellettuali per il no dei Prodi e compagni, come appunto in controtendenza alla nazione hanno fatto i milanesi del centro, occorreva un ragionamento raffinato, forse troppo. Ma a Milano vige un proverbio popolare: “Piutost che nagot, l’è mei piutost”. È stato applicato dalla Milano popolare e direi dall’Italia intera, che si sente popolare e periferica. Meglio una cosetta ambigua, con qualche effetto collaterale, che nessuna riforma, che lo status quo. Questo credo che sia il messaggio, incontrovertibile, del voto al referendum, al di là di tutte le ulteriori analisi, più politiche, sul voto delle regionali, che qui volutamente trascuro.
(O) Se capisco bene, da questo parzialissimo segnale intendi trarre la conclusione che gran parte dell’Italia soffre di un complesso di inferiorità, perché si sentirebbe emarginata dalla politica, dalla finanza, dall’economia. Saremmo tutti un po’ periferici rispetto ad interessi dominanti, economici, ma non solo.
(C) Non tutti, ma buona parte sì. Non ho il tempo e non sono disponibili dati analitici sul voto per confermare questa prima impressione. Ma ne approfitto per riproporre un concetto di Papa Francesco che ritengo molto vero: far nascere e crescere processi è molto più utile che conquistare spazi. Così torniamo al nostro discorso sulla città: un processo di crescita non avviene bene in una logica di conquista, di allargamento di spazi, come invece può avvenire, attraverso un PATTO di condivisione che diventa un processo di crescita di un interesse comune.
(S) Adesso però devi tornare a Varese e farci qualche altro esempio. La volta scorsa hai accennato sinteticamente alla qualità dei servizi alla famiglia e all’infanzia, che ovviamente devono essere di pari valore dovunque ci si trovi. Sappiamo bene che non sempre è così, certamente non lo è stato in un passato anche recente, ma la soluzione non può esser solo questa, per due ragioni. L’emergenza educativa è molto più diffusa e profonda, riguarda tutti gli strati sociali e tutti i luoghi, deve essere messa a tema da qualsiasi livello politico e amministrativo, ma non è la sola penuria (per non dire povertà) che colpisce le periferie. Accennavi alla mobilità.
(C) Spero di riuscire ad allegare un esempio chiaro, la mappa dei trasporti urbani e suburbani di Varese. In caso contrario potete cercare di vederla a questo link.
Che cosa voglio farvi notare? Tutte le linee si diramano da un centro molto ristretto, si diramano su pochi assi principali e raggiungono un punto specifico di un particolare agglomerato periferico con quale risultato? Che ai margini del servizio pubblico si creano altre semi-periferie mal servite pur non lontano dagli principali e verso l’esterno ci sono periferie delle periferie. Inoltre per raggiungere punti d’interesse pubblico, magari non lontani materialmente, ma collocati fuori asse occorre comunque raggiungere il centro o aggiungere un percorso pedonale trasversale non breve. Per dire la verità, sul sito dell’Agenzia per il TPL del bacino di Como, Lecco e Varese è presente uno schema parzialmente migliore, ma non essendo stato attuato consentitemi di trascurarlo. Ma il paradosso è che alcuni punti periferici sono raggiunti quasi in parallelo da due linee diverse, che però non comunicano tra loro. Vedete, se vi sarà possibile, per esempio, le linee E e P nella zona Stadio – Avigno – Velate, la linea suburbana M che arriva a Morosolo e l’urbana N a Calcinate del Pesce, ancora la E a Bizzozzero – (Per Lozza) e la C a Bizzozero (Nabresina). Se entrambe le linee in questione si congiungessero, sarebbero trasformate in circolari, verrebbero comunque percorse in entrambi i sensi, raddoppiando la frequenza per i punti più lontani, servendo zone intermedie oggi non raggiunte e offrendo percorsi alternativi per mete per esempio gli ospedali o le scuole superiori, oggi raggiungibili solo arrivando in centro, cambiando mezzo e …
(S) E quindi ci vado in auto. Ma perché non si fa? Non ci sono le risorse?
(C) Non ho un’informazione precisa, ma mi dicono che ci sarebbero risorse europee destinate al TPL di Varese, che consentirebbero questo e altro. Non è una mia competenza sviluppare un progetto puntuale, ma posso assicurare che la dimensione periferica diventerebbe meno penalizzante. Capisco che lo schema attuale è tanto semplice che mi permetto di giudicare semplicistico, tanto che come vedrete in calce alla mappa urbana, i suggerimenti per raggiungere le mete periferiche principali partono tutti da Corso Moro. Con un piccolo sforzo si creerebbe un’applicazione che aiuterebbe l’utente a scegliere un percorso più breve da punto a punto, magari da periferia a periferia, ma senza passare per il centro.
(O) Ho provato ad immaginare una serie di tracciati simile a quelli descritti: ciascuno sembrerebbe percorrere i bordi di un petalo di garofano, la città sembrerebbe coperta da un fiore, sarebbe davvero la Città-Giardino. Altro per sognare?
(C) Basta per oggi, specialmente se i nostri bravi tecnici riusciranno a mettere in coda a questo testo l’immagine del TPL attuale. Anticipo solo che simili proposte potrebbero essere fatte per i comuni che avevo chiamato della ‘CORONA’, aggiungendo una seconda corolla al fiore immaginato da Onirio. Sarebbe anche più chiaro che non si tratta di un’aggiunta all’area urbana, di un allargamento dello spazio varesino, ma di un nuovo patto, quindi di un processo appena iniziato, da compiersi nel tempo, come ci suggerisce Papa Francesco.
(S) Sebastiano Conformi (C)Costante (O) Onirio Desti
You must be logged in to post a comment Login