Dopo la circostanza della pandemia, in vista dell’apertura del nuovo anno scolastico, si parla molto di scuola, ma quasi esclusivamente in termini organizzativi: distanziamento, mascherine, trasporti, nuovi banchi, aule, ecc. Quasi nessun accenno su cosa significhi ritornare a scuola dopo la pandemia. Proviamo a riflettere su ciò che è emerso in questi mesi. Sono due le provocazioni scaturite dai ragazzi durante il tempo della pandemia che non possiamo dimenticare, preoccupati esclusivamente dei problemi organizzativi.
Prima di tutto le grandi domande che l’esperienza del Covid ha riproposto in modo drammatico a tutti e in particolare ai più giovani: che senso ha la morte e dunque che senso ha la vita? Dopo quel che abbiamo vissuto e in parte stiamo ancora vivendo ha ancora senso parlare di positività del reale e di un destino umano inesorabilmente positivo? Che significato hanno la malattia, il dolore, la solitudine? Migliaia di persone sono morte sole, senza il conforto di parenti e amici: qual è il valore della condivisione, della solidarietà, dell’amicizia, dell’amore? Molti operatori sanitari hanno dato tutto se stessi e alcuni persino la vita per cercare di stare vicino e di salvare i malati, scoprendo dentro di sé una dedizione, uno spirito di sacrificio, un amore sconosciuti: cosa ci suggerisce tutto questo a proposito del cuore dell’uomo? Che senso e che valore ha lo studio in riferimento al dramma dell’uomo?
In secondo luogo la circostanza del Covid con la chiusura delle scuole e la didattica a distanza ha fatto emergere che la scuola è prima di tutto un luogo di rapporti, una comunità di persone. Venendo a mancare il rapporto quotidiano con compagni e insegnanti ci si è resi conto dell’importanza di quei rapporti. La scuola non è semplicemente la circostanza che permette di apprendere dei contenuti che serviranno per il futuro ma è una avventura umana fatta di ragazzi con tante domande e desideri che chiedono di essere condivisi da adulti che li hanno già sperimentati e li vivono nel presente.
Riteniamo che non si possa ricominciare scuola senza avere ben presente queste due questioni che l’esperienza della pandemia ha reso urgenti e drammatiche.
Allora da cosa ripartire in questo nuovo anno scolastico? Ripartiamo dalla nostra esperienza umana costituita dalle stesse domande dei ragazzi, partiamo dai nostri desideri di felicità, bellezza, verità, giustizia e giochiamoli nel rapporto coi ragazzi, in tutto quello che insegniamo, in modo che l’ora di lezione diventi un’ora di scoperta e di educazione dell’umano.
I nostri studenti desiderano questo: non essere lasciati soli di fronte ai loro desideri e alle loro domande, vogliono esser ascoltati, accompagnati nella ricerca di ipotesi di risposta, scoprire e approfondire il senso della realtà e della vita.
Nelle prossime settimane “Lettera alla città” metterà a disposizione un sito in cui condividere esperienze, domande, difficoltà e fornire suggerimenti, esempi di un insegnamento e di una didattica che si sforza di non separare scuola e vita, discipline e domande dei ragazzi. Desideriamo far conoscere quel che di bello, di vero e importante nascerà da questo tentativo educativo.
Il gruppo “Lettera alla città”
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