Nel discorso delle beatitudini Gesù ci ha spiegato il segreto della gioia e ha garantito la pienezza di felicità, invitando i discepoli ad essere portatori di cose buone e necessarie a tutti gli uomini. A loro è promessa una ricompensa grande nei cieli, ma già ora hanno una responsabilità, un significato, una missione nella storia umana. Ecco allora alcune dichiarazioni solenni, che richiamano un mandato ma, al tempo stesso, assicurano un aiuto per viverlo; a cominciare dalla prima: “Voi siete il sale della terra”.
Se pensiamo alle cose essenziali di cui si ha bisogno, si capisce perché Gesù faccia riferimento al sale e alla luce: senza la luce non sarebbe possibile orientarsi nella vita e senza il sale la vita sarebbe priva di gusto. Stupisce il “voi” seguito dall’indicativo presente (“siete”): nel vangelo di Matteo questo soggetto viene spesso usato da Gesù per indicare non singoli individui chiamati alla sua sequela, ma una comunità, un corpo. Si pensi all’affermazione: “Voi siete tutti fratelli”. Come a dire: nella relazione col mondo i cristiani devono essere sale/luce, ma nelle relazione tra loro sono fratelli. È questa fraternità vissuta nell’amore intelligente che, come luce, può diffondersi in mezzo a tutta l’umanità.
E perché i discepoli sono “sale della terra”? Nell’antichità, come oggi, il sale aveva e ha due funzioni: dare gusto al cibo e conservare gli alimenti, avendo la capacità di purificare e impedire la decomposizione. L’immagine è ardita, ma riesce a colpire chi ascolta: tutti cerchiamo di dare sapore alla vita, di lottare contro la de-composizione. I cristiani hanno questo compito specifico.
Chi cucina sa che quando mette il sale nei cibi deve avere il senso della misura; così dà gusto al piatto che sta preparando. Nella vita i credenti devono esercitare il discernimento e conoscere la ‘misura’ della loro presenza tra gli uomini: solidarietà fino a “nascondersi” come il sale negli alimenti, e misura/discrezione/consapevolezza di essere solo apportatori di gusto. Nell’A.T. è testimoniata anche “l’alleanza del sale”, cioè un patto stipulato spargendo sale, per esprimerne la perseveranza fedele. Insomma, come il sale, la comunità cristiana invita a resistere al venir meno dell’umanizzazione.
Gesù ci avverte: per svolgere nel mondo la funzione del sale, occorre essere autentici e non diventare insipidi. Se il sale non mantiene la sua qualità, allora non serve più, ma può essere solo buttato via. Così anche la comunità cristiana, se diviene mondana, appiattendosi sul “così fan tutti”, se non è più capace di avere la sua specificità, l’ “originalità cristiana” non ha più ragione d’essere!
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