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Noterelle

SENZA GUIDA

EMILIO CORBETTA - 11/09/2020

Il treno deragliato a Carnate

Il treno deragliato a Carnate

Qualche giorno fa un treno si è sfasciato sul binario morto dove era stato deviato per poter essere fermato in quanto stava andando da solo, senza la guida del macchinista; questo episodio non potrebbe essere l’emblema della nostra nazione? O della nostra Europa? o addirittura del nostro pianeta?

È un evento che fa meditare e già molti ne hanno parlato.

Il treno si mette in movimento da solo: come mai? Lui, in quanto pesante materiale rotabile, ubbidisce a leggi di fisica per cui, se sono presenti certi fattori, chiamabili anche algoritmi, non può non mettersi in moto uscendo tranquillo dalla stazione dove avrebbe dovuto restare in sosta. Lui oggetto inanimato sembra svegliarsi e va, così come qualche secolo fa una mela, soggetta alla forza di gravità, cadde sulla testa di Newton (forse episodio falso, ma accettato perché significativo e simpatico: l’ometto pisolante sotto l’albero svegliato dal frutto caduto) che la codificò, la gravità non la mela.

Il treno partì perché non erano stati messi i freni di sicurezza? I freni non funzionarono per mancanza di manutenzione o per mancanza di dispositivi elettronici più moderni non presenti su quel convoglio perché ferraglia obsoleta? Errata valutazione della pendenza del binario? Comunque sia, quel treno che va senza il conduttore, responsabile della sua marcia, mette in luce un accumulo di errori umani e omissioni, simbolo di una certa pigrizia mentale, addirittura di abulia.

Analogamente la nostra nazione sembra andare senza guida, nonostante siano tanti quelli che dicono di voler guidare o di star guidando. Tutti questi ora non sono in pausa pranzo, come quelli del treno, ma agiscono con manovre obsolete, abuliche, segno di una politica sferragliante, che sbaglia ad usare le tecnologie moderne, appoggiata al vecchio gioco di maggioranza e minoranza, con regolamenti rugginosi, che usano lo scontro sterile e non la ricerca del bene della comunità, come si è ben visto anche nella pandemia del Coronavirus -19, che ancora ci flagella, o nella piaga del debito nazionale o ancora nel grande problema degli sbarchi dei profughi e immigrati, usati per propaganda politica e non come urgenza da risolvere.

I nostri vogliono manovrare il treno verso destra o sinistra mentre lui è su un binario fisso, situazione non capita da quelli stipati nella cabina di guida, ma che terminerà contro un ostacolo forte. La scena non sarà una mela che cade su una zucca pensante, ma una tragedia immensa che potrebbe coinvolgere tutta l’Europa o il pianeta stesso. Anche i politici delle altre comunità nazionali, con sfaccettature diverse, stanno commettendo gli stessi errori dei nostri.

Democrazia non vuol dire scambio reciproco di sberle, ma un procedere assieme di teste pensanti.

Che noi si sia mela o treno dovremmo escogitare modi di guidare la nazione non usando la “politica sbandierata ma vuota”, (di moda ai nostri tempi) che usa odio contro chi non può difendersi, contro chi ha idee diverse, ma una politica conscia delle inevitabili leggi di un binario fisso che richiede solo freni o accelerazioni e non curve a fantasia, ma segnate solo dai binari.

Perché l’immagine dei binari? L’esperienza ci dice che nella vita ci sono leggi inevitabili che vanno rispettate. Mancanza di igiene fa comparire malattie. Per mancanza di cibo si muore di fame. Dalla mancanza o incapacità di lavoro deriva povertà. Per mancanza di cultura, ossia per ignoranza si arriva all’ostacolo del binario morto e così via.

L’immagine del treno si sovrappone a quella del ponte Morandi di Genova: entrambi convalidano la presenza di fattori ineluttabili di cui la ferruginosa politica (ma anche l’economia) deve saper rispettare l’esistenza e saper rinnovare sé stessa nelle idee e nei modi di realizzarle.

La soluzione non è la riduzione del numero di quelli che sono nella cabina di guida. Il problema è nell’avere teste pensanti che facciano quel che le leggi sopra dette esigono, leggi che richiedono di essere conosciute, messe in atto.

In parole povere: non è il numero dei manovratori che conta, ma la qualità, le doti degli stessi.

Per comprendere il dramma che viviamo non necessitano grandi disgrazie. I cittadini già da tempo sentono il disagio e sentono che il rimedio non può essere in un dubbioso referendum impregnato di populismo : più logico vederlo in un aumento del livello culturale di tutti noi. Studiare tutti, tutti molto di più, in modo da abbandonare certi costumi, certi modi di pensare insostenibili perché i binari non lo permettono. Una base “acculturata” costringerebbe, perché tale, chi guida a non giocare con bandiere, con simboli vuoti, con gesti irridenti anche nei confronti della fede degli umili.

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