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Politica

IL MIO NO

GIUSEPPE ADAMOLI - 11/09/2020

noSe il referendum richiedesse il quorum, cioè il numero minimo di partecipanti per la sua validità, non andrei a votare. Non sarebbe un’astensione per pigrizia ma una scelta netta per renderlo innocuo contro la scontata previsione del successo a valanga del SI.

La mia conclusione è quindi già chiara anche se ho voluto arrivarci dopo una lunga riflessione. Voterò NO sia pure senza entusiasmo. La ragione è semplice: temo fortemente che il SI sarà la tomba di ogni successivo tentativo di riforma del Parlamento e non, come taluni che pure stimo affermano, la sua premessa.

Non sono affatto contrario alla gradualità dei passi quando le cose sono complesse e serve dipanare una matassa intricata ma questo SI rischia di essere un alt pressoché definitivo alla necessaria opera di revisione del sistema parlamentare.

Lasciare le due Camere che fanno esattamente le stesse cose e tagliare il numero di chi ne fa parte non è una riforma seria come il Pd aveva sostenuto nei tre voti contrari su quattro dati in Parlamento. Spostare oggi l’attenzione sul sistema elettorale per garantire un’equa rappresentanza di tutti i territori e sulle modifiche dei Regolamenti è utile solo per riparare i danni che questa legge causerà.

Un anno fa circa la decisione del centrosinistra di votare in Parlamento per il taglio parlamentare era stata un prezzo pagato alla formazione del governo. Stava dentro un compromesso come tanti se ne sono fatti e se ne fanno. I compromessi sono un fattore vitale di una politica di governo. Sarebbe logico, però, che fossero lasciati fuori i cambiamenti costituzionali che hanno una loro natura autonoma e un loro percorso.

Perché temo fortemente che il SI possa essere la fine di ogni revisione del Parlamento è presto detto. I cinquestelle con questo taglio ottengono un successo su uno dei pochi tratti identitari che gli sono rimasti. Dove troverebbero la forza e la volontà di ripartire con una vera riforma e quale ne sarebbe l’ordito? Non ne hanno mai neanche accennato perché, secondo loro, questo taglio doveva essere il simbolo della punizione delle centrali politiche. Ma è un abbaglio in quanto quelle stesse “centrali” avranno un compito ancora più facile per nominare come vogliono tutti i parlamentari ridotti nel numero.

La prossima legislatura sarà probabilmente contrassegnata da un peso maggiore di Salvini e della Meloni entrambi per il SI ed entrambi interessati ad un forte controllo sui deputati e sui senatori che questa modifica aiuta. Meglio allora sarebbe lasciare le cose come stanno immaginando (forse illudendosi) che la giusta richiesta della riduzione dei parlamentari possa essere il carburante per procedere un giorno ad una riforma seria del Parlamento.

Peccato che queste motivazioni sul NO al referendum siano accompagnate da ragionamenti non condivisibili come quelli che prevedono la crisi della democrazia rappresentativa o addirittura della democrazia tout court. Oppure siano associati alla conclusione della non emendabilità della “Costituzione più bella del mondo”.

Il filo conduttore di queste spiegazioni è di carattere costituzionale. Potrei arrivare a conclusioni diverse se prendessi in esame gli effetti sul governo ma non ce ne saranno per la netta vittoria del SI e comunque il voro referendario non dovrebbe riguardare il versante governativo.

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