Widgetized Section

Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone

Opinioni

FIDARSI

MARIO DIURNI - 17/07/2020

fiducia“ L’ospite inquietante” (F. Nietzsche-U. Galimberti)
“ Vanità delle vanità dice Qoelet,
vanità delle vanità, tutto è vanità
Quale utilità ricava l’uomo da tutto l’affanno
Per cui fatica sotto il sole”? (Qoelet; 1-1)

A chi, a cosa si riferiscono i due filosofi che insieme ad altri hanno cercato di comprendere perché quest’ospite sia così importuno e possa essere molto pericoloso perché ha insito un pericolo mortale? Essi sono in buona compagnia, in una schiera di grandi pensatori che lo hanno riconosciuto. ”Ciò che conta è accorgersi di questo ospite e guardarlo bene in faccia”.(M. Heidegger; la questione dell’essere.1956). In tutta umiltà vorrei svolgere alcune brevi riflessioni su un dolorosissimo fatto di cronaca avvenuto pochi giorni or sono, non enfatizzato ed esaminato come si sarebbe dovuto fare, cercando di comprenderlo, se possibile; siamo occupati, compresa l’informazione main stream e tanta parte di politica e scienza, ad alimentare la nostra paura per la ripresa dell’epidemia di Covid-19, tralasciando di osservare la vita che continua a scorrere in mezzo a noi ed al nostro fianco, spesso inosservata.

Mi riferisco ai due giovani di Terni morti per over dose da metadone, che idealmente vanno collegati ai due giovani di Monza suicidatisi qualche mese fa, di cui ho già scritto su RMFonline. Tutti bravi ragazzi, di buona famiglia, studiosi, sportivi, apparentemente felici, con un buon profitto scolastico. Non riprendo le considerazioni già svolte riguardo “il grande sballo che ci sta togliendo la speranza”(A. Mantovano), cioè che la droga fa male, ma vorrei esaminare la vicenda da un punto di vista culturale e soprattutto esistenziale. Prima di tutto occorre smascherare l’ospite inquietante e guardarlo bene in faccia;” il nichilismo” (I.S. Turgenev) che si è insinuato nei nostri pensieri, nelle nostre coscienze, rendendo evanescenti i nostri orizzonti, prendendo possesso soprattutto dell’animo dei giovani, che non trovano più risposte alle loro domande di senso, né in famiglia, né nella scuola, spesso neanche nelle relazioni amicali o amorose, né tantomeno nella religione, ridotta quasi soltanto a dottrina socio-economica. Domande e ricerca di senso che cadono nel vuoto di un ”deserto affettivo” e di una mancanza di “educazione emotiva” (U.Galimberti), con conseguente perdita dell’autostima.

La filosofia è nata sulle domande riguardo all’essere ed al nulla, e allora perché proprio oggi, nella nostra epoca, nella nostra “terra del tramonto “ (U. Galimberti) quest’ospite si è assiso alla nostra tavola, ha preso possesso delle nostre vite? “Oggi i riferimenti tradizionali, i miti, gli dèi, la trascendenza, i valori, sono stati erosi dal disincanto del mondo. La razionalizzazione scientifico- tecnica ha prodotto l’indecidibilità delle scelte ultime sul piano della sola ragione. Sotto la calotta del nichilismo, non vi è più virtù o morale possibile” (F. Volpi; il nichilismo. Laterza, 2004). Nietzsche ha proclamato la “ morte di Dio “, la fine del cristianesimo e della metafisica, non per puro spirito blasfemo, e ha pagato a caro prezzo non aver trovato le risposte al senso della sofferenza e della stessa vita. Altri studiosi moderni (M. Benasayag; G. Schmitt. L’epoca delle passioni tristi. Feltrinelli, 2004.) affermano che tutto è cominciato con “la morte di Dio” proclamata da Nietzsche, realizzata attraverso il potere della tecnica, che ha annullato la linearità del tempo, non più inteso come futuro di salvezza, ma come casualità, malattia della vita, come il Covid-19 con la sua potenza devastante ha mostrato. I due studiosi chiamano la nostra epoca, come quella “ delle passioni tristi”, mutuando l’espressione da Spinoza, cioè epoca caratterizzata soprattutto dalla” mancanza di senso, dall’impotenza, dalla disgregazione” (Benasayag-Schmitt), nel momento in cui i giovani invece dovrebbero aprirsi alla vita, alle sue passioni, alla sua potenza, alla sua realizzazione; passioni tristi che generano la perdita dell’identità, l’insicurezza e la disperazione, che conducono a rinunciare alla vita, ammettendo tutta la propria inadeguatezza. La società occidentale, cioè della terra del tramonto, non è più in grado di corrispondere a queste istanze, se non indicando la via dell’individualismo sfrenato, dell’affermazione e realizzazione dei diritti ad ogni costo, del successo, del denaro, confinando le forze giovanili in ambiti sterili che fanno scemare la loro potenza, assimilandole e conformandole ad un mondo vecchio, senza speranza.

Cosa fare allora? Tutto è perduto? No. Esistono ancora percorsi di salvezza da seguire, non necessariamente antitetici. “Il nichilismo ha corroso la verità e indebolito le religioni e ha anche dissolto i dogmatismi, le ideologie, insegnandoci quella ragionevole prudenza del pensiero…….che ci rende capaci di navigare a vista tra gli scogli della precarietà, nella traversata del divenire”. (F.Volpi; il nichilismo, Laterza 2004). Mettersi in viaggio dunque, come viandanti, come naviganti. Verso quale meta? O la meta non ha più importanza ed è sufficiente andare, anche verso l’ignoto? Un bellissimo verso di Rainer Maria Rilke recita “nessun vento è favorevole per chi non sa dove andare, ma per noi che sappiamo, anche la brezza sarà preziosa”.

Siamo proprio sicuri inoltre che Dio sia morto e che non si curi più delle umane cose? Ho sempre letto con commozione il brano evangelico della tempesta sedata (Marco 4,41), metafora della vita, delle sue difficoltà, sofferenze e timori. Il Signore Gesù che dorme a poppa sul cuscino, sembra indifferente al pericolo che la barca piena di acqua affondi, e sembra soprattutto indifferente al destino degli occupanti della barca. “Allora lo svegliarono e gli dissero. Maestro, non ti importa che moriamo”? Il timore dei discepoli non si placa però con il cessare del vento e della tempesta, ma aumenta al cospetto del Signore, il timore teofanico, che assale l’uomo quando è alla presenza di Dio e del suo potere: “ Chi è costui al quale il vento ed il mare obbediscono”? (Marco; 4-46) Perché, dunque, non fidarsi ancora di Lui, che ci aiuti a raggiungere sani e salvi l’altra sponda, o che ci aiuti soltanto ad andare, anche verso orizzonti sconosciuti, con il pericolo di essere naufraghi?

“L’uomo, in fondo ha bisogno di un’unica cosa che contiene tutto; ma deve prima di tutto imparare a riconoscere attraverso i suoi desideri ed i suoi aneliti superficiali ciò di cui necessita davvero e ciò che vuole davvero. Ha bisogno di Dio”. (J. Ratzinger; Gesù di Nazareth, 2007)

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail

You must be logged in to post a comment Login