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Faccio seguito all’articolo “DESTRA MODERATA: PORTE APERTE” del 10/07, apparso su questo giornale a firma dell’Assessore ai Servizi Sociali di Varese Roberto Molinari, a cui mi pare necessario, per il ruolo politico che ricopro e per la forza civica che rappresento, replicare con estrema chiarezza.
Trovo innanzitutto insolito che Molinari vada “a fare le pulci” in casa altrui (anche se devo ammettere che ormai le campagne elettorali trovano la loro ragione, per quanto educato sia, nel discredito della parte avversa), ma lo trovo persino imbarazzante quando il tentativo, neanche tanto celato, è quello di un “venghino venghino Siori, c’è posto per tutti”, perché quello è il senso delle Porte Aperte.
E diventa persino divertente, cito testualmente, con quel “…E penso alla discussione recentissima nelle stanze della Lega che ha visto il ritiro di Bianchi ed il ballottaggio, se così si può definire, tra il “vecchio” Maroni e la “nuova frizzante” Bison già sindaco di Gornate Olona…” che ricorda, per i meno smemorati, qualcosa di analogo accaduto 4 anni fa tra il “vecchio” Marantelli ed il “nuovo e giovane che avanzava”, su cui proprio Molinari si spese moltissimo.
Ma noi di Varese 2.0 “quel nuovo e giovane” lo abbiamo sostenuto non in contrapposizione al vecchio (e non ce ne voglia Daniele Marantelli che ringraziamo per il lavoro svolto per il nostro territorio), non perché avremmo potuto ottenere visibilità e gratificazioni (ci sono forse uomini di Varese 2.0 nelle municipalizzate, giusto per fare un esempio?), ma perché rappresentava, dopo 23 anni di agonia di questa città, un’opportunità, uno spiraglio di luce, una speranza.
Ma, man mano, che mi addentro nelle parole di Molinari, inossidabile stratega della politica locale oramai da lustri, mi sorge il dubbio che tutte le deprecabili logiche che hanno troppo spesso pervaso la politica locale, stiano tornando a galla, nonostante le promesse di un cambiamento annunciato e anche dopo, è giusto dirlo, il raggiungimento di risultati tangibili per la città.
Includere, allargare le maggioranze? Per carità, cosa buona e giusta, quando però non si trasforma in un carrozzone, dove salgono persino figure che appartenevano, sino a ieri, agli schieramenti opposti, dove si mettono assieme interessi e istanze diverse, per far numero ed ottenere consensi.
Lo scopo? Certo, vincere le elezioni. Ma a che prezzo?
Da tempo – forse fin dagli esordi della giunta di centro sinistra con la nomina a Presidente del Consiglio Comunale di un esponente della “minoranza “, oggi però maggioranza – la parte politica della coalizione, il PD cittadino, ma meglio sarebbe dire, dopo le scissioni, una parte di esso, ha sempre sostenuto il pragmatismo machiavelliano dell’inclusione, strizzando l’occhio anche a quella parte della società varesina, certamente più motivata da interessi che da passione, che molto aveva contribuito a governare Varese nel ventennio padano.
Questa oramai è una storia vecchia, un film visto e rivisto, che trova consenso solo nelle alchimie politiche del palazzo, non certo nei cittadini che, assistendo a simili inclusioni, sentono la politica come qualcosa di sempre più avulso ed estraneo.
E un movimento civico che sia tale non può accettare tutto questo; il civismo ha lo scopo di avvicinare non di allontanare, di coinvolgere e di aggregare.
Vincere una tornata elettorale, pensando di aprire le porte a forze divergenti, scontente magari dell’operato della parte politica in cui si riconoscevano, non deve e non può essere la stella polare che guida una strategia e una coalizione coesa.
Si vince con un programma discusso e condiviso, convincendo l’elettorato, anche quello avverso, che si vota per il futuro di una città, non per quello di poche persone.
E qui entra in gioco la credibilità e la coerenza che le donne e gli uomini che fanno politica con e per passione, devono mettere in campo.
Questo fu alla base della storica affermazione del centrosinistra del 2016.
E Varese 2.0, movimento realmente civico sorto su temi concreti ben prima di una tornata elettorale, rese possibile il cambiamento del 2016, anzitutto legittimando con la sua presenza le primarie del centrosinistra e poi, con l’appoggio leale e franco a Davide Galimberti, dimostrando ai Varesini che si poteva e si doveva scegliere diversamente.
Replicare quel successo non sarà facile.
Siamo sicuri che lo si possa fare mettendo insieme coalizioni divergenti o formando algide liste civiche di personaggi in vista, buoni per accumulare voti, ma da mettere poi rapidamente in naftalina?
A furia di includere, si finirà per perdere per strada alleati motivati e leali; talvolta critici, ma sempre propositivi e disinteressati. E nelle parole di Molinari si vede solo centro, di sinistra se ne vede proprio poca e il civismo, quello vero e non costruito a tavolino per imminenti elezioni, non viene nemmeno menzionato.
Le inclusioni si fanno allargando la base, non includendo i vertici.
Tanti sindaci lombardi di centro sinistra, anche in capoluoghi importanti, dove la Lega è presente e fortissima, sono stati riconfermati, perché hanno certamente ben amministrato, ma soprattutto perché sono stati capaci di mantenere dritta e coerente la barra del loro agire.
Certo il centro destra varesino ha gravi difficoltà, non ha (ancora…) una leadership autorevole.
E nonostante questo, dopo cinque anni di amministrazione diretta, Davide Galimberti potrebbe rischiare la sua riconferma, quando avrebbe potuto veleggiare verso un comodo secondo mandato, come avvenuto, ad esempio, con Gori a Bergamo.
Sono anni di sfiducia verso la politica, o meglio, verso un certo modo di fare politica. Quasi la metà degli elettori non va a votare, ancora troppo spesso l’amministratore viene visto con diffidenza; occorrerebbe riportare nuova fiducia, perché tante sono le persone che almeno localmente potrebbero mettersi in gioco, ma sono frenate e spaventate da strategie, decise in chissà quali vertici informali.
L’entrata in maggioranza e in giunta di una nuova forza politica, Italia Viva, Lega Civica, il nome fa poca differenza- con esponenti che nelle scorse amministrazioni facevano parte delle maggioranze leghiste, non è stato certo un buon segnale per i tanti varesini che, votando Davide Galimberti, avevano detto basta a queste logiche politiche.
Non è stato, come si cerca di far credere, un segnale di adesione da parte di forze avversarie convinte da un buon governo, è stata una forzatura, quanto maldestra non è dato sapere, in grado certamente di minare fiducia e lealtà.
Molinari ci dirà, con un filo di cinismo, che questa è la politica, bellezza (mi si perdoni la vanità…).
Forse ha ragione lui. Non possiamo sapere cosa avverrà da qui a giugno 2021; qualcuno, durante una riunione programmatica di maggioranza, ebbe a dire che “un civico, dopo quattro anni passati ad amministrare, diventa politico”.
No, ci dispiace, non è e non sarà cosi … da questa esperienza amministrativa, usciamo sempre più civici e convinti che Varese abbia sempre più bisogno di persone che amano, super partes, la Città e non di porte aperte decise a Palazzo.
Elena Baratelli, Consigliera Comunale Movimento Civico Varese 2.0
P.S. Caro Assessore Molinari, La “forza tranquilla” fu lo slogan con cui Francois Mitterand vinse le presidenziali francesi nel 1981. L’augurio è che si possa trovare qualcosa di più originale per le Comunali varesine 2021, anche perché, comunque, tanto tranquillo non sarei.
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