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Editoriale

PATTO

MASSIMO LODI - 17/07/2020

berlusconi-prodiTutto va secondo pronostici poco accreditati e tuttavia realistici. Salvini-Meloni sempre più distanti da Berlusconi, e Berlusconi sempre più vicino agli ex antiberlusconiani. Il Cavaliere è tornato in partita quando tutti lo collocavano sulla tribuna for ever. La disponibilità offerta a votare il Mes verrà accettata dal governo, pur con un’ala grillina riluttante. Ma al momento decisivo Conte uscirà dal viluppo del continuo rimando compromissorio: o si dice sì o si va a casa. Tanti dell’M5S diranno sì, perché andando a casa ci resterebbero per sempre. Fuori dalla politica, mai dentro il lavoro. Cosa farebbero?

Resta da vedere che succederà degli stellati. Ipotesi all’esame. O Conte ha la forza di prenderne la leadership o Grillo non ne ha abbastanza per sostenerlo e il premier si farà un partito nominale. Trovando una fila di bendisposti a seguirlo, non per conservare la sua poltrona, ma a protezione del loro scranno. Berlusconi s’infilerà nella bega. Anzi, vi s’è già infilato. E con successo. Basta rileggere quel che ha dichiarato Prodi la settimana scorsa e De Benedetti questa: un’epoca s’è chiusa, la vecchiaia avanza, il futuro sarà diverso dal passato, Silvio non rappresenta più un tabù. Anzi, costituisce un puntello. Per far passare il Mes, e però non solo. Si profila un’emergenza economica da disastro sociale, a fronteggiarlo ci vorrà un esecutivo ben più solido dell’attuale. E arriverà. Tranquilli che arriverà. Perfino Di Maio, incontrato Draghi e ricevutane (sic!) una “…buona impressione”, sembra essersene convinto. Anche perché l’alternativa sarebbe il default dello Stato.

Berlusconi l’ha capito e si posiziona in chiave di tutela nazionale. Un gesto che i sondaggi premiano: l’Italia moderata apprezza. Salvini e Meloni l’han capito pure loro, ma il primo sembra orientato alla speculazione su un incasso elettorale da protesta, ammesso che riesca a far cadere Conte e a votare; la seconda lo segue a parole, resta da verificare se nei fatti. Qualora i fatti si proponessero sotto le sembianze d’un governo di salvezza del Paese, forse (probabilmente) non si rifiuterebbe di sostenerlo. In ogni caso il valore aggiunto del Cavaliere è d’essersi mosso in anticipo, accumulando presso Conte, Zingaretti e Renzi un credito inesigibile da altri.

Quale il prezzo dell’operazione? Berlusconi, oltre ad aver peso in nomine cruciali (per esempio la presidenza dell’Authority per le telecomunicazioni) punta a una sorta di riparazione morale dopo che fu congedato con ignominia da Palazzo Madama. Ovvero il seggio di senatore a vita. L’ultimo tratto di strada per ottenerlo sembra essere l’okay a Prodi presidente della Repubblica nel 2022, quando Mattarella concluderà il settennato. Dunque un patto tra i due ex rivali? Oggi non c’è, domani potrebbe esserci. Sarebbe il suggello d’un ritrovato spirito unitario dopo decenni di divisioni: la ricomposizione degli opposti radicalismi. Ciascuno rimarrà della sua privata opinione, e tuttavia quella pubblica riceverebbe un messaggio conciliativo al quale ispirarsi per il rinascimento tricolore. In sintesi: i due che volevano affondarsi l’un l’altro parteciperanno della rifondazione italiana. Meglio: la promuoveranno.

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