-Caro Mauro, quella volta che…
“Caro Massimo, quella volta che m’accorsi quanto più sagge dei maschi fossero le femmine”.
-Tempo della fanciullezza…
“Scuole elementari, che trascorsi a Varese passando da un istituto all’altro perché i miei genitori cambiavano spesso residenza”.
-Sagge, ovvero?
“Più attente, motivate, precise. Eccetera. Con personalità fortemente razionale, ecco”.
-Tu non scherzi, quanto a razionalità…
“Intendo: capacità d’andare al cuore dei problemi, evitando tortuose circonvallazioni. Noi uomini soffriamo d’un tal vizio, diciamo così, di guida. Io inoltre risentivo della romanità d’origine, dunque ero portato a star lontano dalle questioni di puntiglio. Preferivo lasciar perdere. Le donne non lasciano mai perdere. E il puntiglio è la loro dote precipua”.
-Un nome di quell’epoca?
“Silvana Viscardi, la conobbi in seconda o terza, non ricordo. Diventerà la moglie del pittore Vittore Frattini, mio carissimo amico”.
-Da lì in poi?
“La conferma di quanto ci avevo visto giusto”.
-Le donne sono state importanti per te…
“Come no. Metto in cima alla classifica mia madre Anna Maria, mia moglie Silvana detta Sissi, le mie figlie Alessandra e Federica”.
-Come hai conosciuto tua moglie?
“Giocando. Eravamo bambini, casa Orelli di Sant’Ambrogio Olona. Divertimento spensierato”.
-Sempre insieme, d’allora in avanti?
“No. Ci reincontrammo anni dopo. Fu decisivo il cinema, per accendere la scintilla dell’amore”.
-Cioè?
“Vedemmo uno accanto all’altra “Più micidiale del maschio”, anno ’67, mese di marzo, giorno il 4. Film diretto da Ralph Thomas con Richard Johnson, Elke Sommer, Sylva Koscina. lo davano a Masnago, al Vela”.
-E prendeste il largo…
“Eh sì. Vento favorevole, navigazione lunga. Dura tutt’ora. Per fortuna mia e per merito principale di Sissi”.
-Il cinema ti suggerisce un modello femminile?
“Per esempio Dorothy Malone, protagonista con Humprey Bogart del ‘Grande sonno’. Personificava la bellezza che chiamerei di sostanza, non sempre parallela a quella di forma. Anzi, quasi mai”.
-Chiariamo…
“Il bello è ciò che vedi dentro una persona. Lo cogli perché traspare. La perfezione fisica rappresenta altro, rispetto al bello del sentimento. Col quale entri in armonia. E ti pare, esso sì, la perfezione genetica. Mica abbiamo un’anima per caso”.
-Proviamo con un altro esempio?
“Passiamo alla letteratura. Potrei stendere un elenco di citazioni. Restringo e faccio il nome di Edna Ferber, autrice del leggendario romanzo “Il gigante” dal quale venne tratto un celebre film con James Dean, Rock Hudson e Mercedes McCambridge. Conquistò una fila di Oscar. Beh, la Ferber scrive come se ti leggesse dentro le segrete spirituali. Pare naturale ritrovarti in ciò che pensavi appartenesse solo al tuo intimo. Invece, toh: la sorpresa”.
-È il tocco dell’universalità…
“O di qualcosa del genere, sia pure con diverso nome”.
-E delle donne artiste, che dici?
“Che non mi entusiasmano. Ce ne sono state poche, di gran qualità. Pur se m’inchino di fronte al genio di Artemisia Gentileschi, seicentesca, scuola di Caravaggio, una barocca coi fiocchi, azzardiamo la definizione”.
-Donne e lavoro, che giudizio?
“La storia racconta della supremazia maschile. Ma anche d’un difetto femminile, e non solo femminile: l’autolimitazione. L’errore è non credere fortissimamente nei propri mezzi. Se ci si crede, non v’è esclusione che tenga. Difatti ci sono state, e ci sono, grandi donne in posti cruciali della politica, dell’economia, delle scienze, della cultura eccetera”.
-Oggi le donne sembrano in recupero…
“Ce n’è di brave e di meno, come da sempre. Aumentano le occasioni di dimostrare quanto valgono. Ma lasciamo perdere le quote rosa. Una sciocchezza sesquipedale. La presenza in un ruolo te la garantisce il talento, non la leggicola licenziata sull’onda del conformismo alla moda”.
-Prezzolini giudicava le donne inferiori agli uomini…
“Aveva ragione. Perché si riferiva a un ambito specifico, quello della musica. Lì donne di fenomenale capacità non se ne sono mai viste. La sua era una valutazione oggettiva. Come affermare che negli scacchi non si annoverano donne fuoriclasse. È un fatto”.
-Inspiegabile?
“Inspiegabile. Chi pensa che nella vita tutto lo sia, potrebbe essere nel giusto. Resta nello sbagliato se non riesce a dimostrarlo”.
-Plaudiamo alle donne uscite da una condizione di minoranza?
“Plaudiamo. Ma, occhio: la condizione di minoranza è spesso un fattore di maggioranza”.
-Gioco di parole?
“Realtà effettuale. La teorizzò James Madison, quarto presidente degli Stati Uniti d’America all’inizio dell’Ottocento. Il riguardo che una maggioranza ha verso la minoranza ne condiziona le decisioni, fino a far prevalere il pensiero opposto al suo. È capitato, capita, capiterà”.
-Quindi auguriamoci più potere alle donne se vogliamo che se n’avvantaggino gli uomini…
“Auguriamocelo. Purché…”
-Purché?
“Purché il potere non vada a tipe come la Von der Leyen, presidente d’oggi della Commissione europea. Beh, qui proprio non ci siamo”.
-Uno scherzo della politica…
“Uno scherzo pesante. A te fa ridere?”.
-Per nulla…
“Idem a me. Fa piangere”.
-Lacrimae sunt consequentia rerum?
“Rerum Europae, purtroppo. Ce la siamo voluta, ce la teniamo”.
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