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Opinioni

L’OPZIONE

ROBI RONZA - 10/07/2020

burocraziaParafrasando una famosa definizione di Saddam Hussein, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte l’altro giorno è tornato a chiamare “la madre di tutte le riforme” il decreto legge per la semplificazione delle procedure burocratiche che ha annunciato di voler proporre alle Camere. Già lo scorso 23 maggio si era espresso in tali termini, mentre circa un mese fa, ai primi di giugno, aveva pestato un metaforico pugno su tavolo affermando che per ripartire “occorre un taglio drastico alla burocrazia”.

A circa un mese e mezzo dal primo annuncio circola adesso una bozza del famoso decreto legge riguardo a cui, secondo i telegiornali più vicini al governo, “restano ancora da sciogliere alcuni nodi”. A sentire frasi come queste viene un’acuta nostalgia dei tempi in cui c’era ancora la satira. Chissà che cosa sarebbero riusciti a fare i grandi comici di un tempo da Totò a Fabrizi, da Tognazzi e Vianello a Bramieri sullo spunto dei disegni di legge che arrivano tutti annodati in consiglio dei Ministri e sui membri del governo che fanno a gara per scioglierne i nodi fino a ingarbugliare tutto.

Finiti di sciogliere i nodi uno penserebbe che la cosa sia fatta, invece no. Passano i giorni e ci viene fatto sapere che i partiti della maggioranza stanno limando il provvedimento. È un lavoro che può durare qualche settimana oppure protrarsi sine die. Consola però venire così a sapere che c’è almeno un settore industriale certamente soddisfatto per la politica di questo governo: quello dei produttori di lime.

Un’altra frase-chiave del linguaggio dell’attuale governo è “ci stiamo lavorando”. Il governo lavora, sta lavorando, lavora giorno e notte, domeniche comprese. Veniamo così a sapere che a palazzo Chigi, come sull’ impero di Carlo V, non tramonta mai il sole. In linea di principio noi lavoratori comuni, cui di regola si chiede di lavorare per quaranta ore complessive non più di cinque giorni alla settimana, non possiamo che restare a bocca aperta. Se poi però si vanno a vedere i risultati la bocca si chiude e cascano le braccia. Come sentenzia un vecchio proverbio lombardo che gioca sul significato di un verbo che è più ampio di quello del corrispondente italiano, “Laurà laura anca i bô” (= In quanto a lavorare e faticare, lavorano e faticano anche i buoi). Ovvero il lavoro non vale di per sé, vale solo se è intelligente e produttivo. Viceversa se il decreto legge semplificazione andasse anche in porto più o meno come è, non sarebbe altro che un breve lampo nella notte oscura dell’inefficienza dello Stato.

Conforta comunque il sapere che l’attuale premier è del tutto consapevole che la riforma generale dell’amministrazione dello Stato italiano è il nostro problema politico numero uno. Dunque lo sa anche lui, ma allora perché non vi ci impegna davvero a testa bassa oppure, rendendosi conto che l’impresa è superiore alle forze sue e del suo governo, perché non rimette il mandato?

www.robironza.wordpress.com

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