La grande sfida nel complicarsi la vita da soli è sempre aperta. E l’Italia ha diritto a uno dei primi posti in classifica. L’ultimo esempio è quello del passo in avanti che stanno compiendo le comunicazioni con le tecnologie utilizzate dai telefoni cellulari, telefoni che come ognuno di noi può vedere, servono a tantissime altre cose oltre che naturalmente a telefonare. Sta infatti arrivando, anzi in alcune grandi città è già arrivata, la quinta generazione degli standard di comunicazione che per questo ha il nome di 5G. Molto più veloce, più affidabile, utile non solo per le normali comunicazioni, ma anche per moltissime altre attività: pensiamo alle videoconferenze che hanno salvato almeno in parte la didattica con le scuole chiuse, pensiamo alle possibilità della telemedicina con il monitoraggio a distanza dei pazienti, pensiamo ai dispositivi di sicurezza sulle automobili.
Una importante opportunità quindi per compiere un salto verso quella rivoluzione digitale che può aiutare in maniera significativa l’Italia ad affrontare positivamente i grandi problemi provocati dalla pandemia e dalle misure adottate per contrastarla.
E allora dove è la complicazione? La complicazione è nel fatto che decine di Comuni (per ora nessuno per fortuna, a quanto mi risulta, in provincia di Varese) sulla base di un presunto principio di precauzione hanno già emanato ordinanze per vietare l’installazione delle antenne necessarie per avviare il 5G. In teoria i Comuni non potrebbero opporsi a decisioni europee e nazionali che hanno aver seguito un lungo iter comprese le garanzie sanitarie e di sicurezza e che rispondono ad esigenze di interesse nazionale. Ma le leggi in Italia sono fatte per essere interpretate e i Comuni rivendicano la possibilità di negare le concessioni edilizie necessarie per installare le nuove antenne.
L’ostilità al 5G nasce da un insieme di fattori che potremmo considerare medioevali.
C’è la mancata conoscenza della realtà: si stima che le emissioni elettromagnetiche siano pericolose, ma quelle del 5 G sono in gran parte simili a quelle utilizzate per ricevere il digitale terrestre sulle televisioni e non hanno grandi differenze, in termini di potenza, da quelle che attualmente permettono ai telefonini di funzionare. C’è una pregiudiziale ostilità al progresso: si vede in ogni novità tecnologica lo strumento di un complotto dei poteri forti e del potere delle multinazionali. C’è una diffusa diffidenza verso le novità tecnologiche: qualche buontempone è arrivato a dire che le onde 5 G diffondevano il Covid 19. C’è un malinteso senso di protezione dell’ambiente: la paura che il 5G sia una nuova forma di inquinamento atmosferico.
Va forse ricordato che in Italia i limiti sulle emissioni elettromagnetiche in Italia sono i più bassi del mondo e che le nuove antenne devono rispondere a precisi parametri approvati dalle più alte autorità sanitarie, compreso l’Istituto superiore di sanità. Ma c’è un elemento che va fortemente sottolineato: al contrario di quanto pensano gli oppositori il 5G è un elemento fondamentale per il consolidamento della green economy, di quell’economia verde che costituisce uno dei capisaldi sia della lotta contro il riscaldamento globale, sia del risparmio energetico, sia delle politiche economiche per riavviare l’economia dopo la grande crisi della pandemia.
È in questa prospettiva va sottolineato, per esempio che una importante associazione ecologista, gli Amici della Terra della Toscana, ha fatto ricorso al Tar contro l’ordinanza del Comune di Grosseto che ha vietato l’installazione di impianti 5G sul suo territorio, una ordinanza che, secondo i ricorrenti, lede i diritti dei cittadini, le legittime decisioni dello Stato Italiano e ferma il cammino verso una società più verde e sostenibile.
Il 5G infatti può avere, come detto, un impatto straordinariamente positivo sull’economia verde: rende più efficiente e sicuro il lavoro da casa, limita l’utilizzo delle automobili, permette diagnosi di emergenza a distanza, facilita i rapporti con la pubblica amministrazione, consente di ottimizzare i consumi di energia.
Ma l’Italia del no è sempre in agguato. Vale per il 5G quello che vale per le grandi opere così come per i fondi europei del Mes. La prevalenza dell’ideologia e del pregiudizio contro la realtà e la ragione. Non è bello.
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