Marc Augé (Poitiers, 1935), antropologo ed etnologo francese, di formazione umanistica, si avvicina all’antropologia e alle scienze sociali all’inizio degli anni Sessanta e compie studi sul campo presso le popolazioni lagunari della Costa d’Avorio e del Togo. Elabora la nozione di ideo-logica, che è l’insieme delle regole sintattiche che consentono la costruzione del senso in una data società. Dopo la metà degli anni Ottanta effettua numerosi soggiorni in America latina. Altra idea forte è quella di non-luogo, strettamente collegata alle riflessioni sul processo di mondializzazione. Tale processo non ha realizzato il villaggio globale, nemmeno sotto la minaccia rappresentata dagli effetti del cambiamento climatico. Appartenere ed essere del pianeta terra continua a non avere significato, pur dovendo gli esseri umani sperimentare il senso di una comunità di destini. Il mondo globalizzato risulta d’una rete di non-luoghi, di spazi come aeroporti, autostrade, stazioni, supermercati, parchi dei divertimenti, reti di comunicazione, che non generano alcun senso di appartenenza in chi li attraversa o li abita. Il concetto è definito grazie alla negazione delle caratteristiche del villaggio, luogo simbolo dell’appartenenza. In generale il dispositivo spaziale è ciò che esprime l’identità del gruppo.
In seguito Augé applica l’esperienza dell’altrove all’analisi teorica del qui, ovvero al mondo contemporaneo occidentale.
Mentre il luogo simbolizza il rapporto di ciascuno dei suoi occupanti con se stesso, con gli altri e con la storia comune, il non-luogo non rappresenta né l’identità, né la relazione, né la storia che vi si trovano. Se si tratta di un aeroporto, per esempio, l’esperienza non sarà la medesima per il viaggiatore, per il personale che vi lavora e neppure per un assistente di volo. Gli abitanti delle grandi città trascorrono una parte crescente della loro giornata in spazi, che mettono tra parentesi ogni esperienza dell’identità e della relazione. Si aggirano frettolosi o sperduti, freneticamente in transito, ignorandosi reciprocamente. E’ paradossale l’incremento della solitudine nonostante l’evoluzione dei mezzi di comunicazione. La proliferazione continua dei non-luoghi per Augé è l’aspetto primario della supermodernità (Non lieux. Introduction à une anthropologie de la surmodernité, 1992). Raffrontando l’impressione suscitata dai non-luoghi nella gente comune e quella prodotta da alcuni grandi scrittori francesi Augé coglie l’insuperabile gap fra il linguaggio e l’esperienza.
Augé è stato direttore dell’École des Hautes Études en Sciences sociales. Altre opere: D’une société de consommation à l’autre (1972), Théorie des pouvoirs et ideologie (1975); Symbole,fonction, histoire (1979); Une ethnologie dans le métro(1986).
You must be logged in to post a comment Login