Nei giorni più angosciosi del coronavirus che vogliamo immaginare lontani ma sono ancora qui, ci chiedevamo cosa sarebbe stato dopo, facevamo promesse su un nuovo rapporto con quello che ci sta intorno, l’ambiente, l’aria, la vegetazione. Un gruppo di noi che si è associato sotto la sigla di “Laudato Si’” ha pubblicato un libro di riflessione per il dopo pandemia dal titolo “Niente di questo mondo ci risulta indifferente” che si può trovare in ogni libreria, anche a Varese e che mi permetto di consigliare per la sua rigorosa analisi del legame tra le emergenze in corso.
La gran parte di noi si è resa conto che per il Covid-19 non si tratta di una punizione biblica, un diluvio universale in nuova versione, ma di una pura conseguenza di quello che l’umanità, intesa come specie, procura al vivente, all’ambiente che la circonda e che non è a sua totale e irresponsabile disposizione.
Credendo oggi di esserne usciti davvero, come sembrerebbe dalle immagini che ci rimanda ogni video da ogni dove, non abbiamo voglia di trarre ispirazioni meditate, tanta è la fretta di riappropriarci delle nostre vite, perché abbiamo sempre bisogno di prendercela con qualcuno per le disgrazie e le incertezze future alle quali ci ha esposto la pandemia.
Prima di cedere alle sirene e trovare acque percorribili per i nostri rancori occorre un approccio razionale. Dare un nome alle cose, cercare una spiegazione. «Tutto si tiene», sembra il messaggio da rielaborare: la dipendenza dei virus dall’organismo che lo ospita, e la sua superiore e suprema capacità di adattarsi a condizioni climatiche a lui più favorevoli è impressionante e non l’avevamo presa in considerazione.
O la pandemia ci apre gli occhi su quel che sta avvenendo tra la specie umana e il resto del pianeta oppure sarà lei ad assorbire tutte le preoccupazioni: i cambiamenti climatici, le migrazioni e le guerre torneranno allora in fondo alla lista delle priorità. L’aumento della disuguaglianza sociale e della precarietà del lavoro e dell’esistenza, la disuguaglianza di genere, la crisi climatica e la disponibilità finita di risorse naturali si sono rivelate in tutta la loro materialità come prodotto del comportamento della specie umana, del conflitto sociale che la attraversa ora e dell’interdipendenza tra tutto quanto proviene da una storia comune, ovvero, da una stessa origine che si data circa 14 miliardi di anni fa. Una storia fatta di interconnessioni e successive cosmogenesi, che relegano ai margini l’antropocentrismo e il patriarcato. che hanno caratterizzato lo sviluppo in occidente, per accettare il paradigma della produzione espansiva, dettata dalle regole della massimizzazione del profitto e dall’ostinato negazionismo delle emergenze verso cui si sta accelerando.
Pensando a tutto questo, che fine hanno fatto la Laudato Si’, Bergoglio. Leonardo Boff, Greta Thunberg e Bernie Sanders? Bastano le sparate di Bolsonaro, Trump, Orban e Salvini per convincerci che una questione epocale si può giocare tutta tra “leoni” virtuali e bolsi con la mascherina sul collo e con nessuna proposta per il futuro dei nostri nipoti? Perché mai l’epidemia di Covid-19 ha potuto avere quest’effetto su figure politiche come quelle indicate per prime, che hanno invece programmi e intuizioni più attuali che mai?
Ci si dovrebbe chiedere: chi ha fatto sparire dal sagrato piovoso del Bernini un papa profetico in questa Europa litigiosa e, dal resto del pianeta Greta Thunberg e Bernie Sanders, con indubbie complicità anche dei nostri attuali flebili governanti?
Se si escludono le poche righe con cui Thunberg si dice convinta di essere sopravvissuta al covid-19, si sente parlare pochissimo del movimento mobilitato dalla sua protesta. Quanto a Sanders, nonostante abbia invocato misure (come la copertura sanitaria universale) che oggi, durante l’epidemia, sono riconosciute come necessarie in tutto il mondo, anche lui non si vede o sente più da nessuna parte. Perché l’epidemia di covid-19 ha avuto quest’effetto su figure politiche che hanno programmi e intuizioni più attuali che mai?
Lo voglio affermare con tutto il coraggio richiesto dalla fase drammatica che attraversiamo: la cruciale battaglia ideologica e politica in corso in questi giorni riguarda il legame tra questi quattro ambiti: epidemia di covid-19, crisi ambientali, razzismo e pericolo nucleare. L’establishment preme perché restino separati, e suggerisce addirittura che siano in contrasto tra loro. Sentiamo dire che il nostro compito principale ora è di far ripartire l’economia, e che di conseguenza dovremmo disinteressarci un po’ dei problemi ambientali. Sentiamo dire che le rumorose proteste antirazziste spesso violano le norme di distanziamento sociale, e dunque contribuiscono al contagio, e così via.
Per opporsi a questi ragionamenti è necessario sottolineare i legami fondamentali tra questi ambiti. E, quindi, tornando alla nostra domanda di sopra: la scomparsa di Bergoglio Thunberg e Sanders dalla nostra sfera pubblica non significa che fossero troppo radicali per la nostra epoca di crisi virale, nella quale sono necessarie più voci capaci da unificare. Tutto il contrario, non erano forse abbastanza convincenti: non sono riusciti a proporre una nuova visione globale che avrebbe reso nuovamente d’attualità il loro progetto anche in tempi d’epidemia. A meno che noi ne ripercorriamo la strada e non lasciamo cadere il messaggio…
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