Anni fa, era il 2010, aveva molto colpito l’esempio di Gallarate che era riuscita a dotarsi, dopo averlo a lungo desiderato, di una nuova e straordinaria sede per il museo di arte contemporanea, comprendente le collezioni del Premio Città di Gallarate e le acquisizioni di opere dei maggiori artisti italiani che prima si trovavano alla Gam. Tutti ne avevano raccontato e scritto. A inaugurare l’evento era stata una splendida mostra dedicata ad Amedeo Modigliani.
Quando purtroppo un incendio distrusse, in tempi troppo vicini alla sua nascita, era il 2013, parti importanti dell’edificio, unanime fu il disappunto. Gallarate si mostrò commossa e operativa. Molte opere vennero messe in salvo grazie alla partecipazione di tanti concittadini che si erano presentati volontariamente a offrire aiuto. Era la dimostrazione, evidente e concreta, di quanto la città amasse il museo, così come sempre era andata fiera dei suoi numerosi teatri. Uno in particolare, il Teatro delle Arti, guidato da don Alberto Dell’Orto, era stato a sua volta colpito da un disastroso incendio, ma grazie all’aiuto di tutti si era ben presto rimesso in piedi.
Si è saputo di recente del proposito di portare la biblioteca cittadina nel museo Maga, qualcuno ha commentato a scapito degli spazi espositivi. Vogliamo credere che non sarà così, che l’amministrazione capitanata dal sindaco Cassani continuerà a supportare al meglio, come in passato è stato fatto, questa realtà museale che onora e costituisce un punto di attrazione imprescindibile per chi ama l’arte, in particolare quella contemporanea: la cenerentola delle arti, così la definiva con affetto paterno Sivio Zanella, padre del Premio Città di Gallarate che con tutte le sue forze e il suo amore di artista aveva desiderato e voluto questo moderno tempio del bello che porta anche il suo nome.
Si tenga dunque conto dell’ importanza di quanto la citta è riuscita a proporre e portare negli anni in via de’ Magri e non si abbandoni Cenerentola ai capricci di chi eventualmente non la ama, almeno quanto si amano altre espressioni artistiche.
In quegli anni felici Gallarate sembrava bagnare il naso a Varese, che si segnalava per non volere sembrare più la stessa Citta Giardino conosciuta fin dagli anni Cinquanta e Sessanta. Quando peraltro erano state già operate scellerate scelte urbanistiche e di mobilità, ma per vivibilità, pulizia e aria pulita Varese poteva dirsi ancora una terra di privilegi.
Allorché nacque il Maga ai visitatori piacevano di Gallarate anche la sistemazione del centro, la pulizia e l’ordine del suo salotto nella piazza principale, la scelta di poter usare le biciclette con agio, cose che a Varese i nati nel dopoguerra avevano conosciuto ma poi sempre meno visto col trascorrere degli anni. Mentre i loro genitori correvano in centro città, seguendo il percorso dei binari dei tram, negli ultimi anni del secolo e nei primi del 2000 i varesini erano ormai assediati dai gas di scarico delle automobili.
Oggi il Covid ha maggiormente sottolineato le condizioni di inquinamento in cui versano Busto e Gallarate. E se vi capita di transitare per Gallarate, non potrete non registrare la pesantezza dell’aria che costringe a chiudere i finestrini dell’auto senza rimpianti.
I cittadini di Varese possono invece dire che il capoluogo sta avendo un recupero significativo dopo la batosta inflitta dagli ultimi dieci anni di amministrazione leghista, lo dimostra la risalita nelle classifiche della qualità di vita. Si veda poi anche la cura delle ville, ormai tutte recuperate al meglio, vanto varesino di verde, storia e bellezza: tra le altre palazzo Estense e Villa Mirabello, il castello di Masnago e Villa Toeplitz in particolare che, dopo anni di incuria, è tornata essere gioiello imperdibile. Andateci in visita e sarete entusiasti. E presto anche Villa Mylius sarà recuperata e trasformata in Accademia del gusto.
Varese, che ha recuperato già in buona parte il tempo perduto, non vuole bagnare il naso a nessuno, ma piacerebbe invece ci fosse una bella gara e si potesse andare dal nord del capoluogo varesino al sud della provincia, passando da un gioiello all’altro.
Il Maga può dunque ben gareggiare ad esempio con le ottime iniziative di Villa Panza che, in combine con Villa Mirabello, lo scorso anno, ha richiamato a Varese una folla di visitatori per ammirare le opere di Sean Scully e Renato Guttuso.
A Varese è anche in fase di completamento la sede della Fondazione Morandini, altra perla di arte contemporanea del territorio. Iniziativa privata questa, ma che promette già peraltro il coinvolgimento di tanti visitatori. È notizia di questi giorni che via Del Cairo sarà di fatto, e non solo per il nome del grande pittore intestatario, dedicata all’arte. Nel senso che vi metterà mano a breve proprio Marcello Morandini, creando un collegamento raffinato ed elegante tra via Staurenghi e il corso Matteotti reinventato dalle virtuose geometrie del maestro.
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