L’ONU compie 75 anni essendo stata creata a San Francisco quando la seconda guerra mondiale non era ancora finita. La leggenda racconta che il Presidente americano Franklin Roosevelt era accorso nella stanza di Winston Churchill, ospite alla Casa Bianca, per comunicargli con slancio di aver in mente il nome giusto, United Nations, trovandolo in vestaglia da notte.
L’entusiasmo di Roosevelt era dovuto alla necessità di dare un seguito alla Lega delle Nazioni che aveva fallito fra la prima e la seconda guerra mondiale lasciando il mondo in preda a terribili convulsioni sociali e movimenti “rivoluzionari”. Nel 1945 gli Stati aderenti all’Onu erano 50 ed ora sono 193, praticamente tutta la comunità mondiale.
L’Economist e altri media internazionali stanno dedicando molti servizi a questo compleanno mettendo in risalto i lati positivi e negativi dell’azione dell’ONU in un modo adeguato anche ai non addetti ai lavori. Di questo sforzo di comprensione c’è grande grande bisogno per far uscire le discussioni dai circoli specializzati o dalle banalità delle vuote chiacchiere.
Le Nazioni Unite erano una volta molto più rispettate di oggi e così altre strutture internazionali come l’Organizzazione mondiale per il commercio, quella per la non proliferazione nucleare, e l’ormai famosa Organizzazione mondiale della sanità.
L’Economist mette in evidenza il rischio che la spinta isolazionista di Donald Trump, “America First”, colpisca ulteriormente l’ONU fino a renderla ben poco utile. In realtà, come anche altri media affermano, il ridimensionamento era cominciato perfino con Obama e ben prima dell’affermarsi del sovranismo nazionalista in Europa e nel mondo.
Molte le critiche aspre all’ONU e alle sue Agenzie che in realtà hanno avuto e hanno la loro importanza strategica. E’ ancora una sede valida per far confrontare gli Stati in pericolosa competizione fra loro. Il suo budget è poco più grande di quello della polizia di New York ma l’azione di peacekeeping protegge circa 125 milioni di persone in varie parti del globo e così via.
D’altra parte l’ONU non ha saputo evitare tanti massacri cosiddetti regionali e 75 anni sono un periodo lunghissimo nel quale i rapporti di forza fra gli Stati sono enormemente cambiati, il che rende indispensabile l’adeguamento istituzionale. Basti osservare che del fondamentale Consiglio di Sicurezza dell’Onu fanno ancora parte, quali membri permanenti, la Francia e la Gran Bretagna che non hanno il ruolo che avevano nel 1945, mentre sono esclusi Germania, Giappone, India, Brasile e tutto il continente africano.
Gli Stati Uniti sono tuttora la democrazia più forte e l’asse portante degli equilibri internazionali e tuttavia la sua crisi di credibilità, dovesse durare anche nei prossimi anni, preoccupa molto. Anche e non soltanto per questo, si impone un forte spazio riformatore che prenda atto, ad esempio, della forza della Cina senza troppo concedere però all’espansionismo di uno Stato comunista illiberale e autoritario.
Tutte le Organizzazioni mondiali (compresa quella per la sanità) traggono la loro forza dall’esistenza dell’ONU. Il controllo sulle pandemie, la diffusione dei vaccini, le enormi differenze economiche e culturali fra le nazioni, alcune delle quali in pieno collasso sanitario, sociale ed umanitario, richiedono il rafforzamento e non l’ulteriore indebolimento delle Istituzioni mondiali.
Servirebbe però creare un consenso di opinione pubblica, almeno nelle democrazie dove questo è possibile, affinché le diffidenze e le delusioni verso la globalizzazione economica non diventino colpi di piccone alle Organizzazioni internazionali.
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