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Società

SOSTENIBILITÀ

LIVIO GHIRINGHELLI - 26/06/2020

allevamentiNel recente dibattito si è assistito ad una forte contrapposizione fra i sostenitori dell’agricoltura biologica e biodinamica e di quella convenzionale alla luce dei vincoli già posti dall’UE. Bisogna allargare la discussione alle innovazioni che possano coniugare sostenibilità e produttività, fondando la sfida sulla ricerca di equilibrio fra società e natura. Questo di fronte alla massiccia deforestazione, consumo d’acqua, perdita di biodiversità, erosione e impoverimento dei suoli, alti livelli di emissioni di gas climalterante e sapendo sfuggire alla trappola malthusiana. La parola chiave è agroecologia.

Attualmente i gas associati all’allevamento del bestiame ammontano a 7,1 gigatonnellate (il 14% di tutti i gas serra prodotti dall’agire umano). Al metano emesso direttamente dai ruminanti si sommano le emissioni di anidride carbonica connessi alla produzione di soia, mais e altri cereali in pasto agli animali (il 35/40% dell’intera produzione mondiale di cereali è per gli animali e il consumo di carne negli ultimi 50 anni è quasi raddoppiato, per cui è necessaria una dieta più vegetariana. Si assiste poi all’abbandono dei terreni e al sovrasfruttamento delle persone. L’interesse del consumatore non si salvaguarda soltanto abbassando i prezzi: è necessario il rispetto dell’etica nel lavoro, nelle relazioni commerciali e nella qualità delle produzioni. Le politiche agricole devono poi rispettare il cammino storico, in cui la natura è sempre stata alleata delle società umane. Per quanto riguarda la nostra agricoltura per fortuna l’impiego di fitofarmaci è continuamente diminuito. Le emissioni di gas serra complessive del reparto agroalimentare confortano rispetto al livello globale. Criticità rimangono l’agricoltura intensiva con rotazioni corte, le coltivazioni protette pongono il problema dell’elevato impiego d’energia, dei materiali plastici ; le colture erbacee presentano un elevato utilizzo di diserbanti, mentre le colture arboree italiane consentono comunque un buon livello di biodiversità.

L’agricoltura biologica punta ad arrivare al 30% della superficie coltivata nei prossimi dieci anni. Si è rivelata spesso l’unica forma di agricoltura capace di successo nel ritorno alla terra e nel coinvolgimento di molti giovani. Criticità da superare: 1) per molte colture e in diversi ambienti produrre biologico significa ottenere rese per unità di superficie più basse rispetto alle potenzialità; 2) le tecniche di produzione biologica non sono automaticamente sinonimo di sostenibilità; 3) i vincoli nell’impiego di mezzi per la difesa da patogeni e parassiti annessi nel biologico per alcune colture, come ad es. il mais,possono rendere il prodotto inutilizzabile per l’alimentazione umana. Serve poi maggiore sperimentazione e disponibilità da parte del mondo della ricerca.

La sostenibilità nel lungo periodo deve porsi in relazione non solo cogli aspetti ecologici, ma anche con quelli economici e sociali. Nello scenario nazionale non esiste una sola ricetta universalmente valida. Ruolo chiave hanno la formazione del personale, la sperimentazione e il trasferimento tecnologico. L’intensificazione sostenibile è da mettere in relazione con un elevato impiego di conoscenza. E si deve essere disposti a remunerare adeguatamente le produzioni maggiormente ecocompatibili. È necessario poi integrare tutte le opzioni possibili per nutrire un pianeta, che nel 2050 avrà oltre dieci miliardi di abitanti con cibo sano, sicuro e mantenendo un adeguato equilibrio sociale e ambientale. Sarà altresì necessario produrre il30% del cibo in più usando la stessa superficie arabile, fermare la deforestazione, tagliare le emissioni imputabili alla produzione alimentare. Bisogna avere una visione integrata dei processi oltre i singoli momenti colturali, che comprenda le fasi della trasformazione e della commercializzazione fino al consumo. A prodotti agricoli sicuri devono corrispondere prezzi contenuti. Vanno promosse forme di finanziamento diffuso e modelli familiari e cooperativi alternativi al capitalismo speculativo.

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