La pandemia, oltre ad aver impoverito tutto il globo terrestre rendendo difficoltose le relazioni interpersonali e mettendo in crisi (o fermando) le attività economiche, ha portato al grave danno della chiusura delle scuole.
Tornare a scuola in presenza, ma anche e soprattutto in piena sicurezza. È questo l’obiettivo annunciato del Governo e del Ministero dell’Istruzione.
È stato quindi istituito presso la Protezione Civile il Comitato Tecnico Scientifico che ha individuato i requisiti per l’apertura delle scuole. I membri di questo Comitato hanno consegnato al ministro competente un documento in cui hanno ribadito dei principi che sono diventati ormai abitudinari nei rapporti interpersonali, e quindi:
Il Comitato Tecnico Scientifico ha voluto dare anche delle indicazioni riguardo il distanziamento fisico degli studenti imponendo la revisione del layout delle aule con una rimodulazione dei banchi, distanziati tra loro di almeno un metro. Sono state date anche delle indicazioni per quanto riguarda il distanziamento delle persone nel momento in cui verranno a contatto tra loro. È stabilito che deve essere mantenuta almeno la distanza di due metri. Ciò vale anche per l’eventuale attività di refezione in spazi che dovrebbero essere ampiamente arieggiati. Non posso non far presente la necessità che i proprietari degli immobili scolastici (che di solito sono il Comune ovvero la Provincia) debbano trovarsi tra loro per un’analisi completa sugli spazi disponibili. Potrebbero essere individuate delle possibili collaborazioni col territorio sulla base di specifici accordi, al fine di aumentare gli spazi didattici complessivi.
C’è la necessità che loro individuino azioni che possano superare quanto è capitato in passato, dove gli spazi scolastici erano completamente occupati dagli studenti. Nuove costruzioni negli ultimi anni sono state edificate con grandi difficoltà per la mancanza di danaro ovvero per lungaggini burocratiche. Ho quindi timore che queste non possano essere fatte nei tempi molto brevi in cui dovranno riprendersi le lezioni.
Non è pensabile che si possano allestire altri spazi pubblici quali palestre e teatri che debbono essere utilizzati per una completa funzione educativa.
Il Comune di Varese che certamente si occupa della gestione dei servizi educativi per la prima infanzia, dovrà applicare le regole comportamentali di cui sopra sia nei rapporti tra educatore e bambini nonché nel rapporto tra bambini. In particolare il distanziamento fisico tra questi soggetti, presenta criticità più marcate che dovranno richiedere particolari accorgimenti sia organizzativi che nel comportamento del personale.
Il C.T.S. chiede per questo indicazioni e risorse addizionali circa la pulizia assidua delle superfici, il lavaggio frequente delle mani e la riduzione del numero degli alunni contemporaneamente presenti in classe, prevedendo «un affollamento ulteriormente ridotto rispetto ai criteri applicati nel contesto di classi di ordine superiore». Affollamento che, seguendo il criterio applicato dal C.T.S., dovrà essere ancor minore nel caso dei servizi dedicati ai più piccoli.
Non posso non essere preoccupato del fatto che queste regole debbano sostenersi in base a fondi che le istituzioni al momento rischino di non avere.
Prima o poi i genitori che lavorano devono avere delle risposte adeguate tanto che non potranno utilizzare le scuole private che saranno sottoposte al rispetto delle regole sopra dette e che rischiano a loro volta di non avere i soldi necessari.
Deve essere quindi realizzato un piano per l’edilizia scolastica dato che molte scuole sono ospitate in edifici di prima del 1976 o che hanno altri problemi. Deve essere poi consentito alle scuole di avere un’adeguata connessione internet a banda larga.
Il Sindaco del Comune di Varese e il Presidente della Provincia hanno da realizzare un obiettivo condiviso. Quello di dare concretezza a una discussione sul rilancio delle scuole che senza proposte operative rischia di rimanere lettera morta. Non possono scordarsi i 3-4 miliardi di buco atteso dai governatori, che si accompagnano agli almeno 3 miliardi di perdite ancora scoperte dai sindaci.
In mancanza di fondi, insomma, per tutte le istituzioni competenti si incontrerebbe indubbiamente la difficoltà ad attuare quanto il Comitato Tecnico Scientifico vorrebbe fosse attuato.
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