Un anno di campagna elettorale non è molto per una capitale che la ‘decrescita felice’ (ma meglio sarebbe definirla infelice) a guida 5 Stelle ha messo a dura prova. A Giugno del 2021 infatti si voterà per il primo cittadino del Campidoglio ed i partiti, usciti dalla bolla del ‘lockdown’, iniziano a guardarsi intorno.
L’agenda dei problemi irrisolti è fittissima: dallo smaltimento dei rifiuti al trasporto pubblico, dalla riqualificazione delle periferie alla cura dei parchi, dalle buche sulle strade alla storia infinita della metro C, dai carrozzoni delle municipalizzate alla gestione della burocrazia, dalla tutela dei beni storici all’emergenza abitativa. A tutto ciò si aggiunge una pesante crisi economica che l’emergenza Covid ha accelerato ed i cui pesanti esiti si vedranno a partire da Ottobre.
Ma già ora la fase tre di Roma si presenta con molti negozi, bar e ristoranti chiusi, lunghe file davanti alle poste, alle banche, o alla circoscrizioni. Una generale atmosfera di incertezza avvolge la città. Tutto è diventato più complicato mentre la ripresa del turismo che salvava i bilanci della città è ancora di là da venire.
In un quadro così desolante quali sono i primi passi degli schieramenti verso il voto?
Il centrodestra considera la vittoria a Roma un obiettivo a portata di mano. Le tre anime (Forza Italia, Fratelli d’Italia, Lega) hanno da tempo iniziato a confrontarsi. La Lega, dopo il voto europeo che aveva portato a Roma il partito al 25,8 per cento, rivendica un suo candidato. Nomi non se ne fanno ma c’è chi osserva una certa debolezza del partito sul territorio della capitale a vantaggio di un crescente pressing a livello nazionale.
Voci di corridoio osservano che Salvini potrebbe, ma questa è una ipotesi, accettare di sostenere una candidatura di Giorgia Meloni (che i sondaggi danno in forte crescita) in cambio di una serie di assessorati chiave. Nel 2016 la leader di Fratelli d’Italia era arrivata terza dopo Virginia Raggi e Roberto Giachetti. Interpellata dai giornalisti la Meloni non ha escluso la possibilità di iniziare la corsa. “Ma non subito” ha tenuto a specificare volendo aspettare gli sviluppi sulla tenuta del Governo Conte bis alla difficile ripresa autunnale.
Altra ipotesi nel centrodestra è quella di una figura istituzionale non strettamente partitica ma in grado di rilanciare l’immagine della capitale. Per ora i nomi interpellati (l’ex ministro Giulia Bongiorno, il direttore del teatro Eliseo Luca Barbareschi, il vice presidente della Camera Fabio Rampelli) hanno declinato.
A sinistra la situazione appare più complessa. Sicuramente a differenza di quanto accade in Parlamento il Pd non è disposto a sostenere i Cinque Stelle. Il degrado della città è talmente evidente che nessuno osa scommettere (a parte i grillini ovviamente) su un secondo mandato della Raggi.
Girano perciò i primi nomi: dal ministro Roberto Gualtieri (che lo scorso marzo ha ottenuto un 62,2% di tutto rispetto nel seggio politico lasciato libero nel quartiere Prati da Paolo Gentiloni) all’ex premier ed ora direttore dell’Istituto di studi politici di Parigi Enrico Letta (che però in una intervista ha respinto l’offerta) al sottosegretario all’ambiente Roberto Morassut, già assessore con Veltroni e recente ideatore di un “riformismo civico per Roma”.
Nella capitale il Pd è sempre stato piuttosto litigioso. Decisivi per gli sviluppi saranno, oltre ovviamente al segretario e Presidente della regione Lazio Zingaretti, i ‘deus ex machina’ Giorgio Bettini e Walter Tocci.
Sullo schieramento di sinistra aleggia poi la figura del battitore libero ed ex ministro Carlo Calenda. Il fondatore di ‘Azione’ non nasconde la propria intenzione di correre per il Campidoglio. Il suo progetto è una alleanza con la società civile ed il terzo settore estremamente vivaci nella città (come si è visto per l’emergenza Covid) ma spesso trascurati dalla politica.
Bocche cucite tra i grillini. La ricandidatura di Virginia Raggi è legata allo scioglimento o meno del divieto ad un secondo mandato. La piattaforma Rousseau non ha ancora affrontato il tema tra gli iscritti e nel movimento ci sono pareri discordi sull’operato del primo cittadino a cui va riconosciuto di aver ereditato una situazione amministrativa disastrosa, di aver introdotti criteri più certi nelle gare pubbliche e di aver cercato di combattere la corruzione che a tutti i livelli dissangua le già scarse risorse.
Un impegno che però non è riuscito a sfondare (forse anche per una certa alterigia tipicamente grillina) sui temi più sentiti dai cittadini come i servizi: pulizia,trasporto,decoro. Una immagine della città che si è avvicinata pericolosamente agli standard delle capitali di qualche Paese in via di sviluppo. “Bisognerebbe riempire le strade di gru, invece vedo solo una città ferma e passiva” commenta Filippo Tortoriello di Confindustria. “Roma non è accogliente per le imprese e offre una qualità della vita pessima a chi deve spostarsi per lavorare. Praticamente una Tunisi 3.0” taglia corto un collega della stampa estera. Se dodici mesi vi sembran molti…
You must be logged in to post a comment Login