Nell’angusto cortiletto condominiale che è la tv italiana, sta andando in scena uno psicodramma di raro tempismo: il DG di Mamma Rai Fabrizio Salini è puntutamente sceso in guerra contro lo strapotere delle case di produzione e degli agenti dei divi, che secondo lui fanno il bello e il cattivo tempo. Le linee guida del manager sono chiare e definitive, al confine col velleitario: per le star compensi suppergiù dimezzati (e chi non è d’accordo se ne può andare, ovviamente alla concorrenza, che sta alla finestra e ringrazia…) e ritorno – volitivo e italianissimo – alla produzione interna.
Un’antifona sentita già molte volte, almeno quante si è detto “fuori la politica dalla RAI”, salvo poi trovarsela in ogni dove… comunque Salini, messo in posizione apicale nella TV di Stato ai tempi del governo gialloverde, e poi imperturbabilmente rimasto saldo sulla sua poltrona anche con il successivo capovolgimento giallorosso (come tutto lo staff dirigenziale RAI, a onor del vero) ha scelto questo momento delicato dell’anno, quando cioè si è appena chiuso un palinsesto – peraltro mortificato da quella tempesta perfetta chiamata COVID – e non è ancora stato presentato quello nuovo, con tutto il suo portato di scommesse, incognite, rischi aziendali e conferme, per far saltare il banco facendo la voce grossa.
Delle due, l’una: o gli dice bene, e tutti rimangono alle sue condizioni, magari in attesa di una sistemazione migliore da cercarsi con calma, oppure resta solo soletto sotto il ‘Cavallo morente’ di Fiume, con tutte le fiches ancora in tasca ma i palinsesti vuoti di facce e di idee…
Le star (e le idee che portano in scena, chiamate “format” con orribile termine tanto caro ai master universitari specialistici) però non sono tappezzeria in televisione, sono viceversa il carburante del medium, fin dai tempi di Mike Bongiorno ed Enza Sampò. Niente star, niente ascolti, niente pubblicità, niente televisione. Le star generano ricchezza, un po’ come i calciatori: si può discutere l’aspetto “morale” del meccanismo, ma funziona così. E la squadra puoi anche farla lasciando partire i pezzi migliori (magari non vendendoli al tuo rivale: nel calcio si può, nella TV italiana è un po’ più arduo…) e mettere insieme un po’ di seconde linee: qualcuno magari cresce, ma intanto devi cercare di non retrocedere. La Rai ha il canone e non dovrebbe avere pubblicità; ma ce l’ha. E spesso, con una manciata di spot venduti all’interno di un programma di successo, ci si ripaga il cachet dell’artista per un anno.
Intanto, le voci sui palinsesti prossimi venturi – che normalmente vengono presentati all’inizio dell’estate, ma che quest’anno per obbligo di distanziamento stanno slittando (insieme con i loro faraonici buffet per addetti ai lavori) a data da destinarsi – si stanno avvitando sui nomi del cosiddetto “sottobosco”.
Nei giorni scorsi, si è molto parlato delle “purghe” che la Rai starebbe applicando ai volti “sovranisti”, cioè a quelle star (chiamate “talent” con orribile termine, tanto caro ai master universitari specialistici di cui sopra) che erano state piazzate o promosse durante la stagione del governo gialloverde.
Sembrano quindi in discesa le quotazioni di Roberto Poletti, già biografo ufficiale di Salvini, passato in una notte dalla trincea di TeleLombardia alla conduzione di UnoMattina (RaiUno) e con altrettanta velocità – sembrerebbe – detronizzato. Così dicasi per Lorella Cuccarini, icona degli anni ’80 e miss endorsement (nel gennaio 2019 si era definita “la più sovranista degli italiani”, sentenziando che in Italia non si votava da 9 o 10 anni, gettando nello sconforto con una sola frase tutti i costituzionalisti dal 1946 a oggi), che starebbe perdendo la conduzione di Vita in Diretta, e anche Elisa Isoardi – ex fidanzata del Segretario leghista – che termina la sua parabola alla Prova del Cuoco, chiudendo lo stesso programma, uno dei punti forti del palinsesto di RaiUno dal lontano 2 ottobre 2000, anche se condotto da Antonella Clerici (ah, queste inutili star… pardon: “talent”)
Intanto, quatto quatto Milo Infante, che tutti ricordiamo – dopo un apprendistato nella sempre razzente TeleLombardia – eterno conduttore del pomeriggio di RaiDue in cui è entrato nel lontano 2003 (in quel momento a palazzo Chigi c’era Berlusconi, a dirigere Raidue il leghista Marano), dopo anni di prudente inabissamento nelle retrovie della TV di Stato con l’autunno tornerà alla conduzione di prima linea (sempre sul 2, sempre di pomeriggio) con un nuovo programma di informazione giornalistica (finalmente, non ce n’erano abbastanza!) chiamato con inattesa zampata creativa “Ore 14”. La trasmissione andrà in onda dagli studi di Milano “a cui legherà la sua immagine – puntualizza Infante in fase di presentazione – aprendola però a temi e argomenti provenienti dal resto del territorio nazionale, il tutto in un clima pacato ma allo stesso tempo non scevro di domande scomode”.
Lo vedremo volentieri, sempre che non sia più interessante il programma che lancerà invece RaiUno alla stessa ora: si intitolerà “Ogni Mondo è paese”, sarà condotto da Serena Bortone (strappata ad Agorà, storico approfondimento giornalistico mattutino di RaiTre) e sarà – manco a dirlo – un programma che si propone di fare approfondimento giornalistico, articolandosi in tre parti: interviste, informazione e racconto del Belpaese. Per completare l’offerta, da parte sua RaiTre confermerà dalle 14 alle 15 la solita trafila di TG e approfondimenti giornalistici.
Insomma, chi si sentisse già abbastanza informato e dopo pranzo volesse guardare un po’ di sano intrattenimento sulla TV pubblica, potrà sempre scanalare sulla BBC. Ma attenzione: là i programmi non sono “scevri” di parole in inglese.
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