(S) La settimana scorsa ci hai lasciati fuori, per raccontare di un’esperienza tua personale, va bè, te lo abbiamo concesso. Ora però, lasciando perdere tanti argomenti politici che hanno perso di attualità, ti sfido a giocare l’apologia sulla questione della demolizione delle statue di personaggi di una certa importanza, talvolta da parte di minoranze rancorose, talvolta con atti ufficiali delle municipalità o di altre istituzioni. Dico subito come la penso: questa è solo furia iconoclastica di professionisti dell’odio, alimentata da ideologie escludenti. Libertà e democrazia esigono il rispetto di tutti e per tutti, anche per i personaggi del passato che possono aver agito in modo coerente con i loro tempi, ma oggi giudicato diversamente. Non tener conto della diversità delle circostanze è una posizione antistorica. Onirio naturalmente non è d’accordo.
(O) Certo che no! Le statue sono ‘monumenti’, messi lì per dire qualcosa, con un ‘intenzione’ precisa. Non c’è nulla di più ideologico e quindi contingente, sottoposto all’usura del tempo e degli avvenimenti. La storia è divenire, sia nel suo accadere, sia nella sua memoria e nel suo essere raccontata. Cambiare il messaggio che si manda alle generazioni che ci seguono, non solo è lecito, ma persino doveroso. Non ci deve preoccupare del cambiamento, piuttosto del congelamento della memoria. Il passato deve passare, deve essere giudicato, sia per essere onorato, sia per essere esecrato o perlomeno discusso. Se questa discussione non avviene, diciamo naturalmente, nei luoghi e nei momenti opportuni, per esempio nelle scuole, nelle occasioni culturali riconosciute, è inevitabile che si manifesti un dissenso molto accanito. Quando, come ha accennato anche Conformi, non si muovono le istituzioni, è giusto che si muovano i dissidenti, anche in modo estremistico. Non voglio dire che tutte le azioni di questo tipo siano giustificate; lo sono certamente tutte quelle contro coloro che si sono macchiati consapevolmente di delitti contro l’umanità. Quindi non semplicemente per una differenza politica, religiosa o ideologica, ma per aver abbracciato una negatività totale.
(C) Mi avete messo in imbarazzo, mi sembra che abbiate buoni argomenti tutti e due e tuttavia non mi riesce di dare ragione a uno o all’altro e nemmeno un po’ per ciascuno. Scusate l’arroganza, cerco di spiegarmi. In fondo sembrate parlare di due argomenti diversi. Sebastiano punta la sua attenzione sulla storia come giudizio sul passato: forse ripetendo un assioma di Benedetto Croce, sostiene che la Storia non deve essere giustiziera, ma giustificatrice (scrivo Storia con la maiuscola per indicare quel pensiero umano che cerca di rendersi conto dell’accaduto e nelle sue ragioni profonde). Quindi Conformi afferma due concetti inattaccabili: che il giudizio sulle persone deve tener conto sia delle convinzioni e delle leggi del loro tempo e che ne deve essere conservata una memoria pura, non solo mediata dal giudizio negativo dei posteri. Si dice che la storia è scritta sempre dai vincitori; posso aggiungere che questo vale, sembra un paradosso ma è giusto che valga anche per le correnti culturali, che possono, anzi devono continuamente riscrivere la Storia. Questo pensiero introduce alla ragione che riconosco a Onirio: la storia in atto, (la scrivo con la minuscola per distinguerla, ma forse meriterebbe una supermaiuscola), la storia come azione che l’umanità compie ogni giorno, inevitabilmente tende a correggere il passato, sia nella sua natura materiale, cioè creando nuove cose, nuovi costumi, una nuova visione del mondo, sia nella proposizione di un giudizio diverso sul passato. La storia modifica inevitabilmente anche la Storia e, se vogliamo essere precisi, impatta anche sulla storiografia. Pretendere di cambiare la memoria proposta ai cittadini attraverso il messaggio veicolato dai ‘monumenti’ non è una violenza, ma è una conseguenza legittima del desiderio di cambiamento connaturato ad ogni movimento culturale, sociale, politico.
(S) Come sempre cerchi di salvare Capra e Cavoli. Ma il giochetto del proverbio non si adatta alla realtà. Vuoi che ti sveli l’irrealtà di quell’esempio? Anche se non vuoi lo faccio lo stesso. L’esempio è totalmente irreale, perché nella realtà sociale non esiste qualcosa di paragonabile ai Cavoli, un soggetto che è solo passivo rispetto ai due ‘attori’, non può recare danno a nessuno di loro e nello stesso tempo non suscita l’interesse del più forte dei tre. C’è un’asimmetria logica tra i tre protagonisti dell’apologo, che non si riscontra nella realtà che stiamo esaminando, dove i soggetti sono molteplici, tutti in grado essere ‘nemici’ e quindi di voler e poter affermare un proprio sistema di valori a preferenza di tutti gli altri. Allora quale sistema deve essere preferito: soltanto quello che lasciando tutti liberi, non s’impone a quelli diversi da sé, tanto meno pretende di obliare quelli che l’hanno preceduto.
(O) Fino a questo punto potrei anche seguirti, in teoria, ma è la pratica, la realtà fattuale che smentisce la fattibilità di un sistema liberale, per così dire puro: la sua purezza è la sua debolezza; una democrazia ‘disarmata’ sarebbe una democrazia debole. Per resistere nel tempo la democrazia deve essere più forte dei propri nemici, perciò deve espellere le tossine culturali che ne minacciano la sopravvivenza. Nell’apologo della Capra e dei Cavoli c’è un quarto soggetto, che Sebastiano dimentica: il Pastore, che frappone la sua intelligenza e la sua forza al danno che la Capra farebbe ai Cavoli e il Lupo alla Capra: la democrazia non è solo una regola, nell’apologo sarebbe: ‘tenere separati i nemici’, ma una forza reale e intelligente che è in grado di mantenere ciò che promette. È questa forza, il Pastore nella metafora, le istituzioni nella realtà, che ha il compito e il dovere di mantenere l’equilibrio tra le varie componenti della società.
(C) Devi ammettere, Sebastiano Conformi, che Onirio Desti ci ha fatto fare un passo in avanti, evidenziando il compito del Pastore. Ma, proseguendo nella forzatura dell’apologo devo fargli notare un limite del paragone: nella realtà può accadere che il Pastore sia debole e divenga incapace di adempiere al suo compito di equilibratore e che consenta la prevalenza ora dei lupi, ora delle capre o dei cavoli e che parteggiando per uno di questi gruppi lo favorisca. Come vedete siamo andati ben oltre il problema delle statue dei razzisti o di chi rappresenta un eroe per una parte politica e un nemico per quella opposta. La Storia, come la democrazia, dovrà sempre sforzarsi di migliorarsi, senza mai pretendere di essere perfetta.
Quindi il giudizio sull’accettabilità di un monumento celebrativo, in onore di questo o quel personaggio dovrà essere deciso caso per caso, rischiando un giudizio che potrebbe essere anche gravemente errato. Se posso esprimere un mio parere, fallibilissimo, per carità, non è sensato imputare a Cristoforo Colombo tutte le nefandezze compiute dai conquistatori colonialisti che lo hanno seguito, così come nemmeno tutti i coloni hanno le responsabilità politiche e morali di Cortez e di Pizarro. Ma non chiedetemi di andare oltre negli esempi. Ciascuno deve essere in grado di decidere da solo quello che ha fatto Churchill contro Hitler, piuttosto che Truman contro il Giappone o Nelson contro Napoleone.
Di una sola cosa sono: che se si studiasse Storia più profondamente e più attentamente di ogni altra materia, usando di ogni strumento disponibile, senza censure, si renderebbe un grandissimo servizio alla democrazia.
(S) Sebastiano Conformi (O) Onirio Desti (C) Costante
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