Attualità

POKER D’ESTE

DAVIDE GALIMBERTI - 18/06/2020

«Papà, perché adesso che sono tutti a casa tu esci comunque a lavorare?». Marzo, aprile, maggio. Pandemia e lockdown. E quella domanda, che i miei figli mi hanno ripetuto non so quante volte e che mi ha portato a riflettere molto. Andavo tutti i giorni in Comune, così come lo ho fatto quotidianamente negli ultimi quattro anni, perché, quando si assumono cariche pubbliche in cui si crede fortemente, gli altri vengono prima di tutto. Prima di se stessi e, in tante circostanze, prima anche della propria famiglia.

È così per un sindaco, è così per medici e infermieri e per i tutori dell’ordine pubblico e della sicurezza, di cui tutti negli ultimi mesi abbiamo encomiato sforzi e sacrifici. È così per tanti lavori e mestieri che ci consentono di far vivere la nostra splendida Repubblica.

Quattro anni, dicevamo. Tanti ne sono passati da quel giugno del 2016 in cui ho fatto per la prima volta ingresso a Palazzo Estense come sindaco di Varese, insieme a una squadra desiderosa di trasformare e cambiare la città. «Non ti sei mai pentito?» È questa un’altra delle domande che spesso mi vengono rivolte da amici o semplici conoscenti. No, non l’ho mai fatto. Anzi, quanto successo in questi anni e – soprattutto – nell’ultimo periodo, fa crescere ancora di più in me la volontà di andare avanti e di migliorare giorno dopo giorno, la voglia di rimettersi in gioco per tanti concittadini e, soprattutto, per un contesto sociale, economico e culturale che può essere sempre di più un punto di riferimento non solo per chi ha la fortuna di vivere qui ma anche per tutto il Paese.

Mi ero messo in gioco nel 2016 proprio animato dalla volontà di portare nelle istituzioni varesine un principio di dinamismo, una rapidità decisionale che potesse far bene al nostro territorio, cercando di tenere insieme diverse parti della città e facendo squadra. Questo è rimasto e rimarrà sempre, oggi come allora. Anzi, oggi forse questo concetto vale ancora di più, grazie alla significativa esperienza maturata in questi anni e alla maggior conoscenza della città.

Mi guardo indietro e penso che no, pentirmi del percorso intrapreso non lo posso proprio fare. Ci sono stati, è vero, momenti molto difficili, come la pandemia, gli incendi che hanno colpito il nostro Campo dei Fiori, i timori che tornavano a ogni grande temporale o l’assenza delle risorse necessarie per attuare tutto quello che i cittadini chiedono e che io stesso vorrei fare. Eppure, anche in quei frangenti, a prevalere non era tanto l’innegabile fatica, ma la ricerca del bene comune. Così viene naturale guardare avanti, non ai quattro anni passati, in cui sono maturato molto sotto il profilo umano e amministrativo, ma all’anno che verrà. Dodici mesi che saranno ricchi di sfide: la ripartenza di Varese dopo la pandemia, cantieri importanti che la città aspetta da decenni, eventi che riaccenderanno ancora una volta la luce sulla nostra bellissima Varese. Per arrivare al giugno 2021, quando l’operato dell’Amministrazione verrà nuovamente sottoposto al giudizio dei cittadini.

Varese mi ha dato tanto, prima dell’esperienza di sindaco ma ancora di più in questi anni. Credo, o quantomeno spero, di averle potuto rendere qualcosa. Di sicuro io esco tutti i giorni di casa per questo, per l’amore che ho verso la mia città e verso tanti concittadini. Non me ne pento e, anzi, sono pronto a rilanciare. Convinto della necessità di continuare il percorso intrapreso.

Davide Galimberti, Sindaco di Varese