“Sento molto la mancanza di quella Messa” mi confida un amico che, lui fortunato, ha molta fede. Ma anch’io, pieno di dubbi, sento molto la necessità di quella Messa celebrata da papa Francesco nella cappella di Santa Marta a Roma tutte le mattine alle sette. Ora non riesco più a raggiungerla, ma mi piacerebbe poterlo fare.
Perché? In quei momenti vivevamo il lock-down non ancora al suo culmine con notizie continue di morti e aumento del numero dei contagi, con il grande dubbio che quei dati al momento non fossero esatti perché l’organizzazione della Protezione Civile, colta di sorpresa, non poteva ricevere tutto dalle periferie regionali sconvolte dall’evento dell’epidemia. Attorno a noi persone care erano cadute vittime di quella aggressiva patologia polmonare.
Alcune stazioni televisive, assecondando il desiderio di molti spettatori, trasmettevano tutti i giorni quella Messa che ai miei occhi di miscredente (mi definisco così senza orgoglio, ma con incertezza) faceva molto pensare. Prima di tutto a partire dall’intenzione iniziale: una frase semplice, senza ricerca di parole culturalmente importanti. “Preghiamo per coloro che devono prendere le importanti decisioni per questa epidemia …” oppure “Preghiamo per coloro che curano gli ammalati negli …” e una mattina “per coloro che raccolgono la spazzatura…” Non ricordo purtroppo la parola precisa ma la preghiera era proprio per “gli spazzini” e non per gli “operatori ecologici”.
L’intenzione tutte le mattine era sempre pronunciata con molta umiltà ma con certezza del valore di quella preghiera, ossia era lei stessa un potente atto di fede, un Credo chiaro e preciso. Io personalmente non posso dire: “Adesso prego per … “. Dentro di me sento subito disagio …. Ecco già sbaglio perché dico “sento “. La preghiera dovrebbe essere non un “sentire” ma un atto razionale, un atto voluto, un atto concreto. Il nostro mondo emotivo, che ci impregna sempre, deve imparare a stare un poco da parte e quando Papa Francesco dice l’intenzione, lui razionalmente ci crede anche se sta pregando per gli spazzini. È un atto di fede, come detto, e non un atto politico come poi molti giornalisti lo interpretano, lo dipingono quando lo rilanciano.
E si ritorna all’eterno quesito: che cosa è la preghiera? Per molti è un qualcosa di astratto. È vero, ma vissuto concretamente da quelli che pregano. E io miscredente posso essere collocato tra quelli che pregano? Anche alla messa, celebrata in qualsiasi chiesa mi possa trovare, il sacerdote ha in mano l’ostia che di pane non ha assolutamente più l’aspetto e pronuncia ” .. in sacrificio..”. Perché sacrificio? Perché un Padre pretende il “sacrificio”? Perché l’agnello sgozzato? Isaia nel suo primo capitolo urla che Dio rigetta i sacrifici e pretende atti d’amore per i poveri, giustizia per l’orfano, per la vedova…. Ecco, allora si, i conti tornano un poco di più. In quel momento cosa ha detto veramente Gesù? Non può aver detto “… per amore di voi”? Come posso io trovarmi tra quelli in preghiera visto che pretendo di cambiare le parole della Messa?
Appunto, torniamo alla Messa in Santa Marta. Vengono lette le letture, da una suora con una vocetta un poco fioca, poi il Vangelo da un sacerdote con voce un po’ più sicura, e poi arriva il pensiero del Papa che, come la frase delle intenzioni, è espresso con parole semplici, dette confidenzialmente, ma pregne di concetti profondi. E poi il finale: tanti minuti di silenzio di fronte all’ostia consacrata. Quell’uomo lì, vecchio e dolorante (lo si vede da come si muove), cosa sta dicendo al suo Gesù? Sta lì solo in silenzio come faceva il famoso curato d’Ars? Cosa dice la sua preghiera? Forse è questo il momento che viene a mancare al mio amico pieno di fede. Momento sublime, intenso, silenzioso come pure silenziosa è la benedizione tracciata nello spazio con l’ostensorio, senza pronunciare “Nel nome del Padre … ” È questo ciò che manca al mio amico o il Sanctus spesso cantato dai pochi presenti in modo stonatino ma per questo più vero?
E viene in mente un altro pensiero: i miracoli! Ci sono? O ci sono solo per quelli che li sanno vedere? Io no! Non vedo niente anche perché non so cosa sia il miracolo, come avvenga. Mi hanno sempre parlato dei miracoli come di un evento improvviso: prima non ci vedeva, poi invece … Non è invece che i miracoli avvengano piano piano nel tempo? Il cieco nato per esempio non poteva sapere chi era Gesù, ma lo aveva sentito per più giorni predicare nel cortile del tempio e poi ci ha visto. E quell’uomo vestito di bianco che sale a fatica sotto la pioggia verso la porta della basilica ha fatto un miracolo? Non in quel momento ma dopo, quando il ricordo di quelle immagini ha dato la forza a tutti di reagire ai dolori di quei giorni? E così lentamente le statistiche hanno cominciato a cambiare? O il miracolo è stata la sua preghiera nella piazza vuota? Non so, non so ma cosa devo fare io miscredente! Non è che siano una preghiera i dubbi che sto elencando? A chi rivolgermi?
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