Sta passando (forse) l’epidemia ma il coronavirus non si è lasciato dietro solo una corona di spine tra decessi e crisi economica generale ma anche la credibilità dell’Italia.
Apprendere che i vicini di casa ci chiudono le porte in faccia non fa certamente piacere e impone di pensare che le brutte figure dovrebbero essere evitate.
Per farlo esiste da sempre la diplomazia che però, alla Farnesina, ultimamente non dev’essere molto praticata se mezza Europa chiude le porte a cominciare dalla Svizzera.
A Roma dovrebbero ricordarsi che gli svizzeri sono molto gelosi – ed a ragione – delle loro prerogative di indipendenza e sarebbe utile ascoltare e capire l’evidente irritazione delle autorità federali elvetiche quando hanno risposto “No, grazie” alla richiesta di riapertura delle frontiere da parte dell’Italia.
A Berna non contano solo le paure del contagio ma siamo stati considerati colpevoli di non aver sentito anche il loro parere annunciando in modo unilaterale già dieci gironi fa che dal 3 giugno le frontiere sarebbero state aperte, tanto che gli svizzeri hanno replicato annunciando la riapertura verso Francia, Austria e Germania per il 15 giugno ma per l’Italia – e solo forse – soltanto il 6 luglio.
Un ko per le zone di confine – Lago Maggiore, comasco e varesotto in testa – perché solo dalla Svizzera possono arrivare anche i tedeschi e quindi crisi nera per turismo, alberghi, ristoranti, mercati, negozi e seconde case.
L’impressione è che forse Di Maio non sappia che per riaprire una frontiera (oltretutto extraeuropea!) bisogna essere in due e sarebbe stato gesto cortese informare prima riservatamente la controparte dei propri desideri ad evitare comprensibili irrigidimenti.
Servono poco i suoi successivi messaggi su Facebook che “Non siamo il lazzaretto d’Europa” perché per oltre tre mesi questa è stata esattamente l’immagine del nostro paese all’estero mentre altri vicini, forse più furbescamente, hanno più o meno camuffato i dati giocando sulle conseguenze dirette o indirette dei contagi da virus,
Intanto però la crisi resta, auto e persone non passano, i treni internazionali come il “Cisalpino” sono tutti fermi da 3 mesi (un disastro per chi in Italia gravita su Milano) e se le frontiere svizzere restano chiuse per tutto giugno sarà davvero un dramma per tutti.
Poi ci si mette anche una ipocrisia tutta elvetica visto che i lavoratori frontalieri (utili alla Svizzera) sono sempre potuti e possono passare il confine, ma non gli svizzeri se vogliono venire a fare acquisti da noi. Mentre in Italia si sono moltiplicati i divieti in Svizzera si è invece cercato di mantenere tutto sotto controllo e senza mettere in piazza i propri guai. Atteggiamento ipocrita? Forse, ma gli svizzeri sono fatti così e da secoli i loro conti sanno farli bene, ragionando quindi che era meglio minimizzare e non suscitare il panico. Una decisione saggia? Alla fine sicuramente vincente.
You must be logged in to post a comment Login