Il Covid-19 continua a colpire. La paralisi della stagione scolastica e il blocco degli esami di Stato gettano nel caos i laureati in psicologia, farmacia e biologia che attendono di essere abilitati alla professione. E rischia di cadere nel vuoto la ragionevole proposta che l’esame di Stato venga tramutato nel riconoscimento del tirocinio professionalizzante, così come è stato fatto in marzo per i medici con il decreto-legge Cura Italia. Anche psicologia, farmacia e biologia rientrano nell’ambito delle professioni sanitarie e nei primi giorni di maggio i neolaureati sono scesi in piazza per testimoniarlo.
Fermo restando che abolire l’esame sarebbe anticostituzionale (Art. 33, comma 5), i laureati attendono da mesi una voce chiarificatrice che tarda a venire. Al contrario, una raffica di norme contradditorie, ordini, contrordini, silenzi, palleggi di competenze, tiramolla della politica e dannose perdite di tempo complica la situazione. Ecco, in sintesi, quanto è accaduto finora. Il 25 marzo il Consiglio nazionale degli studenti universitari (CNSU), massima espressione della rappresentanza studentesca universitaria, richiede al Ministero dell’Università e della Ricerca di legiferare in merito agli esami di abilitazione alla professione.
L’obiettivo è semplificarli perché a meno di due mesi dal loro inizio mancano ancora le disposizioni ministeriali. L’8 aprile è approvato e pubblicato in Gazzetta Ufficiale il cosiddetto DL Scuola (n. 22/2020) che fa riferimento per la prima volta, dopo più di un mese dall’inizio dell’emergenza sanitaria, agli esami di abilitazione. L’articolo 6 prevede la possibilità d’individuare modalità di svolgimento alternative alle ordinarie, anche a distanza. Il 24 aprile è approvato e pubblicato in Gazzetta Ufficiale il DM n. 38/2020 con il quale il ministro Gaetano Manfredi differisce i termini della prima sessione dal 16 giugno al 16 luglio.
Il 29 aprile è approvato e pubblicato in Gazzetta Ufficiale il DM n. 57/2020 con il quale Manfredi, in deroga alle norme vigenti, trasforma l’esame di abilitazione, per la prima sessione 2020, in un’unica prova orale a distanza per tutte le materie dell’esame di Stato canonico. Dopo vari e vani contatti con le forze politiche, il Consiglio nazionale degli studenti universitari redige in maggio un documento in cui chiede al Ministero dell’Università e della Ricerca di valutare la possibilità di revisionare la procedura di abilitazione per i corsi di laurea che prevedono il tirocinio abilitante che ne attesti le competenze. Ma il ministro non si è ancora espresso.
Intervenendo a un incontro in videoconferenza del dipartimento di Scienze economiche e statistiche della Università Federico II, ha però precisato che “si è intervenuti per medicina perché ci trovavamo in una situazione epocale con migliaia di morti, c’era bisogno di medici e non avevamo possibilità di fare l’esame di Stato di medicina che è complesso”. Manfredi ha annunciato che sta lavorando “a un disegno di legge che renderà abilitanti altre lauree a ciclo unico, tra cui farmacia, odontoiatria, chimica e tecnologie farmaceutiche: per gli esami di questa sessione – spiega il ministro – abbiamo concordato con gli ordini professionali, tutti hanno scelto solo una prova orale e si stanno definendo i contenuti”.
In questo caso però resterebbe esclusa Psicologia, la cui laurea non è a ciclo unico ma 3 anni + 2, una beffa considerando che questa facoltà ha il merito di aver sollevato il problema. Gli psicologi gridano all’ingiustizia. Centinaia di laureati ansiosi di entrare nel mondo del lavoro aspettano dunque di sapere come superare la boa dell’abilitazione. Un esame che di norma si svolge in più di tre mesi con prove intervallate è al momento accorpato in un colloquio telematico di cui non si conoscono le tempistiche. E, come sottolinea Il Sole 24 Ore, costa ai candidati oltre 400€ in alcune sedi universitarie, in un momento di grave crisi economica.
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