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Editoriale

GUAI SE

MASSIMO LODI - 05/06/2020

mattarellaviscoconteLo spirito solidale dei giorni da lock-down s’è già vaporizzato nell’apertura dei confini, degli egoismi, delle polemiche. E in primis delle ambasce di chi ha perduto il lavoro e dispera di ritrovarlo. Lo scoraggiamento è tale che la disoccupazione cala perché il pessimismo induce a non presentare domande d’impiego giudicate inutili: la risposta mancherà. Il nuovo virus si chiama pessimismo. Rinunzia. Rassegnazione.

Per superarli il presidente della Repubblica Mattarella invoca unità nazionale d’intenti. Fa un appello al cuore della politica. Il governatore della Banca d’Italia Visco indica la necessità d’obbedire a una convenienza comune. Fa un appello alle ragioni dell’economia. Per ora, ignorati sia Mattarella sia Visco. Il ritorno alla normalità non ha significato la partenza verso un orizzonte innovatore, raggiungibile solo se individuato come destino comune.

Il governo poteva far meglio? Certamente. Ma anche peggio. Altri in Europa e nel mondo non segnalano invidiati modelli da copiare, primi fra tutti gli Stati Uniti. Ormai inascoltato dagli americani, Trump parla sollevando la Bibbia. Forse per alzare il volume, nella speranza di farsi ancora sentire. Siamo a questo: necessitano ulteriori paragoni esplicativi?

A noi serve un patto tra le forze politiche. Conte non può annunziare il coinvolgimento delle minoranze in un progetto di lungo respiro, che vada oltre l’attuale legislatura, escludendole dalla gestione del Paese. E’ quello che pensa Berlusconi. Anche quello che pensa gran parte del Pd, ma non Zingaretti. Non si sa come la pensino Salvini e Meloni. Di sicuro la topica presa organizzando l’adunata di Roma complicherà l’indispensabile dialogo. Che profilo di statisti si comunica da una piazza contraria a ogni precauzione anti-Covid? Niente distanziamenti e mascherine, grandinate di ravvicinati selfie, disprezzo d’ogni regola. Nessun sì, solo no. No al governo, no all’Europa, no alle tasse, no alla disciplina nazionale. Che destra è, questa destra pronta ad abiurare una storica tradizione, imbarazzando la Repubblica nel giorno della sua festa? E cosa c’entra con la moderazione liberaldemocratica di quello che insiste a chiamarsi centrodestra e ha sfilato il 2 giugno al modo degli extraparlamentari d’epoche lontane?

Ecco perché diventa difficile pronosticare la ricucitura dello strappo. Ma Conte deve provarci per davvero. E se non Conte, qualcuno al posto di Conte. Il punto 1 è: nel governo ci sono ministri in grado d’affrontare lo tsunami sociale che c’investirà in autunno, ma ce ne sono di palesemente inadatti. E bisogna cambiarli. Il punto 2 è: o si fa un rimpasto oppure s’attrezza un nuovo esecutivo, senza passare per elezioni che sarebbero una jattura. Gl’italiani morti causa virus, gl’italiani ammalatisi e poi guariti tra le sofferenze, gl’italiani andati in soccorso d’altri italiani meritando l’appellativo d’eroi, gl’italiani rimasti senza stipendio, gl’italiani che han compiuto sacrifici pesanti e che ancora dovranno sostenerne, tutti questi italiani lo meritano. Anzi, lo pretendono. Guai a non compiere un atto dovuto.

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