La storia non è mai monotona e ripetitiva neppure quando, studiandola con attenzione, potrebbe sembrare l’opposto. Sorprende, stupisce, meraviglia, ma non annoia, bisogna saperla leggere con attenzione, perché spesso tra le sue righe giuste e interessanti, si nasconde quell’insolvenza di parte che vorrebbe piegare l’uomo alla propria volontà, invece di educarlo a una libertà vera, che sia soprattutto coscienza del vivere, dell’essere e del fare. Chi ama la storia prende le distanze da qualsiasi forma di sudditanza politica o da qualsiasi forma di schiavitù ideologica, cerca in un dettagliato confronto di verità di capire da che parte stiano la giustizia e la legalità.
Si tratta di passaggi che maturano attraverso la lettura, l’analisi personale dei fatti, da una somma di esperienze vissute, da confronti e da ricerche, da incontri, la materia della conoscenza si somma sempre a una particolare condizione morale e spirituale, a una vocazione che conduce, se ben guidata, alla valorizzazione di ciò che veramente conta nella vita dei singoli e delle comunità. Quando ci si mette in cammino per imparare a conoscere la verità occorre camminare con la mente sgombra da pregiudizi, con l’animo rivolto al bene, a quel bene che aiuta a crescere, che favorisce la creazione di uno spazio di libertà pubblica e privata in cui non ci sia posto per la sopraffazione, la prevaricazione, l’omertà, la sudditanza e dove tutto si possa comporre in pensieri ragionevoli, capaci di stimolare una crescita forte, libera e cosciente. È pericoloso e anche culturalmente sbagliato lasciarsi condizionare da simpatie o antipatie o peggio ancora da condizioni critiche pregresse, enfatizzate da chi ha tutto l’interesse a usare la storia per tirare l’acqua al proprio mulino, al potere personale, per intenderci. È pericoloso aderire d’istinto alla politica, ad esempio, immaginandola come luce che illumina le nostre zone d’ombra, quasi fosse quel faro inebriante che ci consegna quel mondo ideale di cui sentiamo fortemente il bisogno in un particolare momento della nostra vita. Nella maggior parte dei casi bisogna ascoltarla, valutarla, capirne la consequenziarietà, il tasso di verità, tutto quello che è umanamente verificabile.
Chi ha vissuto la politica sa quanto sia stata carente soprattutto sotto il profilo educativo. I giovani in particolare sono quelli che hanno pagato il prezzo maggiore, perché sono cresciuti in un ambiente in cui più del cuore e del pensiero contavano l’orgoglio, la superbia e l’arroganza. Chi è cresciuto all’ombra del potere per il potere ne ha assimilato tutti gli aspetti negativi, crescendo con l’idea che senza il potere non si potesse fare nulla, per questo era molto in uso la ricerca di incontrare il favore di uomini di comando capaci di tirare le fila. Non sempre gl’idealisti godevano di spazi adeguati anzi, nella maggior parte dei casi erano considerati degl’illusi, la verità era il potere. Se avevi potere contavi, se non avevi potere non contavi nulla, saresti potuto essere l’inviato dal cielo, ma anche il cielo in quel preciso momento aveva un potere terreno che sovrintendeva le speranze degli umani. La maggior parte degli adepti diventava fondamentale la settimana prima delle elezioni, quando uno dei capi fila doveva vincere a tutti i costi, per tutta una lunghissima serie di equilibri e di armonie interne ed esterne. La sera prima delle elezioni eri bombardato di telefonate, ti sentivi al centro del mondo e magari c’era anche chi ti solleticava con promesse di ogni genere. In questo modo il potere diventava sempre più potere, sfuggiva dal controllo della base, entrava nell’olimpo e non lo vedevi più, se non nelle feste comandate. Qualche volta ti accordava un incontro privato, ma era tutta roba di poco tempo e di poca importanza. La conclusione era quasi sempre: “ Mi raccomando, non farmi mancare il tuo voto!”. C’era anche chi ti prometteva un posto in una lista comunale, ma dopo qualche giorno lo stesso si presentava a casa tua a raccontarti che il tizio voleva a tutti i costi quella carica ed era appoggiato dalla famiglia, da una parte del partito, dal clero, dalle associazioni, insomma tu, a confronto, pur essendo più affidabile sul piano delle tue qualità umane, non contavi un accidente. La politica era diventata un gioco, un gioco pericoloso, perché in molti avevano capito che era forse l’unico vero modo per avere il mondo in mano, anche quello invisibile. A quel punto le lotte diventavano vere e proprie guerre, fregarsi a vicenda era ormai un’attività sportiva molto praticata, la carriera era diventata l’obiettivo principale. C’era chi tentava di farti capire che senza quel potere l’Italia sarebbe andata allo sfascio, salvo poi prendere atto attraverso la televisione che alcuni di quei comandanti in alta uniforme venivano regolarmente inquisiti per verifiche di natura penale. C’era naturalmente chi usciva pulito da mani pulite, ma nella psicologia umana si insediavano mille dubbi e perplessità, era come se all’improvviso quel mondo in cui avevi creduto fosse improvvisamente imploso, portandosi via tutto. La politica non era più studio, ricerca, dialogo, collaborazione, era una vera e propria lotta per chi riusciva a conquistarsi il potere, mettendo ko tutti gli altri aspiranti. Ognuno aveva un proprio esercito. Chi si accontentava di un manipolo, chi di una squadra, chi di una legione e chi voleva tutto il resto, l’obiettivo era far fuori il nemico. I meno aggressivi e i meno violenti si accontentavano di aspettare seduti lungo l’argine del fiume che passasse il cadavere del nemico. Un nuovo modo d’interpretare l’incontro cristiano? No, semplicemente una guerra spietata per il potere, la gloria, la ricchezza e il bengodi. La politica si dimenticava dell’arte, perché aveva capito che con l’arte e la cultura racimolava pochissimo, quindi si rivolgeva là, dove c’erano i soldi e i soldi cominciavano a fare la differenza. Ce n’era bisogno un po’ per tutto, per il partito, per se stessi, per gli amici, per chi aveva fame e sete di potere, quindi tutti coloro che portavano soldi al partito e ai suoi personaggi diventavano automaticamente dei benemeriti. Le idee contavano sempre di meno, parole come libertà, orgoglio, onestà, trasparenza davano persino fastidio e cominciavano a scomparire dal nuovo vocabolario della politica industriale, quella che doveva poter contare sulle elargizioni di sponsor dalle tasche piene. È chiaro che qualcosa non arrivava fino alla segreteria, magari si fermava nelle tasche di qualcuno, per questo è arrivata la magistratura a mettere le cose a posto, è arrivata l’operazioni mani pulite, che ha avuto come principali esponenti i magistrati della procura di Milano. Il potere era in croce, dove spiegare per filo e per segno cosa aveva fatto, perché lo aveva fatto, da chi era stato sponsorizzato, quanto aveva incassato e sul banco degl’imputati è passato, colpevole o no, il fior fiore della politica italiana di quegli anni. E per gl’idealisti? Dov’erano finiti nel frattempo tutti coloro che avevano creduto nell’onestà, nella trasparenza, nella vocazione del partito, nelle cose belle che si dovevano fare, nei valori della democrazia, della costituzione, della libertà, dell’impegno, dello spirito di sacrificio. Era un mondo che era imploso, si era passati dalla speranza alla depressione. Capire cosa fosse realmente successo era difficile da immaginare, certo qualcosa di molto terreno aveva preso il posto dello spazio divino, quello che covava in cuori dominati dalla voglia di far bene, di difendere i valori e i principi di quella democrazia che ci era stata presentata come espressione dello spirito santo, fatta di uomini buoni, attenti, perseveranti, osservanti, sempre in comunione con lo spirito buono del mondo. Chi aveva capito era annichilito, deluso, non sapeva più cosa fare. Non è facile prendere decisioni a fronte di situazioni molto complesse e non facilmente decifrabili. Abbandonare tutto? Scappare? Rimanere, ma con quali speranze? Cosa rimaneva di tutti quei bellissimi valori che erano stati la pista di decollo del nuovo stato democratico? Situazioni difficili, C’è anche chi ha continuato ma con scarsa fortuna, perché nonostante tutta l’onestà di questo mondo il concetto di potere era rimasto intatto, chi comandava non mollava neppure di fronte alla verità anzi, cercava di rafforzare la propria autorità, approfittando del disorientamento generale. I ricchi sono rimasti ricchi e i poveri sono diventati sempre più poveri, al punto che hanno dovuto abbandonare per non finire nel recinto degli emarginati, dei depressi e dei frustrati. Eppure quanta buona volontà, quanto entusiasmo, quanta fede in quei valori imparati all’oratorio e rafforzati nei corridoi di partiti che portavano in grembo una croce come simbolo. Quanta amicizia c’era in quei giovani che cominciavano a capire il valore del lavoro, dell’impegno, dello spirito di sacrificio, della storia democratica, dei sacrifici fatti dai genitori e dai nonni per tramandarci uno spirito democratico forte, vero, radicato, conquistato con grande fierezza, con grande orgoglio e con la voglia di proseguire sulla strada della ricostruzione. Spesso quegl’idealisti si domandano che fine abbia fatto quella politica così legata alla chiesa, perché non si sia difesa, non abbia messo in vetrina le cose belle fatte, come la costruzione di una democrazia che pur con tutti i suoi difetti è riuscita a definire uno stato con una bellissima costituzione, perché invece di chiudersi nell’ombra del dimenticatoio non abbia preso le difese dei valori e dei principi che l’avevano ispirata, perché non abbia tentato un’autocritica reale, magari per dimostrare che qualcosa di buono in quella speranza durata tantissimi anni c’era e c’è ancora oggi, perché sappiamo tutti che la diplomazia democristiana è rimasta come forma di mediazione politica, di capacità di far rientrare l’asprezza della contrapposizione in una dialogica forma di presa d’atto. Il popolo italiano sa capire gli errori e magari è anche pronto a perdonarli, ma ha bisogno di essere rispettato, ascoltato, ha bisogno di rendersi conto che non tutto del passato è da buttare e che, anzi, nel passato ci possono essere verità che possono aiutare il presente e il futuro, ma perché ciò avvenga bisogna che chi ha sbagliato abbia il coraggio di fare un esame di coscienza pubblico, privo di reticenze, raccontando la verità senza paura, ma con lo scopo educativo di poter essere di aiuto a una società, politica e non, che ha un estremo bisogno di valori a cui appoggiarsi per poter reggere le spallate di un mondo globale che non guarda in faccia nessuno e che spesso si propone con modalità che vengono fraintese. La politica è fondamentale, ma deve appoggiarsi a valori forti, veri, profondi, capaci di unire le aspirazioni di un paese che, anche nelle difficoltà, è intimamente legato a quei valori che gli sono stati passati da famiglie e da scuole che nei valori italiani credevano con tutta l’anima e con tutto il cuore.
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