Sarà che si sa già come vanno a finire – e in tempi di ansia per il futuro da coronavirus potrebbe non essere una spiegazione troppo grossolana – ma in questi ultimi tempi le repliche proliferano come “L’invasione degli ultracorpi”; la cosa nuova però è che quasi regolarmente battono negli ascolti i pochi programmi inediti che il palinsesto ha la sventatezza di metter loro contro.
È forse un trend che deve impensierire i creativi e sollucherare le casse delle concessionarie di pubblicità, che vedono trasformarsi i loro polverosi archivi in lucrose miniere d’oro, senza neanche bisogno di una sanificazione? Presto per dirlo, certo è che gli ultimi casi sono abbastanza eloquenti: nella settimana dal 15 al 22 maggio otto dei dieci programmi più visti erano repliche. Vediamo qualche caso: il film tv “Felicia Impastato” in replica ha incollato davanti allo schermo due milioni di ascoltatori in più della puntata inedita degli “Amici Speciali” della De Filippi, che pure vantava un cast di ugole canterine che farebbe gola a Sanremo, mentre i “Soliti Ignoti”, che sta riproponendo ancora gli episodi pre-lockdown, batte regolarmente i soliti noti di “Striscia la Notizia”, che sono uguali a se stessi dal 1988 ma, tecnicamente, inediti e da sempre comunque molto amati dal pubblico.
“Scherzi a parte”, format tra i più replicati della storia della tv, in onda dal lontano 9 febbraio 1992 (per intenderci, quando veniva trasmessa la prima puntata di quel format, a palazzo Chigi c’era l’Andreotti VII e dopo una settimana sarebbe stato arrestato Mario Chiesa, partenza di “Tangentopoli”) ha battuto una estemporanea ma nuovissima serata di gala dei David di Donatello, con Carlo Conti a condurre – evidentemente inchiodato a quell’ingrata incombenza da un beffardo cavillo contrattuale – una serata di consegna di premi, in contumacia di tutti i premiati: un capolavoro dell’assurdo, che avrebbe potuto a buon titolo intitolarsi “I Godot di Donatello”.
Altra disfatta Rai con l’Eurovision Song Contest: alla faccia di qualsiasi auspicabile eurobond televisivo, lo show delle canzoni trash continentali è andato a infrangersi sugli scogli di una puntata di “Ciao Darwin” stagionata come una buona bottiglia di Aglianico del Vulture. Non è bastato mettere il vincitore di Sanremo nel bel mezzo dell’Arena di Verona illuminata di tricolore… la platea tv è rimasta deserta quasi come gli spalti dell’antico edificio romano.
Nel frattempo, complici i crolli degli investimenti pubblicitari che si sono registrati in questi ultimi mesi, roba da centinaia e centinaia di milioni di euro, sia Mediaset che Rai hanno tagliato le code di palinsesto superstiti: con la fine di maggio sono andati in pausa estiva tanti programmi di flusso quotidiano cari al pubblico (Mattino e Pomeriggio 5, Storie Italiane) e altri li seguiranno a breve, come Live Non è la d’Urso, con Barbarella spedita a forza in spiaggia da metà giugno. Anche Mara Venier, signora di Domenica In, aveva annunciato il prolungamento per tutto giugno del suo contenitore, salvo poi ammettere di essere stanca e pensare di chiudere prima. Insomma, una anticipo di chiusura posticipata, o una chiusura posticipata in anticipo? Roba da solutori esperti della Settimana Enigmistica.
E se qualcuno pensasse che sotto questo grande e confuso cielo televisivo, quest’anno ci mancheranno più che in passato quelle immagini tipiche delle osannanti folle accalcate nelle piazze estive del Festivalbar anni ‘90 (o del Cantagiro anni ‘60, per i più âgé)… si consoli, perché è quasi sicuro che ce le faranno rivedere. Ovviamente, in replica.
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