Widgetized Section

Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone

Quartieri

EX VOTO, CHE FINE?

DEDO ROSSI - 29/05/2020

 

Tre. Se ne sono salvati solamente tre degli ex voto dipinti che riempivano il corridoio di ingresso al Santuario del Sacro Monte di Varese. Accanto alle centinaia di cuori di latta o di argento, fino a qualche decennio fa erano esposti decine e decine di quadretti che raccontavano, nella loro semplicità pittorica, storie di fede.

Chi ha una certa età ricorda le immagini di un camion che precipita da un ponte, di un bambino travolto da cavalli imbizzarriti, di un malato con la cuffia in testa improvvisamente risanato dalla Vergine nera apparsa in una nuvola in alto a sinistra. E molti altri ancora.

Che fine hanno fatto tutti quei segni di una religiosità semplice e sincera? Pare che, in occasione di una ristrutturazione del corridoio, nei primi anni settanta, l’allora arciprete del Sacro Monte, il padre oblato Melchisedecco Gazzi, abbia pensato di far pulizia. Sono stati incorniciati un po’ di cuori, messi ben in ordine sulle pareti. Alcuni quadri dipinti sono spariti chissà dove. Ma la maggior parte è finita in un bel falò. Almeno così ci hanno raccontato.

Negli scaffali, in un locale al primo piano sopra il negozietto di cartoline e oggetti sacri, sono rimasti gli avanzi di questa operazione di pulizia. Ce li mostra don Agostino Ferrario.

Accanto ad alcuni cuori inquadrati a ricordo di pellegrinaggi di parrocchie lontane, di tavole dipinte per grazia ricevuta ne sono rimaste come dicevamo solamente tre. Le tavolette superstiti raccontano un incidente tra una moto e una bicicletta (anno 1953, Renata Buraschi e Elda Pradelli di Meda), un bambino che cade da un terrazzo (anno 1945, senza nome ma con fotografia), un operaio folgorato durante la posa di fili elettrici (senza data, con nome Hurle, forse l’autore).

Proprio mentre queste testimonianze di religiosità popolare al Sacro Monte di Varese finivano in fumo, da altre parti d’Italia queste tavolette venivano valorizzate, catalogate, esposte in piccoli musei. Il sito internet www.italiavotiva.it ha creato una banca dati nazionale di tavolette votive dipinte nei secoli “per grazia ricevuta”. L’iniziativa è partita da alcuni studiosi della parrocchia genovese di San Giovanni Battista di Quarto e presentata nel 2012 al Museo diocesano di Genova e ha catalogato quasi diecimila tavolette “per grazia ricevuta”: segno di una particolare attenzione a questi segni d’arte e di vita.

Altro esempio di interesse è la nascita nel 2013 della Fondazione PGR (dove PGR sta per “per grazia ricevuta”), che ha organizzato studi e mostre presso la Casa del Manzoni in via Morone 1 a Milano.

In molti santuari (vicino a noi, Varallo e Oropa, ad esempio) hanno creato dei piccoli musei, catalogando e valorizzando queste opere come testimonianza storica di una fede popolare

Sempre più numerosi i libri, per lo più legati ai singoli santuari, che raccolgono le immagini di queste tavolette votive. Citiamo, ad esempio, il volume “Grazia Ricevuta – quaderni di cultura alpina” (Priuli e Verlucca editori) in cui vengono catalogati gli ex voto dei santuari delle Alpi centro occidentali, con testi di analisi storica e artistica di Gian Vittorio Avondo ed Enrico Bertone.

Gli ex voto testimoniano una fede profonda – racconta Renzo Vanetti, varesino, sociologo e studioso di ex voto (oltre che appassionato creatore di ex voto con tecniche pittoriche tradizionali) – L’ex voto racconta con gli strumenti più semplici gli accadimenti di ogni giorno, anche se con risultati talvolta grotteschi: le diverse parti del corpo risanate, le pestilenze con i malati ricoverati in tre o quattro nello stesso letto, gli incidenti descritti come una sequenza horror, le cadute da grandi altezze senza conseguenze

I temi ricorrenti, se si vuol tentare una catalogazione, sono la malattia, le epidemie, le guerre, il mondo contadino e gli animali, gli incidenti, le calamità naturali. Ed è strettamente legato al pellegrinaggio al santuario. Il devoto, ricevuta la grazia, appendeva la sua tavoletta alle pareti del santuario per rendere grazie con un gesto concreto. E il suo gesto diventava non solo un momento di memoria ma un segno esemplare per altri fedeli. Certo, per lo più gli ex voto erano rappresentati da cuori di vario materiale metallico, perché più facili da reperire perché prodotti in serie e più economici. Ma interessanti dal punto di vista artistico e antropologico sono soprattutto le tavolette dipinte.

Conclude Renzo Vanetti: “Purtroppo i giudizi di valore artistico nullo di queste testimonianze e soprattutto il considerare gli ex voto una espressione di religiosità superstiziosa hanno portato alla distruzione di gran parte di queste opere. I santuari in alcuni casi ora sono ripuliti e non raccontano più nulla della vita che ci ha preceduto”

Proprio per questo ci chiediamo: non si sarebbe potuto trovare un luogo in cui collocare le tavolette “per grazia ricevuta” del Sacro Monte, piuttosto che farle finire in un mucchio di cenere?

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail

You must be logged in to post a comment Login