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Opinioni

QUI HOUSTON

ANTONIO MARTINA - 22/05/2020

apolloOkay, Houston, abbiamo avuto un problema qui”. Questa è la frase rimasta celebre, pronunciata da James Lovell comandante di Apollo 13. Era in corso la terza missione per sbarcare sulla Luna dopo quelle di Apollo 11 e Apollo 12, ma un guasto impedì l’allunaggio e rese difficoltoso il rientro sulla Terra. Poi si scoprì che una esplosione nel modulo di servizio, causata dal malfunzionamento di una serpentina difettosa, aveva danneggiato alcuni collegamenti riducendo la disponibilità di energia elettrica e di ossigeno. Con quel modulo seriamente danneggiato, i tre astronauti furono costretti a trasferirsi nella navicella lunare “Aquarius”, utilizzandola come scialuppa di salvataggio per consentire il ritorno, anziché come mezzo per l’allunaggio. Sfruttando una traiettoria di rientro libero attorno alla Luna volarono a una distanza di 254 chilometri dalla superficie della sua faccia nascosta, stabilendo così il record della massima distanza raggiunta da un essere umano dalla Terra: 400.170 chilometri. Dopo diverse difficoltà furono recuperati il 17 aprile del 1970 nell’oceano Pacifico. Al rientro in atmosfera il silenzio radio durò 86 secondi oltre i tre minuti previsti. Il ritorno fu freddo, scomodo e teso. La missione Apollo 13 è tuttavia servita per dimostrare la capacità dei ‘responsabili del programma’ di affrontare situazioni di crisi imprevedibili, portando in salvo l’equipaggio. Quanto appena riassunto è stato raccontato brillantemente, in un film di culto, dal regista Ron Howard. Gli interpreti: Tom Hanks, nei panni del comandante Lovell, Kevin Bacon, Gary Sinise, Ed Harris.

L’attenzione va rivolta al comportamento delle persone, responsabili delle diverse parti del progetto. Grazie alle loro ovvie conoscenze e al lavoro di squadra, trovarono tutte le soluzioni sotto un’estrema pressione psicologica, mantenendo il controllo nonostante le previsioni di un disastro. La strategia: dopo momenti di comprensibile caos, il ‘capo del programma’ chiese d’improvvisare una nuova missione. Annunciò poi che la soluzione sarebbe stata quella di girare intorno alla Luna, accendere il motore del LEM per alcuni secondi, utilizzare il mezzo come luogo di sopravvivenza per poi tornare nella navicella “Odyssey” poco prima del rientro in atmosfera. Ben presto a Huston si accorsero del problema elettrico: bisognava spegnere tutto, computer compresi, altrimenti le batterie non avrebbero potuto erogare l’energia indispensabile per riattivare il ‘sistema’. Loperatività nell’emergenza: il ‘capo del programma’ chiese che tutto il personale dei simulatori si mettesse al lavoro sul ‘rientro’ ordinando di scovare ogni ingegnere coinvolto nella progettazione di qualsiasi circuito, commutatore, transistor e lampadina; compresi coloro che avevano lavorato alla catena di montaggio. Unico imperativo: “non perderemo alcun astronauta fino a quando ci sarò io” il fallimento con è contemplato! Mentre l’astronauta Mattingly, rimasto a terra per un rischio di rosolia, entrava nel simulatore per rifasare il recupero della funzionalità elettrica, a Huston rilevarono un ulteriore problema relativo all’incremento dell’anidride carbonica. Bisognava installare un filtro per depurare l’aria ma quello a disposizione sull’ Odyssey era quadrato mentre sul LEM era disponibile un foro rotondo. Linnovazione/creatività: il ‘capo programma’ spronò i suoi a inventarsi come mettere un pezzo quadrato in un buco rotondo e di volata. Una squadra si mise subito al lavoro utilizzando solo lo stesso materiale presente sul modulo. La velocità d’esecuzione: permise una soluzione, con relativa procedura, per la realizzazione e l’installazione di uno strano marchingegno, un tubo da inserire nel foro e collegato al filtro disponibile, anche con l’utilizzo di fogli di plastica e nastro isolante. Il livello di CO2 si normalizzò. La correzione di rotta: serviva una modifica di traiettoria altrimenti la navicella sarebbe rimbalzata sullo strato dell’atmosfera. Non potendo utilizzare il computer, l’operazione fu eseguita pilotando manualmente il LEM durante i 39 secondi di accensione del motore. Anche la soluzione per il corretto utilizzo dell’energia elettrica, indispensabile per le operazioni finali, venne risolta e poi eseguita con successo. I veri protagonisti del salvataggio furono gli astronauti i quali riuscirono a mantenere la calma e la lucidità mentale in una situazione imprevista e molto difficile. Un passaggio storico che ci suggerisce molti comportamenti da usare nelle situazioni di emergenza, come quella pandemica che stiamo vivendo. Li ho indicati in grassetto e riguardano: la strategia, l’operatività nell’emergenza, l’innovazione e creatività, la velocità d’esecuzione, la correzione di rotta, la calma e lucidità mentale, con l’aggiunta delle conoscenze e del lavoro di squadra. Il fallimento non è contemplato!

 

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