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Società

ETICA E ROBOTICA

LIVIO GHIRINGHELLI - 22/05/2020

aiOltre un anno fa il Vaticano organizzò una conferenza esplicativa su etica e robotica: l’esperienza ha condotto in proposito all’elaborazione di una carta etica sull’intelligenza artificiale (Rome Call for AI Ethics) promossa dalla Pontificia accademia per la vita, presieduta da Mons. Vincenzo Paglia. Il documento, programmato per il 28 febbraio in termini di presentazione, ha Microsoft e IBM come primi firmatari, sarà poi presentato all’attenzione di Papa Francesco. Vale per la Chiesa come fine ultimo della tecnologia l’essere umano, che non è solo un veicolo per ricavarne dati, profilo, preferenze. La Carta Etica si divide in quattro parti: introduzione, etica, educazione, diritto.

Già le tecnologie digitali possono aiutare a risolvere positivamente sfide importanti quali inquinamento e riscaldamento globale, risparmio energetico, ottimizzazione e riciclo o miglioramento dei prodotti al fine di renderli biodegradabili. Per educazione è da intendersi non solo la scuola, ma anche la formazione, il mondo del lavoro e degli utenti. Bisogna anche essere consapevoli del rischio delle tecnologie alla luce di alcuni valori fondamentali. Oggi la Chiesa non nutre più come in passato atteggiamenti antiscientifici, contrari ad es.all’evoluzione (ma negli Stati Uniti perdurano orientamenti favorevoli a uno sterile creazionismo). La Chiesa cattolica anzi coinvolge in questa consapevolezza anche altre religioni (l’Islam deve solo rifarsi a una sua antica tradizione). In caso di mancata autoregolamentazione può solo intervenire un duro atteggiamento da parte del Parlamento europeo. E c’è bisogno di regole chiare e valide per tutti. Tema delicato ad es. in termini di sicurezza è il riconoscimento facciale. Nel quadro della concorrenza nessun attore può usare le tecnologie in modo indiscriminato. Il mercato non è lo strumento giusto per le decisioni.

Fine della Carta Etica è il coinvolgimento nella convergenza del maggior numero di aziende. Se oggi si dialoga su un tavolo aperto, con atteggiamenti sinceri e costruttivi, in un domani può esserci necessità di una legislazione cogente. Le norme vanno scritte insieme. Il documento proposto tra l’altro recepisce in coerenza le linee del gruppo d’esperti ad alto livello sull’etica dell’Intelligenza artificiale della Commissione europea. Sempre da escludere la lesione dei legittimi diritti individuali.

Nel campo dell’intelligenza artificiale l’Italia è all’ottavo posto per numero di pubblicazioni scientifiche. Per i nostri esperti nessuno deve pensare di porre limiti alla ricerca scientifica o di bloccarla, a meno che vengano lese le libertà fondamentali dell’individuo e il diritto alla privacy, la libertà d’espressione e il diritto alla vita, alla religione, all’inclinazione sessuale. E va scongiurato ogni uso distorto da parte delle autorità. Se vanno riconvertiti i lavori manuali, non ci deve essere necessariamente perdita di posti di lavoro.

Certo c’è anche la denuncia che con la scusa di considerare le persone imprenditrici di se stesse si introducano nuove forme di lavoro a cottimo senza tutele (pur se lavorare per un algoritmo tenderebbe a ottimizzare il nostro processo produttivo). La surrogazione delle macchine all’uomo pone problemi di responsabilità; l’etica diventa risolutiva per permetterci di convivere in modo più sicuro con le macchine sapienti, che funzionano sulla base di numeri. Si comincia perciò a parlare di algor-etica.

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