Certificati, attestazioni, moduli, documenti, dichiarazioni. L’Italia del matrimonio tra politica e burocrazia ha dato ancora una volta il meglio di sé. Va certamente dato atto che le misure varate sotto il promettente nome di “rilancio Italia” costituiscono un grande sforzo per cercare di rimediare per quanto possibile al disastro economico provocato dai due mesi di blocco pressoché totale delle attività del Paese. Uno sforzo anche dal profilo economico perché per reperire i fondi necessari si dovrà fare ampiamente ricorso al debito confidando che la Banca centrale europea continua ad acquistare i titoli italiani.
Ma siamo di fronte, purtroppo ancora una volta a scelte politiche che, al di là della generosità per cercare di affrontare le situazioni di maggiore criticità, presentano due grandi problemi di fondo. Il primo è che gli interventi rispondono in gran parte ad un criterio puramente assistenziale, peraltro con la logica delle concessioni individuali. Il secondo è che vi sono pochi elementi in grado di spingere veramente una rinnovata dinamica di crescita che possa affrontare la crisi sostenendo le imprese nel difficile processo di creazione di nuovi posti di lavoro.
Entrambi questi fattori rischiano di essere una pillola difficile da digerire per la situazione che si verrà a creare all’inizio dell’autunno quando diventeranno più evidenti la portata della crisi e le perdite strutturali che avranno colpito l’economia. Con il rischio palese di una spinta alle richieste di rinnovare aiuti e finanziamenti, richieste sempre più difficili da soddisfare e che quindi potrebbero sfociare in una protesta sociale dalla portata imprevedibile.
Si continua così sulla strada che si era intrapresa, da destra come da sinistra, prima della pandemia, una strada fatta di benefici individuali che difficilmente riescono a sommarsi per produrre la crescita del bene collettivo. Gli 80 euro di Renzi, la quota 100 di Salvini, il reddito di cittadinanza di Di Maio sono le scelte che hanno aperto la strada a un nuovo reddito di emergenza, ai bonus, agli interventi di sostentamento. Ovviamente riservati ai redditi più bassi, con richiesta puntuale di adeguata documentazione sull’Indicatore della situazione economica equivalente (Isee). Un riconoscimento ai poveri, ma anche un premio in fondo agli evasori fiscali. E tutti riconoscono che l’evasione sia uno dei grandi problemi che rendono difficile un corretto equilibrio tra le entrate e le spese dello Stato.
Ma quale potrebbe essere un’alternativa utile per non premiare l’evasione? Da una parte quella di ridurre le tasse, un beneficio che andrebbe naturalmente a favorire solo chi le tasse le paga. Dall’altra parte quella di fare in modo che i contributi vadano direttamente e totalmente ai consumi indispensabili: gli attuali sistemi informativi potrebbe facilmente garantire la creazione di tessere che limitino le spese ai bisogni strettamente personali ed essenziali.
Il problema maggiore dei prossimi mesi sarà quello di rimettere in moto la dinamica virtuosa dell’economia, facendo ripartire i consumi, i quali a loro volta possono spingere la produzione industriale e l’occupazione, quindi aumentare i redditi e il gettito fiscale. Solo in questo modo si potranno cominciare a restituire i debiti che si stanno contraendo in questa fase.
Un ruolo importante lo potrà avere il turismo che si trova di fronte ad una difficile ripartenza anche per la necessità di rispettare le regole prudenziali adottate per tenere a bada il contagio. Dai movimenti turistici derivano tra il 15 e il 20% del prodotto interno lordo se si aggiungono ai benefici diretti (alberghi, ristoranti, stabilimenti balneari), quelli indiretti per il commercio, l’artigianato, le costruzioni. Lo scorso anno i turisti esterni hanno speso in Italia quasi 50 miliardi. Quest’anno saranno sicuramente meno, ma una parte potrà essere recuperata perché saranno meno anche gli italiani all’estero che sempre nel 2019 hanno speso attorno ai 27 miliardi.
Anche in questa prospettiva appaiono decisivi i comportamenti responsabili che evitino ogni possibile estensione del contagio. Se si dovesse ricorrere di nuovo alla chiusura di attività e al blocco degli spostamenti il prezzo da pagare sarebbe ancora più alto.
Ma è necessario guardare avanti con fiducia. Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha promesso che sarà presto varato un provvedimento per semplificare regole e procedure. Un passo indispensabile per dare ossigeno all’economia. E per evitare che la ripartenza resti tristemente sulla carta.
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