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Cultura

TRA POESIA E FILOSOFIA

FELICE MAGNANI - 08/05/2020

sofismiPer anni la letteratura si è soffermata sui sofismi del sapere, forse senza accorgersi che con i sofismi la sostanza perde di senso e spesso la vita si riduce a una sottomissione intellettuale.

Cosa sono i sofismi? Sono affermazioni astratte, paradigmi estetici, invenzioni immaginifiche, consulenze di natura umorale, dove spesso la ostinata ricerca del parossismo svuota di contenuto una sana impronta filosofica, dettata da una riflessione naturale e profonda sulla vita e su tutto ciò che la vita offre.

Ogni uomo coltiva una sua filosofia della vita, magari in una forma personalissima, sviluppando delle riflessioni, delle comparazioni, dei confronti, mettendo a confronto la libertà ricevuta e quella vissuta, perché la teoria, di solito, non corrisponde quasi mai alla pratica, se non conserva una sua qualità profetica e salvifica, il dinamismo, la possibilità di cambiare, di modificare, di pensare che la verità possa essere altra rispetto a quella che ci è stata fatta conoscere come maestra di vita.

Il pericolo nasce quando allontanandosi da forme conosciute ci si addentra nella fitta ragnatela dei massimi sistemi, creati apposta per far proseliti, per spegnere il fuoco individuale in nome di uno falsamente e ipocritamente ritenuto vero e universale da chi ha tutto l’interesse a venderlo come qualitativamente valido. Dunque la filosofia è un sistema svincolato dall’asservimento, dalle verità preconfezionate e fatte assaggiare con la speranza che stuzzichino al massimo livello l’appetito cognitivo.

Il filosofo non è un imbonitore, un predicatore o peggio ancora un venditore di fumo, ma semplicemente una persona che cerca di fornire delle risposte che non sono quasi mai correlate e sintoniche, perché frutto di idee e pensieri strettamente vincolati a esperienze vissute o in divenire dinamico e quindi sistematicamente sottoposte alle continue vessazioni del tempo, della storia e delle mutevoli condizioni sociali, morali, economiche, culturali, dentro le quali la filosofia perde la sua natura universale e diventa arma da combattimento individuale, tentativo di far passare per verità storica ciò che è semplicemente frutto di un riscontro personale, in genere i filosofi sono figli dei loro errori e delle loro scoperte, a volte nascono, crescono e muoiono dentro un limitatissimo giudizio temporale, per cui diventa difficilissimo poter assistere a un risultato provato.

Dentro ogni cabina di regia c’è una fitta rete di coltivatori che collaborano alla realizzazione di un sistema, si crea dunque un esercizio di potere che viene esercitato nella maggior parte dei casi come unica fonte di sostanziale cambiamento. Quello che conta sottolineare e che nella storia non è mai stato sottolineato abbastanza è che tutto è in movimento, non c‘è nulla che possa misurarsi con una fissità retriva, chiunque ambisca a produrre lo deve fare non in funzione di un tornaconto personale o secondo una pessima forma di proselitismo umano a scopo autoreferenziale, ma mettendo disposizione il proprio pensiero perché possa essere manipolato, studiato, modificato, reso attento a tutto ciò che la comunità umana propone nel suo perenne divenire.

C’è poi tutta una lunga serie di antagonismi cognitivi, di principi contrapposti, di idee e ideali creati apposta per detronizzare il nemico, per voler dimostrare che un pensiero sia migliore di un altro, senza però mai arrivare a una conclusione definitiva. Una base filosofica di carattere generale accompagna il genere umano, anche quando tende a qualificarsi sulla base di un riconoscimento di natura individuale.

Nell’individuo c’è pur sempre una base di universale, qualcosa che riguarda tutti e che implica una conoscenza accompagnata da collaborazioni e coordinamenti, da una spinta generazionale, che sappia lavorare con ingegnosa intelligenza sui dati acquisiti e su quelli da produrre.

Oggi il tema di una nuova filosofia della vita appassiona chiunque, chiunque ha a cuore la sorte dell’umanità, salvaguardandone la straordinaria bellezza. Che cosa propone l’umanità per il dopo coronavirus? Quale società? Quale mondo? Quali valori? Quale concezione della natura umana?

Ci troviamo di fronte a riflessioni profonde, che meritano tutta la nostra umanissima disponibilità. Potremo ancora parlare di sanità tradizionale? Di famiglia nucleare? E quale spazio riservare alla storia delle persone? Come dovremo porci di fronte a quelle verità di natura collettiva che sono state ampiamente coltivate da un eccesso di razionalismo e di positivismo?

Che ne sarà della politica delle piazze e di quella vissuta sull’onda di un urlo prolungato? La religione dovrà anch’essa sottoporsi a una revisione esistenziale, in particolare per quanto concerne quelle modalità di prospettiva che richiedono interventi di riammodernamento e di riposizionamento?

Quali dovranno essere i rapporti all’interno delle società? Quale il ruolo della giustizia e quale quello della legalità? Come si dovrà esercitare il potere perché l’autorità e l’autorevolezza tornino a sventolare sui pennoni istituzionali? Quali dovranno essere i ruoli dello stato e quelli delle ragioni? Sarà ancora possibile mantenere frazionato un potere, quando lo stato richiede decisioni ferme e immediate? Quale dovrà essere il rapporto con l’Europa?

La filosofia ha molto da pensare e molto da fare, i tempi sono maturi per nuove visioni, per sistemi molto più adatti alle necessità della condizione umana, forse è anche arrivato il tempo di mettere un po’ di ordine all’interno delle classi sociali, evitando che la ricchezza spazzi via il diritto alla vita delle persone e soprattutto diventa necessario che l’umanità torni a essere il centro gravitazionale attorno al quale costruire il cambiamento.

 Ritrovare una filosofia del pensiero che alleni la funzionalità razionale non sarà facile, in questi anni il nostro paese ha vissuto una delle pagine più difficili della sua identità, nella maggior parte dei casi infatti la legalità ha lasciato il posto alla prepotenza e all’anarchia, la delinquenza ha esercitato una grossa fetta di potere con la connivenza di poteri che avrebbero dovuto combatterla, si è persa per strada l’identità dei ruoli e soprattutto manca una preparazione adeguata all’esercizio del potere. In molti casi la democrazia viene vissuta alla spicciolata, ognuno la esercita come se si trattasse di una schiava o di una serva, salvo lamentarsene quando si rende conto che una perdita costante di legalità consegna la libertà nelle mani di carnefici che manipolano a proprio uso e consumo.

 Un mondo nuovo si presenta alle porte, ma saremo in grado di dargli il benvenuto con la dovuta sicurezza e con la dovuta convinzione? Saremo capaci di rinunciare al rancore, all’odio, all’orgoglio, all’aggressività, per abbracciare una condizione mentale diversa, fondata sul totale rispetto delle regole che governano la nostra esperienza terrena? Saremo capaci di ritrovare la via che conduce dritta alla coscienza del diritto e a quella del dovere, con la disponibilità di chi si rende conto che la vita è un servizio e che la sua bellezza dipende dal senso di responsabilità di tutti? Le previsioni non sono rosee, non lo sono mai state, ma il cattivo esempio della politica, perpetrato senza esclusione di colpi e con l’arroganza di voler fare il bello e il cattivo tempo alla faccia della volontà popolare, ha creato numerose falle e in particolare ha spento quasi completamente la fiducia dei cittadini nei propri rappresentanti, sempre più accentratori e sempre meno democratici, sempre più affascinati dal risultato personale rispetto al bene collettivo.

 Alla politica spetta un compito fondamentale, quello di affidarsi a una filosofia dal volto umano che non solo la pensa, ma la vive quotidianamente nel pieno rispetto dei principi e dei valori che la rendono sistema ambito in ogni parte del mondo. La politica deve calarsi di nuovo nella polis, il suo luogo natio, dove fin dagli albori ha imparato l’arte di osservare e quella di ascoltare, di capire e di approfondire, di lasciarsi guidare da coloro che realmente la sanno prendere per mano e guidare con spirito fermo, deciso, capace di ampliare e restringere, di rafforzare e di alleggerire, senza lasciarsi sopraffare o condizionare da chi ha fatto della burocrazia un’arte personale per costruire una sicura fonte di reddito.

Nella filosofia, quella buona, non c’è posto per la burocrazia, non c’è posto soprattutto per chi ha abilmente complicato le cose per varie forme di tornaconto personale. È anche su queste cose che il futuro chiede giustizia, è sulla semplificazione e sulla attivazione immediata che la vita s’impone, chiedendo senza riserbi inutili che si sappia difendere ciò che è giusto con la giusta fermezza, rompendo se è il caso tutta quella serie di reticolati e di labirinti che impediscono alla democrazia di realizzarsi, di dichiararsi per quella che realmente è.

 Viviamo in un paese che ha eretto troppi muri, che ha seminato trincee un po’ ovunque, che non sa più guardare più in là del proprio naso e che, soprattutto, non si rende più conto che la libertà va garantita, fatta rispettare, ma anche lasciata fare, non si può immaginare un futuro dove diventa difficile persino vivere senza essere spiati o peggio ancora messi sistematicamente sotto osservazione.

La filosofia della libertà è fondamentale per uscire dalle ristrettezze economiche e mentali, per riprendere a coltivare senza l’assillo di qualcuno che ti impedisca sistematicamente di sentirti moralmente libero a casa tua. Forse non basta più parlare, è arrivato il momento dei fatti e delle verifiche, di mettere in pratica quei principi e quei valori sui quali abbiamo costruito la nostra storia e il nostro benessere.

Trovare una giusta intermediazione tra poesia e filosofia, tra idealismo e razionalismo, tra spirito e materia, riunendo al massimo le proprie energie può essere una buona strada per ricomporre una realtà diventata preda di chi, con assurdi accorgimenti, tenta di appropriarsi di un paese non solo bellissimo sul piano della bellezza materiale, ma soprattutto abitato da persone che hanno ricevuto in dono un’intelligenza superiore, capace di offrire il meglio di sé in ogni campo del sapere e in quello della produzione, un paese unico al mondo, ma che ha assolutamente bisogno di alcuni ritocchi, fondamentale sul piano della sicurezza e della legalità, per poter continuare a essere quello per cui è nato: un faro di luce nel mondo.

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