Il nostro futuro? Quello di essere sempre più “dronizzati”, neologismo orrendo ma che dà l’idea di come i quadricotteri, nati forse più per divertimento e come alternativa all’aeromodellismo, siano destinati ad avere una parte rilevante nelle nostre esistenze.
Sappiamo che lo scorso giugno Amazon ha presentato e sperimentato il modello di drone con il quale conta di effettuare recapiti a domicilio nell’ambito del servizio «Prime». Ma intanto Singapore, come riporta il sito Spacewar, è già passata dalle promesse ai fatti. Nei giorni scorsi un drone esacottero ha consegnato due chili di vitamine su una nave della Eastern Pacific Shipping ancorata in rada: al velivolo sono occorsi sette minuti per percorrere i 2,7 km dalla base operativa della F-drones. Consegnare in questo modo è particolarmente utile in questo periodo di emergenza sanitaria: «Al di là dell’essere efficienti – ha commentato Nicolas Ang, direttore generale della società – i droni possono ridurre quei contatti tra esseri umani non indispensabili in un momento in cui lottiamo contro il Covid-19».
In realtà non è solo un modo per affrontare un periodo tanto complicato. È allo stesso tempo una strategia di lungo periodo: il drone rappresenta infatti una tecnologia avanzata e nel caso della città-stato orientale può aiutare a combattere una certa carenza di manodopera, dato che la popolazione attuale di Singapore è di 5,7 milioni di persone. Per non parlare dei costi: questi servizi nell’area portuale erano fin qui assicurati da battelli o da elicotteri, ma il ricorso a mezzi unmanned, ovvero senza pilota, garantisce un risparmio addirittura dell’80 per cento. L’unico problema può essere rappresentato dalla necessità di fare le cose per bene in relazione agli spazi aerei: le autorità dell’aviazione civile, di concerto con l’operatore già presente e con quelli potenziali, stanno affinando i protocolli operativi.
Intanto la F-drones lavora a qualcosa di più ambizioso: mettere in linea entro il 2021 – e in questo caso la pandemia in corso non è un ostacolo, ma piuttosto uno sprone – modelli in grado di trasportare 100 chili di materiale ad almeno 100 chilometri di distanza, per poter così servire navi al largo e piattaforme offshore. Il futuro insomma è tracciato e ormai avviato. Su vari fronti: in Australia due società, Alauda e Airspeeder, stanno preparandosi, entro l’anno, a dare il via alle prime gare tra maxi-droni con pilota a bordo.
Da Corriere.it
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