(O) Stiamo scrivendo di una nuova fase della storia italiana, europea e forse mondiale proprio in un giorno simbolico, il 5 maggio (i lettori leggeranno il 9). Un caso, che però fa una certa impressione … Mi colpisce sempre pensare che il cristiano Manzoni, il poeta di Lucia e di fra’ Cristoforo fosse stato affascinato anche da Napoleone.
(S) L’unico 5 maggio che ricordano i miei amici riguarda uno scudetto tra Juve e Inter, cosa che mi suggerisce che l’unica vera preoccupazione di metà italiani maschi sia l’assegnazione dello scudetto. Di certo non sarebbe giusto bloccare tutto adesso e nemmeno rifarsi alla posizione di metà campionato. O si finisce, in un modo o nell’altro, o si annulla tutto. Potrei accettare solo la promozione in A dello straordinario Benevento, ma non per fare piacere a Mastella.
(C) Di questo argomento preferisco tacere, il Milan di quest’anno è stato peggio di un virus. Quanto a personaggi della statura di Napoleone, oggi non se ne vedono affatto. Forse non ne abbiamo nemmeno bisogno o avremmo bisogno del suo contrario, di un personaggio che unifichi l’Europa invece di tentare di sottometterla. Ma perché le nazioni europee cantino in un coro e non con la voce di opposti nazionalismi occorre una musica nuova, un’idea unificante.
(O) Vi sembrerà un paradosso, ma la persona che più si sta impegnando a cercare soluzioni unificanti per l’Europa è un Inglese, nemmeno sulla cresta dell’onda: Tony Blair.
(C) La cosa mi era sfuggita, se non per un particolare attivismo nel suggerire momenti di dialogo interreligioso, in particolare con le comunità islamiche britanniche.
(O) Parlando con un amico italiano suggeriva una ricetta molto semplice, a fronte di problemi giganteschi: “Per l’Unione, probabilmente il minore dei mali sarebbe monetizzare il debito con un periodo più o meno lungo di inflazione sostenuta. Mi ha detto che se fosse ancora in campo, sarebbe la soluzione che sosterrebbe. Però dice anche che siccome monetizzazione coincide con mutualizzazione del debito, bisogna fare in modo che i paesi virtuosi si sentano rassicurati e “compensati”, attraverso delle riforme per fare pulizia dei sistemi finanziari dei paesi del Sud Europa. Per essere sicuri che questi non ne approfittino per poi ricominciare a fare quello che facevano prima. Quindi riforme in cambio di inflazione per abbattere il debito pubblico. Da vedere in cosa consisteranno queste riforme per un paese come l’Italia”.
(S) Le riforme sono indispensabili comunque; ma temo che quelle che farebbe un governo a guida pentastellata non sarebbero quelle giuste. E sarebbe comunque divisive, fortemente avversate dal centrodestra, mentre ci occorrerebbero riforme, anche costituzionali, condivise.
(C) Chiedo scusa se do l’impressione di atteggiarmi ad economista. Che non sono. Ma la mia esperienza politica risale ad un periodo di forte inflazione della lira, che insieme ad una insufficiente produttività industriale e all’aumento del costo del petrolio ci metteva in crisi come paese manifatturiero costringendoci a ricorrenti svalutazioni della lira per mantenere la competitività degli scambi commerciali. Ovviamente l’inflazione galoppava. Cionondimeno furono gli anni della crescita esponenziale del debito pubblico: infatti per finanziarlo si pagavano interessi altissimi, in linea appunto con l’inflazione, anzi spesso superiori.
L’inflazione non fa decrescere il rapporto debito/PIL, ma lo fa salire. In Italia, tra il 1980 e il 1994
è più che raddoppiato. Aggiungo che oggi, a causa del basso prezzo del petrolio ma anche di altri fattori, è già molto difficile evitare la deflazione. Deflazione ovviamente significa che perdono valore le ‘cose’ possedute, in rapporto al denaro. Danè fa danè, piocc fa piocc, dicono i nostri vecchi. Tradotto: denaro fa denaro, pidocchi (debiti) fanno pidocchi. Quindi è logico che chi è in posizione di forza, tenda a mantenerla, che si tratti di nazioni, di finanziarie, di multinazionali. Ma l’Italia non è così debole, come temono le agenzie di rating e i ministri delle finanze del nord-Europa. Infatti non si deve guardare solo al debito pubblico in rapporto al PIL, ma pure al debito privato, cioè delle famiglie e delle imprese. E qui, non tutti lo sanno, siamo in posizione migliore di molti dei nostri censori europei. Per esempio, quanto a debito delle famiglie/PIL noi siamo (Dic.2018) al 40%, mentre l’Olanda che tanto ci disprezza è al 102%; quanto a debito delle imprese/PIL, noi al 70%, l’Olanda al 172%. Questo vuol dire che abbiamo ancora risorse interne cui attingere per rilanciare l’economia ma non dobbiamo sognare di ritornare alla vecchia ricetta del 1975/92.
(O) Guardo sempre con ottimismo al futuro. Quale errore del passato non dobbiamo ripetere?
(C) Il circolo vizioso inflazione /svalutazione/ inflazione. Ma l’Euro è nato per fare il contrario. L’Italia sosteneva le esportazioni, allora con bilancia commerciale in passivo causa bolletta energetica, con la svalutazione, cui seguiva inflazione, corretta per i lavoratori dalla scala mobile, per i commercianti e per gli industriali dalla rivalutazione delle scorte, per le rendite dalla rivalutazione degli immobili e dai tassi del debito pubblico, pari o superiori all’inflazione. Tutte cose che UE nemmeno nei peggiori incubi riesce ad immaginare. Certo, un po’ d’inflazione farebbe comodo a tutti, ma quella sufficiente a erodere il debito pubblico (a danno dei risparmiatori che l’hanno acquistato!!), alzerebbe i prezzi del mercato interno e finirebbe per richiedere svalutazione della moneta per ritrovare competitività con America, Cina e India e altri Brics in campo manifatturiero, mentre la finanza, che ambisce a comperare aziende all’estero per comperare mercati, verrebbe penalizzata dalla svalutazione. In ogni caso l’Italia sarebbe poco aiutata da un ciclo simile, esteso a tutta Europa, visto il ruolo di subfornitori della Germania nel ramo auto e macchine utensili: il ciclo esteso a tutta Europa non ci porterebbe vantaggi competitivi.
(S) Pur sperando di avere non dico aiuti, ma minori penalizzazioni da UE, qualcosa dobbiamo fare da soli e lo diciamo da anni senza fare nulla; il governo attuale vorrà fare investimenti o preferirà continuare a distribuire soldi a pioggia?
(C) Butto là una ricetta semplice, non completa: 1) la pubblica amministrazione paga subito i debiti alle imprese, crea liquidità senza aumentare il debito complessivo- 2) Sveltisce la burocrazia 3) Sveltisce i processi civili (remora agli investimenti stranieri) magari trasferendo un po’ di impiegati dalle Entrate alla Giustizia (i giudici sono anche troppi) 4) Riduce il cuneo fiscale. Tutto questo per il fattore attrattività, per il fattore competitività servono due interventi, oltre a quello sul cuneo: 1) insistere sugli investimenti continuando con gli ammortamenti preferenziali 2) aumentare la produttività pro capite attraverso la concertazione con sindacati che devono tornare urgentemente ad essere un soggetto politico responsabile.
In parallelo, per migliorare la qualità della vita senza aumentare le spese correnti dello Stato: eliminare i trasferimenti monetari tipo RDC e aumentare i servizi alla persona ricorrendo al terzo settore, alla sussidiarietà e alle scuole paritarie, non ampliando le strutture e i dipendenti pubblici.
Gestione del debito pubblico: l’eccesso d’indebitamento senza gli impossibili eurobond alza il costo del debito pubblico italiano, invece bisogna far tornare il risparmiatore italiano a investire nel debito pubblico, magari con strumenti innovativi, esempio bond garantiti da beni reali e non solo dalla promessa dello Stato di mantenere fede ai propri impegni. È anche logico dotarsi di uno strumento pubblico come la FinanzAgentur tedesca, cioè una struttura finanziaria statale, dedicata unicamente a questo scopo, che dovrebbe poter agire sul mercato dei titoli di stato per equilibrarlo, facendo da contrappeso alla finanza speculativa.
(S) È un po’ il libro dei sogni? Sicuramente, se continueremo ad avere governi che pensano di stare in piedi ‘risarcendo’ i propri elettori. Se una famiglia deve sostenere spese eccezionali per una malattia è giusto che si indebiti, ma sicuramente pensa anche a come risparmiare sulle spese superflue, a ritornare a lavorare e guadagnare, ad evitare una nuova malattia. Italia ed Europa avranno questa capacità?
(O) L’Europa ha dato qualche segnale positivo, ora tocca a noi. Continuo a pensare che in occasione di grandi catastrofi, come i terremoti del Friuli e dell’Irpinia, non solo ci si è risollevati, ma si sono trovate le energie per un miglioramento. Non mi sembra che all’Aquila e ad Amatrice, salvo eccezioni locali, ci si sia mossi con la stessa capacità. Questa potrebbe essere l’occasione di un riscatto, anche approfittando della minor incidenza che ha avuto il contagio nelle aree appenniniche. Se l’anticorpo che ci manca è la fiducia, dobbiamo cominciare da noi stessi, senza sognare un Napoleone ‘buono’, né francese, né tedesco.
(O) Onirio Desti (S) Sebastiano Conformi (C) Costante
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